Oltre mille
per l’addio a don Silvano
Commozione anche per molti ex
parrocchiani di Gradisca, Staranzano e Grado
DOLEGNA. Una folla di
oltre mille persone ha voluto stare accanto a don Silvano Pozzar
per l’ultima volta, alle sue esequie celebrate ieri mattina
dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Dino De Antoni, nella
chiesa di San Giuseppe di Dolegna, una delle sette chiese della
parrocchia che il sacerdote originario di Fiumicello ha servito
per oltre 21 anni. C’era tutta la comunità dolegnese al funerale,
con gli occhi lustri per il pianto e la commozione nel cuore: il
sindaco Giovanni Crosato, il vice Diego Bernardis, i consiglieri
comunali, le famiglie, i bambini, ma anche gli ex parrocchiani, da
San Valeriano a Gradisca, dove il sacerdote si è fermato per 18
anni di servizio pastorale, Staranzano, Grado.
A testimoniare l’affetto della diocesi di Gorizia, una
quarantina di sacerdoti. «Sarai sempre nei nostri cuori», «Al
prete più buono del mondo»: sono solo alcune delle dediche e firme
apposte sul quaderno all’ingresso della chiesa, un’ora prima che
s’iniziasse il rito funebre, erano 360. Hanno presenziato i
consiglieri regionali Franco Brussa e Maurizio Paselli, i sindaci
di Farra, Maurizio Fabbro, di Gradisca, Franco Tommasini, e di
Prepotto, Gerardo Marcolini. All’arrivo dell’arcivescovo, la
corale degli alpini di Pradamano Monte Nero ha intonato “Signore
delle cime”, nel silenzio della piazza gremita; nel cielo soffuso
di pioviggine si è librato in volo uno stormo di uccelli, quasi
seguendone il ritmo. La corale Fogolar di Corno di Rosazzo invece
ha accompagnato la soprano Ivana Sant durante la messa.
Al termine del rito religioso ha preso la parola la
nipote di don Silvano, Goretta: «Vignaiolo con i vignaioli,
boscaiolo con i boscaioli, cacciatore con i cacciatori, festaiolo
con chi faceva festa, bambino con i bambini, tuo sostegno e vita.
Quando celebravi un battesimo, ti illuminavi, così come piangevi
quando dovevi accompagnare qualcuno al camposanto. Anche se la
malattia ti buttava a terra ti rialzavi e inventavi entusiasta.
Hai sempre amato con un cuore grande perché sapevi che solo amando
si portano le persone alla vigna del Signore».
Il sindaco Crosato ha espresso il cordoglio ai
familiari a nome dell’intera comunità: «Don Silvano ci lascia con
la consapevolezza che ogni scelta della nostra vita vada vissuta
senza paura, come diceva lui stesso. Ha rappresentato per decenni
un punto di riferimento per il sociale, i giovani, le categorie
più deboli. Lo abbiamo amato e ammirato per la forza delle sue
idee, il coraggio, la passione, la capacità di trasmettere valori,
la straordinaria apertura al dialogo e quel suo sguardo carico di
affetto che ci abbracciava prima ancora di proferire parola».
Ilaria Purassanta (Messaggero Veneto, 2/3/2008)
«S’è
trascurato per il prossimo» - Il
vescovo: l’esempio di parroco dedito alla sua gente
DOLEGNA. È stata toccante
l’omelia dell’arcivescovo De Antoni alle esequie di don Silvano,
il parroco dolegnese scomparso a 71 anni mercoledì pomeriggio. In
qualche passaggio più di altri, la voce di monsignor De Antoni ha
vibrato di commozione: «Aveva uno stile inconfondibile. È stato
vicino alla sua gente, restando fedelmente al suo posto di
guardia, umile e grande servitore del popolo cristiano. Così
facendo, però, ha trascurato la sua vita e così anche la sua
salute. Non dando troppa attenzione ai suoi disturbi, li ha
vissuti come se non avessero la gravità che i medici invece
segnalavano. Io stesso sento un po’ di rimorso per non averlo
obbligato in questi ultimi mesi a staccare da Dolegna per un
periodo di cure più regolari in comunità sacerdotale come mi
avevano invitato a fare alcuni parrocchiani a lui più prossimi. Ma
mi chiedo, sarebbe stato facile staccare don Silvano da Dolegna,
dai suoi ritmi quotidiani, dalle famiglie? Questo era il modo di
esprimersi di don Silvano: privarlo di questa presenza e di questi
servizi l’avrebbe certamente mortificato. Amava questo luogo, che
ora voi dovrete amare ancora di più perché sarà affidato alla
vostra responsabilità».
