Cormòns, 27 Marzo
2005
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CAP: 34071 -
Altitudine (s.l.m.): m. 56
Abitanti: 7.500 - Superficie: Kmq. 34,67 |
Le origini di Cormons risalgono ad
epoche remote sicuramente precedenti all'arrivo dei Romani. Importante
centro sin dall'epoca longobarda, prima, e carolingia, poi, entrò a far
parte, a partire dal XIII secolo, dei possedimenti della Contea di
Gorizia. Agli inizi del 1500 il territorio cormonese passò sotto il
dominio degli Asburgo che governarono sino al termine della prima guerra
mondiale. Tra il 1866 e il 1918 divenne posto di frontiera tra il regno
d'Italia e l'impero austro-ungarico. Tradizioni, usi e costumi della
cittadina rimangono ancora oggi legati alla storia e alla cultura
austriaca: si ricordano a tal proposito i festeggiamenti per il
genetliaco di Kaiser Franz, l'imperatore Francesco Giuseppe (1830-1916),
organizzati ogni anno la terza settimana di agosto nella località di
Giassico.
Panorama su Cormòns visto
dal Monte Quarin
L'interno del Duomo di San
Adalberto, finemente addobbata con fiori e composizioni dal profondo
significato simbolico. Sulla scalinata del presbiterio erano esposti
vasi contenenti freschi germogli con spighe mature di frumento, e cesti stracolmi
di piccoli pani avvolti in un sacchetto trasparente...
CANTI
Alla fine delle Messa, i pani
benedetti sono stati distribuiti ai fedeli,
mentre il Coro Parrocchiale intonava il canto finale...
VEDERE
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Principali monumenti e opere d'arte
Città di origine preromana, particolarmente ricca di storia, Cormons
vive nelle sue pietre, nelle sue case, nelle sue chiese la duplice anima
ad un tempo friulana ed austriaca. Nell'impianto urbanistico, infatti,
evidenti i segni della lunga sua appartenenza all'Austria, mentre nelle
opere d'arte traspare un'indiscutibile cultura friulana.
Al Duomo di S. Adalberto, ricostruito tra il 1736 ed il
1770 nel cuore della "centa" medioevale, si accede da una scenografica
scalinata che accentua il ritmo ascensionale dell'edificio. La facciata,
tripartita da quattro robuste lesene che nascono da un alto zoccolo di
pietra, il timpano appesantito da modanature fortemente aggettanti, il
massiccio portale centrale, dànno all'insieme un vivo senso di forza.
Autori ne furono i capomastri Michele e Saverio Bon, con la
collaborazione dei capomastri cormonesi Amadio Cibeu, Eugenio Ferrarin e
Vincenzo Zorzut. Non è escluso che il massiccio portone centrale con
coronamento a cappello di prete sia dovuto all'architetto Carlo
Corbellini. Lo scultore carrarese Gerolamo Fiaschi eseguì le statue
della Madonna della Cintura e dei Ss. Adalberto e Filippo Neri poste
nelle tre nicchie della facciata.
All'interno, ad unico vano, mosso dalle sei nicchie per gli altari
laterali, dalle lesene, dalla zona presbiteriale, pregevole è l'altare
maggiore in marmo, settecentesco (o forse eseguito agli inizi
dell'Ottocento su precedente disegno) con le due statue -gradevoli ma
convenzionali - dei Ss. Adalberto e Giacomo.
Gli altri altari sono tutti ottocenteschi, databili tra il 1803 (altare
di S. Filippo) ed il 1891 (altare del S. Cuore). Il tabernacolo posto
sull'altare di S. Giuseppe, probabilmente recuperato dal vecchio duomo
abbattuto nel 1735, è opera vicina ai modi degli scultori goriziani
Lazzarini o Pacassi. Per quanto riguarda le pitture, quelle di maggior
prestigio sono dovute al goriziano Giuseppe Tominz (1790-1866) e
rappresentano S. Antonio abate e S. Valentino (nell'altare di S.
Filippo) e la Trinità che incorona la Vergine (nell'altare della
Trinità); sul secondo altare di sinistra, apprezzabile una Natività
della fine del XVII secolo. La scena di S. Adalberto circondato dai
Prussiani nel soffitto risale al secolo XIX (Bianchini?); le decorazioni
della chiesa furono eseguite nel 1882 dall'udinese Giuseppe Comuzzi; l'altarolo
della Pietà (ora custodia per gli oli sacri) nel presbiterio, è stato
scolpito intorno al 1540 dal lapicida Carlo da Carona.
In sagrestia, un dipinto cinquecentesco recentemente restaurato, opera
del cividalese Girolamo Ridolfi (S. Giovanni Battista tra due Santi,
1551), proveniente dalla chiesa di S. Giovanni, un S. Luigi dell'abate
friulano Antonio Facci (1770, proveniente dalla chiesa di Rosa Mistica);
una deliziosa Madonna con Bambino proveniente dalla chiesa del SS.
Crocifisso della Subida, scultura lignea dipinta e dorata della prima
metà del XV secolo dovuta ad uno scultore di formazione austriaca; una
pregevole Madonna in trono con Bambino in piedi sulle ginocchia, ultimo
resto di un'ancona che Domenico da Tolmezzo aveva intagliato nel 1479
per la chiesa di S. Maria.
Il recente restauro, togliendo i molti strati di colore posticcio che ne
alteravano la lettura, ha ridato dignità all'opera, che ripete soggetti
già trattati dall'artista a Buja, Zuglio e Dilignidis.
