Viaggio sulle
sponde del Cellina
10
Luglio 2005
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...oltre il Tagliamento,
avvicinamento alle montagne...
E’ stato duro
trovare la forza per alzarmi dal letto e prepararmi ad un lungo viaggio
oltre il Tagliamento, il Meduna ed il Cellina per andare a Messa ad Andreis. Alle 23.00 della sera precedente, ero ancora a Cordovado
(quindi ai confini con la provincia di Venezia), dopo aver assistito al
concerto del “Vôs
del Mont” di Tricesimo, il coro diretto da Marco Maiero. Và ricordato
che dopo aver percorso tutti quei chilometri per il rientro, mi
aspettava il delicato lavoro di trasferimento nel computer del materiale digitale
contenuto
nelle due fotocamere (circa 150 foto + le registrazioni audio), prima
di mettere sotto carica i rispettivi set di batterie. Eppure, prima di
andare a letto (alle 02.30), sono riuscito ad attivare la pagina con
qualche fotografia, dedicata al concerto corale.
...attraversamento del Meduna
dopo Sequals, e del Cellina a Montereale,
prima di infilarsi nel tunnel del Fara e sbucare poco lontano ad Andreis...
Erano le
8.15 quando ho lasciato Leproso, con le condizioni meteo che presagivano
una bella giornata, anche se il cielo era per la maggior parte percorso
da fresche e batuffolate formazioni nuvolose. Oltrepassato il
Tagliamento, è stato istintivo tenere a portata di mano una delle mie
digitali e scattare qualche foto al volo, specialmente mentre mi
avvicinavo alle prime formazioni montagnose dalle quali maestosamente si
staccava il Monte Raut. Sarebbe stata la giornata adatta per fermarmi e
scattare qualche bella foto del Raut, ma non potevo farlo dato che
dovevo arrivare ad Andreis in tempo per registrare le campane. Il
traffico era abbastanza scorrevole ed in poco tempo ho superato Maniago
e Montereale, ritrovandomi per la seconda volta a percorrere il tunnel
del Fara lungo 3964 metri, che passa sotto l’omonimo monte. Non soffro
di claustrofobia, ma l’inquietudine nel percorrere quel lungo budello e
leggere i cartelli che ogni 250 metri ti segnalano quanti ne mancano per
arrivare alla fine, ha avuto un improvviso crescendo al frastuono di una
motocicletta in fase di sorpasso a grande velocità… Finalmente, in
fondo alla galleria si è fatto avanti il chiarore dell’uscita e poco
dopo ho tirato un sospiro di sollievo immergendomi nei raggi di un
tiepido sole. Mancava molto poco per arrivare ad Andreis, tanto è vero
che ad un certo punto ho sentito il suono delle campane che arrivava
dall’alto, ma dovevo fare l’intero tornante prima di arrivare in paese…
...immagini su
e giù per il paese...
Eravamo ormai
oltre le 9.35, alle 9.45 sarebbe iniziata la Messa e le campane
avrebbero suonato a distesa alle 12.00 in punto. Quest’ultima notizia mi
ha tranquillizzato… sarebbe stato seccante fare tutta quella strada
senza portarmi a casa il suono delle campane, mi sono quindi preparato
per entrare in chiesa e studiare l’interno per decidere il piano
d’azione. Senza coro e senza organo non c’erano tante possibilità… mi
sarei quindi accontentato di registrare qualche canto eseguito
dall’assemblea e di scattare qualche foto durante la cerimonia, contento
di avere ottenuto la piena disponibilità del parroco mons. Angelo
Santaroassa. Tutto
è andato come previsto, tanto che alla fine della Messa il parroco ha
informato l’Assemblea del motivo della mia presenza, ricevendo i
ringraziamenti per il mio lavoro. Mentre raccoglievo i miei strumenti,
sentivo un signore bisbigliare al Plevan, che temeva che io fossi… l’Unabomber…!
Verso le
10.30 ero di nuovo sulla piazza per scattare qualche foto, ma visto che
mancava un’ora e mezza alle dodici, sono salito in macchina in cerca di
qualche inquadratura particolare del paesaggio circostante, infilandomi
in uno strettissimo viottolo che porta verso il cimitero e fermandomi a
metà strada perché il paesaggio era davvero stupendo. Era un peccato non
riprendere quel camposanto con al centro una graziosa chiesetta, su un
primo piano di verdi vallate ed uno sfondo di alte montagne con le cime
immerse nelle nuvole. Mentre scattavo alcune foto in diverse
direzioni, un’anziana coppietta mi veniva incontro per ritornare in
paese, rispondendo cortesemente al mio saluto, soffermandosi a decantare
la bellezza delle montagne che stavo fotografando. Non ho chiesto i loro
nomi, ma ho saputo che la signora è nata ad Andreis ed entrambe hanno
vissuto per molti anni negli Stati Uniti ed in Francia. Avvicinandomi
all’ingresso del cimitero, non ho resistito alla tentazione di entrare
per qualche passo, per fotografare la graziosa chiesetta notando
l’ordine e la pulizia all’interno di quel Luogo Sacro.
