L'indomani del posa della corona d'alloro a Sacrario di Redipuglia
da parte del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano,
e quando i giornali continuano a riempire le pagine con articoli e
foto riguardanti episodi accaduti durante i tragici anni della
Guerra 1915-18 nelle zone aldiquà e aldilà del confine, con questa
pagina voglio onorare mio padre ex Cavaliere di Vittorio Veneto e le migliaia di soldati di
entrambi gli schieramenti che hanno sacrificato la loro
gioventù, ma che il loro sacrificio non è stato sufficiente per far
capire alle
generazioni seguenti quanto siano assurde e insensate le
guerre...
Lo spunto per una vista nei luoghi importanti
riguardanti il conflitto 15-18 è stato anche un messaggio ricevuto
nei giorni scorsi, che mi segnalava un errore in una pagina del
nostro sito:
From:
Damiano De Lazzari To:
aldo@natisone.it Sent: Sunday, November 02,
2008 2:43 PM
Salve. In occasione della ricorrenza della Vittoria nella
Grande Guerrra navigavo su internet per ricercare immagini di
luoghi simbolo dell'evento. Mi sono imbattuto per caso
nel vostro sito digitando su Google immagini "Visinale 1915";
quindi è comparsa la pagina:
http://www.natisone.it/natisone/corno.htm
Scrivo per segnalare un errore da voi riportato sulla suddetta
pagina. Premetto che sono un militare appartenente alla
Guardia di Finanza che si interessa anche di storia
militare... La stele di Visinale è stata posata non per
ricordare il primo colpo di fucile della Grande Guerra sparata
AD un finanziere, come da voi riportato, bensì per commemorare
il primo colpo di fucile sparato DA militari italiani (appunto
due Guardie di Finanza). Nei fatti i due militari, alle ore
23.40 del 23 maggio 1915, impedirono ad un gruppo di
guastatori austriaci di minare il vecchio ponte di legno della
dogana; l'indomani, su quel ponte, sarebbero transitati i
fanti della Brigata "RE". Ricordo bene che un giorno,
sfogliando un libro sulla storia della Guardia di Finanza
edito dallo stesso Comando Generale, vidi la fotografia dei
due finanzieri in questione ormai anziani e congedati (non
vittime dunque... ma superstiti) davanti alla stele di
Visinale. Di lì a poco andai personalmente a visitare il
monumento e mi interessai dei fatti in maniera più
approfondita... Spero in un vostro cenno di interessamento e
rimango a disposizione per eventuali vostre richieste di
chiarimento ed approfondimento dei fatti riportati. Vi
prego... Riportate le dovute modifiche al testo perché, per
me, è anche motivo di orgoglio... Distinti saluti F.to De
Lazzari Damiano
Egregio signor
Damiano, La ringrazio per la segnalazione che ho
provveduto a correggere, anche se nel mio subconscio (non
sapendo o sperando che in quel frangente non ci siano state
delle vittime), avrei preferito che "il primo colpo di fucile"
lo avesse sparato l'allora "nemico"... Mandi. |
Documentazione
fotografiche delle località che avevo programmato di visitare sono già presenti nel mio ampio archivio
fotografico digitale, ma in occasione di festeggiamenti per i 90
anni dalla Grande Guerra, speravo che i soggetti da immortalare
fossero un pochino più presentabili, ma non è stato così... e di
questo me ne rammarico...
La prima tappa à stata Visinale del Judrio, dove sorge
la Stele che ricorda "Il primo colpo di fucile". Qui ho voluto fare
le operazioni con la massima calma, per cui estratto da
bagagliaio il mio supporto a rotelle ho attraversato
la provinciale 356 per avvicinarmi al monumento, munito di ben due fotocamere digitali... queste le immagini...