«Avevo fame e mi hai sfamato, avevo sete e mi hai
dissetato, avevo freddo e mi hai dato un vestito»: con le parole
dal Vangelo secondo Matteo il vescovo ha sintetizzato l’opera di
carità cristiana di don Silvano.
«Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore,
fatto di gesti semplici, umili, quotidianamente compiuti e di
risposte essenziali ai bisogni dell’uomo. Don Silvano voleva
semplicemente il bene delle persone concrete. Durante la visita
pastorale gli ho chiesto perché lasciava aperta la porta della
canonica di Mernico. Mi ha risposto che poteva esserci qualcuno
che non avesse dove dormire e mi ha indicato il luogo dove uno
sconosciuto aveva passato diverse notti al pianoterra della
canonica. Avevo fame, avevo sete, ero senza vestito non erano per
lui una bandiera da sventolare, ma gesti da fare e lui li faceva
per un intimo convincimento, che partiva dal fatto che se il
Signore ha dato la vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita
per i fratelli. Don Silvano è stato l’esempio del parroco tipico
della tradizione della Chiesa goriziana, nella fedeltà di un
servizio quotidiano tutto impostato alla carità pastorale, che ha
saputo dare risposta ai bisogni più profondi del cuore umano,
scegliendo non lo scintillio delle mode, ma lavorando in silenzio
e con serietà». (ila.p.)
(Messaggero Veneto, 2/3/08)
RICORDO DA
GRADISCA - a saputo trasmettere valori a
chiunque abbia incontrato
DOLEGNA.
Numerosi i gradiscani ieri a Dolegna per l’ultimo saluto a don
Silvano: 17 anni di servizio sacerdotale a San Valeriano non si
possono dimenticare facilmente e lo si è visto anche durante le
cerimonie per il 40ennale del tempio di via King.
Don Silvano era molto amato a Gradisca. Una
testimonianza arriva da Tiziano Godeas, presidente del Gruppo
fuoristradistico isontino: «Non posso non ricordare il tempo e la
dedizione straordinaria che mi ha trasmesso negli anni giovanili –
ha detto –, quando per dare ai giovani di Gradisca più di
un’opportunità di divertimento e socializzazione organizzava di
tutto e di più. Aveva messo a nostra disposizione la canonica
(quella in legno) per imparare la musica, ci portava in giro per
il Friuli con il suo mitico pulmino a incontrare giovani di altre
comunità, aveva individuato in montagna posti dove soggiornare e
far conoscere la natura. Don Silvano era un vulcano di idee e
proposte: non lesinava qualche lezione per aiutarci negli studi,
gli incontri di calcio erano autentiche opportunità di
divertimento e sano sport. Mi faceva particolarmente piacere
sapere che, dopo la felice parentesi gradiscana, anche nella
comunità di Dolegna era stimatissimo e benvoluto. Non tanti anni
fa, quando mi sono unito in matrimonio in una località al di fuori
della sua parrocchia, ho chiesto e ottenuto che l’unione fosse
celebrata da quel maestro che, al pari delle persone a me più
care, mi aveva accompagnato e aiutato nella crescita. Ora la sua
scomparsa non mi mette tristezza perché i valori che ha trasmesso
con esempio e concretezza fanno parte di me e di tantissime altre
persone che hanno avuto l’immensa fortuna di incontrarlo». (g.p.)
(Messaggero Veneto, 2/3/08) |