Dopo dieci
minuti mi trovavo seduto sotto uno degli ombrelloni davanti alla
trattoria “Al vecjo fôr”,
bevendo un cappuccino in attesa del mezzogiorno, quando una serie di
nubi basse ha cominciato a rilasciare qualche gocciolina di pioggia,
fatto che ritenevo di breve durata, ma l’esperienza della padrona del
locale ha indotto a ritirare tutti i cuscini che coprivano le sedie
metalliche esterne. Aveva ragione lei, ma data l’esiguità del fenomeno,
io ho resistito sotto l’ombrellone anche durante e dopo avere consumato
un’abbondante panino al salame ed un buon bicchiere di rosso. Dopo i
rintocchi delle 12 ore, finalmente le campane si sono sciolte in un
allegro concerto a tre…
...alcuni attimi di incertezza,
prima di decidere la strada per il ritorno...
Mentre la
leggera pioggerellina continuava ad impregnare l’atmosfera, sono
risalito in macchina per incamminarmi verso casa, quando all’uscita del
paese una serie di cartelli ha attirato la mia curiosità… Essi
indicavano Poffabro e Frisanco (località che conoscevo), ma non avevo
dato molta importanza ad uno che indicava “Forcella di Pala Barzana”. Ho
pensato che per il ritorno è preferibile fare una strada nuova… ed è
stata una buona scelta, perchè il paesaggio che si presentava ad ogni
tornante era a dir poco fantastico, anche se sporgere la reflex digitale
oltre il finestrino non era consigliabile, oltretutto le goccioline di
pioggia sull'obbiettivo potevano deturpare l'immagine. Ciononostante,
sono riuscito a cogliere delle immagini veramente uniche della località
di Bosplans, rese più vere dalle precarie condizioni meteo. Non mi ero
reso conto che stavo viaggiando praticamente ai piedi del famoso Monte
Raut...
...attraversamento di Bosplans,
viaggiando alle pendici del Raut...
Quando finalmente sono arrivato sul piazzale di Forcella di Pala Barzana, ho avuto la sorpresa di trovare un numeroso gruppo di persone
impegnate a delle griglie piazzate sotto un grande gazebo ed uno più
numeroso al coperto di una lunga baracca di legno, che seguivano la
celebrazione di una Messa. Senza pensarci troppo, ho caricato il Minidisck nel borsello accanto alla mia inseparabile Olympus
ed ho raggiunto l'improvvisata cappella predisponendo opportunamente i
miei aggeggi...
... la sorpresa a Forcella di
Pala Barzana...
La celebrazione era arrivata alla Comunione e dopo due canti finali di
un coro improvvisato, la Messa è terminata e la gente ha cominciato a
prendere posto nelle lunghe tavolate per il pranzo. Ho gentilmente
rifiutato di sedermi insieme a loro, ma ho accettato volentieri un
bicchiere di vino appena stillato da una delle damigiane appoggiate su
un banco. Dopo aver scattata qualche foto alla lunga tavolata, ha
salutato tutti, promettendo al direttore del coro di mettere in rete
solo la parte del brano meglio riuscito, dato che ai pochi elementi del
coro ufficiale, si erano aggregati anche tanti altri amici e
simpatizzanti provenienti dalla cittadina di Maniago.
...la Messa, il canto finale e...
tutti a tavola in allegria...
Con la pioggerellina in crescente intensità, ho raggiunto la mia vettura
scattando altre foto in direzione degli escursionisti e riprendendo la
strada questa volta in discesa, attraversando Pian delle Merie, Frisanco
e Poffabro, continuando a cogliere nell'obbiettivo gli scenari di quelle
incantevoli contrade. Allontanandomi dalla pedemontana con il
tergicristallo in costante attività, non ho creduto sia il caso di
cercare particolari inquadrature verso il Raut, preferendo rientrare al
più presto a casa perchè mi sentivo veramente stanco.
Appoggiato il mio borsone con le apparecchiature in terra e dopo aver
bevuto un grosso bicchiere di latte fresco (insieme a Briciola...), mi sono messo in libertà buttandomi sul mio lettone con
la ferma determinazione di non muovermi da casa per il resto della giornata.
Poco dopo le 19, una persona mi ha chiamato riferendomi che
senza la mia presenza nel primo banco, la chiesa dell'Abbazia di Rosazzo
sembrava vuota...!
Sia vero o sia non vero conta poco... l'importante è
non essere dimenticati...!
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