Buona
Pasqua!
Cormòns 27 Marzo
2005
Scrivere una pagina di appunti su un viaggio a Cormòns, distante un tiro
di schioppo da Leproso, non avrebbe nessun senso se un angolo di quella
cittadina non fosse legato a vecchi ricordi. Questa premessa permetterà
ai lettori dei miei modesti scritti, stufi ed arcistufi di leggere le
mie lagne, di voltare pagina o cambiare sito.
Sapevo che la Messa Solenne nel Duomo di Cormòns sarebbe iniziata alle
11, ma due ore prima avevo già parcheggiata la Clio a fianco della
scalinata che porta sul sagrato, fermandomi a scattare le prime foto
mentre gli ultimi ritardatari salivano in fretta le rampe per assistere
alla cerimonia delle 9.30. Rimasto solo, anch’io sono salito lentamente
lungo la scalinata di
pietra, sorprendendomi di essere giunto fino in cima senza dover fare
tappe intermedie. Dopo una serie di ampi respiri per riprendere fiato mi
sono posizionato sul lato destro del sagrato, in modo da avere il
campanile bene in vista per poter effettuare una buona registrazione
delle campane.
Comodamente appoggiato al muretto, potevo spaziare sulla piazzetta
sottostante circondata dai vecchi palazzi e per la prima volta mi sono
accorto del fascino che aveva quel vecchio borgo dalle forme
perfettamente conservate nel tempo. Da quella posizione potevo vedere
anche la finestra di una costruzione ai piedi della scalinata di
sinistra, dalla quale per parecchi
mesi
ho osservato la gente passare per la via ed i bambini giocare e
rincorrersi su e giù per le scalinate, senza mai trovare il coraggio di
uscire per prendermi una boccata d’aria. Ad accrescere l'angoscia dei
miei pensieri hanno contribuito i rintocchi dell'orologio, che per tanto
tempo hanno scandito ore di tristezza e disperazione.
Avevo 18 anni quando agl’inizi del 1955 lavoravo nella sartoria di mio
fratello Sergio, ed ogni mattina percorrevo a piedi il tragitto che
dalla stazione ferroviaria portava alla piccola bottega vicino al Duomo
e rifacendo lo stesso percorso nel senso contrario alla sera… In quel
periodo, con tutta la famiglia abitavo in Via Caterina Percoto a San
Giovanni al Natisone, ed almeno qui avevo il vantaggio di essere nei
pressi della stazione ferroviaria. Sebbene fossero trascorsi 50 anni ed
abbia sempre cercato di rimuovere dalla memoria quel brutto periodo,
guardando quella finestra mi è ritornato in mente il calvario di quando
ero costretto a percorrere a piedi quel lungo tragitto al centro della
cittadina, con la sensazione che tutti sguardi delle persone fossero
puntati su di me. Ero così fortemente condizionato dai problemi legati
al mio aspetto fisico, che non uscivo mai da casa senza "la protezione"
di una giacca, anche durante la stagione estiva. Un senso d’angoscia mi
attanagliava il cuore
pensando agli anni della mia gioventù così dolorosamente
vissuti e sprecati.
Provvidenzialmente, il "link" con l’incubo del mio passato
si è improvvisamente interrotto, quando la mia attenzione si è
concentrata su un signore che stava parcheggiando la sua auto
vicinissima alla mia, che dall’aspetto e dagli oggetti che stava
estraendo dalla vettura stimavo trattarsi del sagrestano o quantomeno un
animatore parrocchiale, la persona adatta a darmi le informazioni che
cercavo. Molto gentilmente il signore mi ha assicurato che le
campane si sarebbero sciolte alle 10.45 in punto. Più tardi, all’interno
della chiesa ho dato una tiratina d’orecchi al supposto "sagrestano",
perché le campane hanno suonato un quarto d’ora prima, disguido che mi
ha fatto perdere i primi rintocchi della scampanata… Ho approfittato
dell’occasione per chiedergli informazioni sullo svolgimento della
Messa, domandandogli se per caso "il plevan" fosse uno di quei
preti severi, che non sopportano lampi di flash durante la cerimonia.
Informato velocemente sul mio curriculum, il signore si è detto convinto
che la mia esperienza era già una garanzia e di agire nei migliore dei
modi. Potete immaginare la mia sorpresa quando, all’inizio della Messa
ho scoperto che il mio interlocutore era proprio… "il plevan" !
ESTRATTO AUDIO>>>
Ho assistito alla Celebrazione Eucaristica in un Duomo stracolmo di
fedeli, animata da un coro con un repertorio molto coinvolgente e da un
organista che pigiava sui pedali a tutta manetta… Insomma una bellissima
Messa di Pasqua con un finale dal profondo significato religioso ed
umano… la distribuzione del Pane, da consumarsi all’inizio del pranzo
pasquale, all’interno della propria famiglia. Sebbene io non avessi una
famiglia, mi sono fatto consegnare due pani, uno dei quali (nella foto)
me lo sono portato a casa.
Dopo
la cerimonia ho sostato a lungo appoggiato al muretto al limite del
sagrato mentre la gente si allontanava in fretta in varie direzioni, ed
il rumore dei pesanti catenacci bloccava dall’interno i tre portali
dell’antico Tempio di San Adalberto. Durante
i dieci minuti di sosta prima di ridiscendere quella scalinata, non mi
sono lasciato andare ai vecchi ricordi, ma meditavo sulla situazione che
sto attualmente vivendo, che mi vede giorno dopo giorno testimone di
eventi che si rinnovano nel tempo e mantengono vive le tradizioni delle
genti in questi angoli di Friuli carichi di storia. Dalla
simpatia nei miei confronti che riesco a percepire nelle persone che
incontro, e dal calore che ricevo durante lo scambio del segno di
pace, capisco che il mio lavoro è apprezzato e questo mi da la
forza per superare le difficoltà che incontro giorno dopo giorno.
Sulla strada del ritorno ho avuto modo di condividere uno dei "Pani" con
Nicoletta, una carissima amica che mi è sempre stata vicina nei momenti
più difficili ed è un importante input per il prosieguo del mio lavoro.
Escludendo la breve parentesi di tristi ricordi, posso dire di aver vissuto una
buona Pasqua 2005.
Buona
Pasqua a tutti...!
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