Il cartello informativo posto
nei pressi del Sacello scrive:
Le linee difensive del Regio
Esercito Italiano (1915-1917)
Dopo l’inizio delle ostilità con l’impero austro-ungarico,
l’avanzata delle truppe italiane portò la linea del fronte nel
settore del medio Isonzo sulla sinistra del fiume, da Tolmino
a Gorizia. Il comando supremo italiano nell’inverno 1915-1916
progettò un sistema difensivo, articolato su linee parallele,
che dalle testate delle valli del Torre, del Natisone e dello
Judrio, scendeva fino alla pianura, dove continuava
proteggendo i passaggi sui fiumi. Il territorio di Corno di
Rosazzo era attraversato dalla seconda linea difensiva
principale che scendeva dai monti della valle dello Judrio
terminando col caposaldo del monte San Biagio e delle trincee
avanzate della sesta linea difensiva che da Vencò seguivano la
riva destra del Natisone. Un piccolo monumento a Visinale
ricorda i primi colpi di fucile della Grande Guerra sparati
per impedire la distruzione del ponte stradale in legno. Lo
sfondamento delle linone dell’alto Isonzo a Plezzo e a Tolmino
causò la rotta di Caporetto e costrinse il Regio Esercito
Italiano alla ritirata sulla linea del Piave. Di conseguenza
le linee difensive vennero abbandonate senza essere state mai
presidiate e difese. Oltre alle trincee, durante la Prima
Guerra Mondiale sul territorio friulano sorsero tutte le
strutture necessarie alle esigenze dell’esercito impegnato al
fronte: magazzini, depositi campi d’aviazione, ospedali,
accampamenti per i militari a riposo e per i prigionieri. Il
tempo, le coltivazioni e gli insediamenti dell’uomo hanno
cancellato ormai ogni traccia della Grande Guerra, di cui
sopravvive solo il ricordo. |
La
Stele di Visinale, ricorda il colpo di fucile sparato da un
finanziere, posto a guardia del vecchio ponte di legno della dogana,
contro gli austriaci nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915, che
segnò l’inizio della Prima Guerra Mondiale.
|
Alle 09.50 mi sono incamminato verso le Valli del Natisone per raggiungere Passo
Solarie, e il monumento a Riccardo Di
Giusto,
il primo soldato italiano colpito a morte nella Prima Guerra
Mondiale, ho voluto riprendere anche questo storico luogo (anch'esso
in quel di Corno di Rosazzo), sebbene si riferisca ad altra epoca...
L’antica Osteria
all’Armistizio, ricorda la fine del dominio austriaco. E'
celebre per il piatto, custodito in essa, nel quale la tradizione
popolare vuole che, il 26 luglio 1866, le delegazioni italiana ed
austriaca, impegnate nella stesura dell’Armistizio di Cormons,
abbiano consumato un frugale pasto.
Grazie all'inaspettata giornata di sole che dava risalto ai caldi
colori autunnali, la salita lungo le vallale dei torrenti
Alberoe, Cosizza ed Erbezzo, è stata particolarmente piacevole tanto
che senza accorgermi avevo già "bruciato" i chilometri che il
navigatore satellitare mi aveva preventivato, decidendo di sostare
brevemente per fare qualche fotografia alla cartellonistica stradale
per avere traccia del percorso, strade peraltro che conosco molto
bene.
Ancora una volta la cartellonistica della Provincia di Udine ha
dislocato nei punti più importanti del nostro territorio è risultata
di grande ausilio, anche se le informazioni in qualche caso
avrebbero bisogno di un aggiornamento... operazione peraltro
già iniziata... Peccato che i nuovi cartelli trilingue (italiano,
inglese e friulano), alla fine non accontenti nessuno...
Monte Colovrat -
All’estremo confine orientale delle valli del Natisone si
elevano una serie
di
rilievi orientati in direzione nord-ovest/sud-est, culminanti
verso nord-ovest con il monte Cucco di Luico (quota m 1242
s.l.m), posto in territorio sloveno. Si tratta delle dorsale
del Colovrat che sovrasta di circa 1000 metri la valle
dell’Isonzo ed ospita sul suo versante meridionale fra le
quote di m 700 ed 800 s.l.m gli abitati di Drenchia, Trinco,
Zuodar e Crai. La dorsale, estesa per circa quattro
chilometri, è limitata veso sud-esta dal monte Podclabuz
(quota m 1114 s.l.m), ai piedi del quale è posto il passo
Solarie, comunicazione stradale con la vallata isontina. Il
confine tra Italia a Slovenia passa in corrispondenza delle
cime, secondo una direttrice rettilinea. La facile salita dal
versante italiano consente di raggiungere uno dei punti
panoramici più gratificanti e suggestivi di tutti i rilievi
delle valli del Natisone, per il fatto che la porzione
sommistale dell’intera dorsale è priva di copertura forestale
ed ospita estesi prati e pascoli a molinia. Verso settentrione
lo sguardo è attirato dal massiccio del monte Nero (Krn) che
si eleva per ben m 2275 s.l.m, in direzione ovest si staglia
il Matajur, a sud le vallate boscose degli affluenti del
Natisone e verso est la conca di Tolmino. Accessibilità: da
Crai si sale lungo la strada asfaltata fino al passo Solarie,
da dove si procede per una pista forestale interdetta al
traffico che si snoda lungo tutto il versante meridionale sino
al confine si Stato. |
Alle 10.51 mi trovavo davanti al monumento del primo caduto della
Grande Guerra, illuminato in modo quasi accecante dai raggi del
sole...
