I donatori di sangue
in cerca di giovani: «Ecco la ripartenza»
(Alessandra Ceschia -
Messaggero Veneto)
AMPEZZO. Un tappeto azzurro punteggiato di gocce di sangue. A
disegnarlo in cielo per il lungo corteo di uomini, donne e bambini
che hanno sfilato ad Ampezzo è stato il campione del mondo di
deltaplano Suan Selenati. In 1.500 hanno raggiunto Ampezzo in
pullman, auto, moto e perfino in bici, come la delegazione di San
Giorgio di Nogaro e quella di Ragogna.
Il 58° Congresso
provinciale dell’Afds Udine che si è celebrato ieri non era una
festa come le altre, era il raduno della “ripartenza”, perchè dopo
anni difficili con le donazioni in flessione e il mancato ricambio
generazionale, l’esigenza di una staffetta capace di tracciare
strade verso il futuro si è fatta sentire.
Lo ha evidenziato anche
il grande traghettatore, lo storico presidente Renzo Peressoni
cercando di tramandare un’eredità preziosa alle generazioni che
verranno. Di successioni non si è parlato al congresso ieri, per non
intaccare il clima festoso, lo si farà il prossimo mese durante le
riunioni di zona, quando verranno espressi i 16 candidati che il 26
novembre saranno vagliati dalla commissione. In quell’occasione l’Afds
dovrà affrontare la sfida del cambiamento.
«Questa è una regione che
fino a poco tempo fa aveva un trattino tra Friuli e Venezia Giulia,
e c’è qualcuno che ancora lo rivuole» ha affermato la presidente
della Regione, Debora Serracchiani, intervenendo all’assemblea. «È
difficile - ha aggiunto - tornare a fare comunità solidale, come
pure siamo stati e siamo in grado di essere, perché purtroppo ci
siamo fatti prendere dall’individualismo, da piccoli egoismi.
Qualcuno li chiama
campanili. Io mi auguro e spero che esperienze come quella dei
donatori friulani di sangue ci facciano capire che non si torna
indietro. La crisi ci costringe ad accettare la sfida del
cambiamento e dovrebbe farci capire che se ci mettiamo insieme
riusciamo ad affrontare le prove più difficili».
E delle prove difficili i
donatori hanno dimostrato di non aver paura. Non a caso ieri si sono
presentati con 180 labari marciando dietro al Corpo bandistico Val
di Gorto in onore dei 2.772 donatori premiati. Non a caso, come ha
riferito lo stesso Peressoni, all’appello lanciato per l’emergenza
sangue dopo il terremoto del centro Italia hanno risposto oltre
mille persone in una settimana. Un impeto che i vertici Afds hanno
dovuto frenare per troppa foga.
«Oggi la sfida è quella
di donare ciò che serve, quando serve – ha messo in chiaro Peressoni
– perchè non una goccia di sangue deve essere sprecata e il miglior
modo per far sì che questo accada è attraverso la donazione
programmata. Ci sono voluti dieci anni per arrivare a una
convenzione che definisse bisogni, obiettivi e termini della
programmazione, eppure – è stato l’affondo di Peressoni – il nostro
sistema informatico ancora non riesce a dialogare con quello delle
strutture sanitarie regionali. Nonostante le riunioni fatte con
Insiel e le rassicurazioni dei tecnici, siamo ancora fermi.
Possibile – ha tuonato il presidente – che nelle altre regioni si
possa prenotare la donazione dal telefonino, mentre in Friuli non si
può?».
Annuivano i donatori
benemeriti che Ampezzo ha omaggiato con un abete, il “pec” che un
tempo ombreggiava le soste dei viandanti , inserito nello stemma
comunale, e il “gugjet”, l’omaggio degli innamorati carnici alle
loro fidanzate affinchè non si pungessero lavorando a maglia.
A fornire un quadro
normativo aggiornato, incardinato sulla necessità di dare al sangue
trasfuso requisiti di qualità e sicurezza, è stato infine il
presidente della Fidas Aldo Ozino Calligaris «perchè il gesto con il
quale donate il sangue, che si conserva 45 giorni, rimane per
sempre» ha detto. Infine la voce di palazzo Belgrado espressa
dall’assessore Elisa Asia Battaglia: «La Provincia vi ha sempre
sostenuto e lo farà fino al suo ultimo giorno di esistenza» è stata
la sua promessa, rivolgendosi ai donatori. |