Di Giusto,
il primo caduto di una carneficina
(Messaggero Veneto del 4 Novembre 2008)
Da lassù, quando il ciclo è terso, si vede anche il mare. In
questa stagione il paesaggio è spettacolare in quell’angolo
delle valli del Natisone e, grazie ai lavori di recupero
avviati da alcuni anni (anche con finanziamenti comunitari), è
ancora possibile entrare in quelle trincee, in quei
camminamenti che videro le truppe italiane contrapposte agli
austriaci. Lassù, all'ombra del Kolovrat, qualche centinaio di
metri dal Passo Solane, iniziò la triste conta delle vittime
italiane nel primo conflitto mondiale. Accadde nelle prime ore
del 24 maggio 1915. Nessuno - né tra i generali, né tra i
soldati, né tra i politici favorevoli alla guerra nel giro di
pochi mesi, dopo che in maggioranza si erano prima dichiarati
neutralisti per diversi mesi - avrebbe potuto immaginare che
le ostilità si sarebbero concluse solamente quattro anni dopo
e che la guerra l'Italia l'avrebbe vinta con la battaglia di
Vittorio Veneto, oltre cento chilometri dal confine con
l'Impero Austriaco.
La Grande Guerra fu un conflitto molto "friulano". Si
combattè in Friuli dal maggio del 1915 fino all'inizio di
novembre di due anni dopo con la disfatta di Caporetto; il
Friuli fu poi investito in pieno dall'occupazione
austro-tedesca e, soprattutto, il Friuli pagò un prezzo
altissimo in termini di vite umane, sia militari che civili.
Migliaia di morti, il primo fu un ferroviere nato vicino a
Udine il 15 novembre 1895: Riccardo Di Giusto.
Udine l'ha ricordato intitolandogli un quartiere di
periferia. A Drenchia, in sua memoria, non lontano dal Passo
Solarie, un cippo ricorda quel sacrificio, il primo di tanti.
Subito orfano di padre, Di Giusto trovò impiego in
ferrovia fino alla fine del 1914 quando venne chiamato alle
armi negli alpini, un corpo che proprio da quella guerra si
legherà a filo doppio con la storia del Friuli.
All'inizio del 1915 l'esercito italiano cominciò ad
avvicinarsi al confine. L'obiettivo era quello di tenersi
pronti all'entrata in guerra, un conflitto che l'ex alleato
austro-ungarico stava già combattendo da un anno contro le
potenze dell'Intesa al fianco della Germania. A maggio arrivò
quindi il turno della sedicesima compagnia dell'8° Battaglione
Alpini in cui era stato inquadrato il soldato Di Giusto.
Lassù, all'ombra del Kolovrat, tra Clodig e Peternel, da dove
quando il cielo è terso si può vedere anche il mare, il
soldato Di Giusto con i suoi compagni d'armi il 24 maggio 1915
passò il confine inoltrandosi in territorio austro-ungarico.
Poche centinaia di metri e cadde sotto i colpi del nemico. Il
suo corpo fu prima tumulato nel piccolo cimitero del vicino
borgo di San Volfango e poi, nel luglio 1923, traslato a Udine
nel cimitero monumentale.
Un impiegato milanese, Carlo Gallar di Rivolta, dopo
scrupolose e complesse ricerche, riuscì a provare che Di
Giusto fu effettivamente il primo italiano a cadere sotto i
colpi del nemico quel 24 maggio. Lo stesso impiegato indisse
una sottoscrizione pubblica per onorare la memoria
dell'alpino. A Casoni Solarie un cippo ricorda così quei primi
attimi d'una guerra che tutti pensavano breve, ma che invece
continuò per oltre quattro anni fino al 4 novembre di novant'anni
fa «Qui - c'è scritto - gli alpini del Cividale caricate le
armi balzavano incontro alla morte e alla gloria offrendo
sull'are della Patria il primo caduto nella Grande Guerra,
Riccardo Di Giusto 24 maggio 1915». Ed ecco che, novant'anni
dopo la fine della guerra, una visita a quel cippo, su quel
passo da dove, quando il cielo è limpido, e si può vedere
anche il mare, è ancora d'obbligo. (a.s.) |
Dopo un momento di raccoglimento davanti al monumento a Riccardo Di
Giusto, che è posto al centro dello spiazzo terra di nessuno
che separava le due postazioni munite di sbarre (recentemente
smantellate), ho indugiato volgendo lo sguardo (ed una delle mie
digitali) verso ovest in direzione della casermetta italiana e verso
est, scegliendo poi quella direzione per proseguire nel mio
viaggio... volevo raggiungere il Sacrario Militare Italiano di
Caporetto...
Alle 10.57 ho varcato il confine e fatti poche decine di metri mi
sono trovato davanti ad un bivio che a sinistra indicava una strada
che avevo già percorsa molti anni prima e che allora era molto
accidentata. A complicare le cose era il fatto che appena
oltrepassato il confine lo schermo del satellitare era desolatamente nero... Imboccata la strada di destra, poco
dopo mi sono trovato su una carreggiata sterrata ma perfettamente
percorribile e con una segnaletica molto completa. Quando però ho
scoperto che avrei dovuto percorrerla per 10 chilometri, ho cercato
il primo spiazzo disponibile per fare inversione di marcia e tornare
al bivio di partenza per imboccare la strada per Luico. Mi sono
però subito ritrovato davanti ad un nuovo bivio scegliendo di nuovo
di svoltare... Questa volta avevo scelto bene perchè mi sono
trovato a percorrere una nuovissima "panoramica" (nella mappa
indicata approssimativamente in blu) che scendeva dolcemente verso
valle, che offriva panorami incredibili ma che non potevo fermarmi a
fotografare.
Raggiunta la strada segnalata con il numero 102 poco prima della
località di Kamno, mi sono incamminato sulla strada costeggia
l'Isonzo per risalire verso Caporetto, ma avevo perso il senso
dell'orientamento ed avevo l'impressione che i raggi del sole non
arrivassero dalla direzione giusta. Mi sono tranquillizzato solo
dopo aver controllato la direzione delle verdissime acque del
fiume...
Alle 11.34 ero sulla piazza di Caporetto, alla base della salita
verso il colle dove sorge il Sacrario Militare
Il Sacrario di
Caporetto
Il Sacrario di Caporetto (Kobarid)
sorge sul colle Gradic. Vi si accede attraverso una strada ai
margini della quale sono disposte le stazioni della Via
Crucis. La costruzione dell'ossario richiese tre anni,
terminato nel settembre del 1938, fu inaugurato da Mussolini.
I progetti sono dello scultore Giannino Castiglioni e
dell'architetto Giovanni Grappi. Ha forma ottagonale ed è
costituito da tre gradoni concentrici degradanti verso l'alto.
Al culmine si trova la chiesa di S. Antonio consacrata nel
1696. Nell'ossario furono trasportate le salme di 7014 soldati
italiani, noti ed ignoti, caduti durante la prima guerra
mondiale, prelevate dai cimiteri di guerra dei dintorni . I
loro nomi sono incisi in lastre di serpentina verde. Ai
fianchi della scalinata centrale sono disposti i loculi
contenenti i resti di 1748 militi ignoti. |
Sul piazzale del
Sacrario ho incontrato una gentilissima signora,
che mi ha pregato di scattare qualche foto con la sua digitale
e che ha poi posato volentieri per me...
...mancava un quarto a mezzogiorno quando scendevo dal colle...
Poco
dopo, oltrepassando di nuovo il confine al valico di Stupizza
completamente deserto, ho avuto ancora una volta avuto conferma di
quanto assurde siano state tutte le lotte per contendersi queste
martoriate terre, pensando con rabbia e quanti siano stati costretti
a sacrificare la loro vita per spostare avanti e indietro la linea
di un confine, che ora non esiste più...
il servizio è
proseguito nel pomeriggio>>>
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