In piazza Libertà, dove è stato ricollocato il
monumento bronzeo a Massimiliano I d'Asburgo eseguito dal viennese
Edmund Hofman nel 1903, sorge il Santuario di Rosa Mistica (o chiesa di
S. Caterina), progettato dal bresciano Carlo Corbellini, costruito tra
il 1776 ed il 1778 benedetto il 30 aprile 1779. Articolazioni vigorose,
robusto plasticismo, effetti chiaroscurali dominano la facciata,
terminante con un lunettone affiancato da due torrioni con cupolino
cipolla.
Nel Convento di S. Leopoldo, già dei Domenicani, stalli
lignei intagliati ed intarsiati con notevole eleganza (secolo XVIII) ed
una serie di dipinti databili al 1745-50, raffiguranti Santi Domenicani,
dell'udinese Francesco Pavona (1698 ca.-1777), ritrattista di fama,
legato ai modi di Rosalba Carriera.
La secentesca Chiesa della Beata Vergine del Soccorso,
sulle falde del Monte Quarin, domina la pianura. La sua semplice
struttura ( fu fondata nel 1636 dal Barone Luca del Mestri) è fedele al
manierismo imperante nelle zone venete.
All'interno, un altare ligneo, intagliato e dorato, dell'inizio del
Seicento, generalmente assegnato a maestro friulano (G. A. Agostini) ma
probabilmente - invece - di scuola slovena. È stato recentemente privato
delle statue lignee che lo adornavano.
Un dipinto cinquecentesco di Francesco da Santacroce (Madonna con
Bambino e S. Giovannino) è stato portato qualche tempo fa nel Palazzo
Arcivescovile di Gorizia.
Altre chiese di Cormons sono di piccola dimensione: il
SS. Crocifisso della Subida, la più caratteristica, con il suo
portichetto ed il campanile a vela; S. Giovanni Battista, trecentesca,
all'interno della quale si conserva un affresco del 1498 raffigurante la
Madonna con il Bambino in trono tra i Ss. Pietro e Paolo, opera di
ignoto maestro udinese; S. Apollonia (o S. Maria), la più ricca di
affreschi.
All'interno infatti, oltre ad affreschi devozionali (i Ss. Sebastiano e
Rocco del pittore Ieronimo, 1518; S. Sebastiano di Domenico Graffico,
1574), c'è una serie di affreschi nell'arco trionfale (Annunciazione),
nell'intradosso (sei Sante) e nel catino del presbiterio (Apostoli,
Dottori della Chiesa) stesi con fare largo e magniloquente e con l'uso
di un colore spesso vivace dal pittore udinese Giacomo Secante (seconda
metà del secolo XVI).
Arte anche in alcuni palazzi cormonesi, soprattutto
Palazzo Taccò Aita il cui salone presenta decorazioni settecentesche a
stucco dovute al goriziano Nicolò Pacassi (1716-1790) ed a suoi
collaboratori tra cui il bergamasco Giovanni Battista Mazzoleni
(1699-1769), e due grandi tele (1747) di soggetto storico (Atto di
sottomissione di Ottocaro di Boemia a Rodolfo d'Asburgo e Omaggio delle
città abruzzesi a Carlo V) ricche di particolari e di invenzioni, di
Giovanni Michele Lichtenreiter (1706-1780) nativo di Gorizia; Palazzo
Locatelli, la cui facciata monumentale risente dei modelli veneti di
ascendenza palladiana provincialmente semplificati da capimastri locali,
ha all'interno affreschi con Scene di vita e di costume riferibili al
pittore, critico d'arte e patriota udinese Antonio Picco (1828-1897);
Palazzo del Mestri-Waiz (secolo XVIII) dalla mossa e pretenziosa
facciata, anch'esso un tempo con affreschi del Picco; interessante anche
la facciata di Palazzo Devetag in via Matteotti.
La frazione di Brazzano (già comune per suo conto) ha
una Chiesa parrocchiale dedicata a S. Lorenzo (1763), in stile
moderatamente rococò, nella quale non mancano opere d'arte: l'altare è
infatti opera di Francesco Zuliani detto Lessano, udinese (1760) ed è
particolarmente apprezzabile sia per la struttura architettonica che per
i delicati rilievi della mensa (Cena di Emmaus, Ss. Lorenzo e Giorgio) e
per le due calibrate statue di S. Lorenzo e di S. Giovanni Battista.
Nella chiesa anche due pregevoli tele di Francesco Fontebasso
raffiguranti i Ss. Antonio abate e Antonio da Padova e la Madonna con
Bambino e Santi Domenicani, datate rispettivamente 1762 e 1768: vi si
nota tutta l'abilità compositiva e coloristica del noto pittore veneto.
La pregevole decorazione del presbiterio (Crocifissione, Dottori della
Chiesa) e della navata (sei medaglioni con i Santi Aquileiesi) risale al
1944 ed è dovuta a Leopoldo Perco di Lucinico. In sagrestia, andrà
considerato un bel mobile intagliato dal cividalese Matteo Deganutti
(secolo XVIII).
Importante è la Chiesa di S. Giorgio, costruita su un
colle nel XVI secolo ma in seguito alterata (soprattutto
nell'Ottocento), affiancata da un robusto torrione a mo' di campanile.
All'interno due altari lignei: il maggiore risale al 1563 ed è del
cividalese Girolamo Ridolfi: ha due piani di tre nicchie ciascuno,
sormontati da un'edicoletta con l'Eterno Padre; nei due scomparti
centrali la Madonna con il Bambino e S. Giorgio, nei quattro laterali
altrettanti Santi. Tutto è finemente intagliato, dipinto e dorato: il
restauro del 1881 di Francesco Bardusco ha in parte modificato l'aspetto
originario dell'opera, non tanto però quanto per l'altare laterale
destro, trittico intagliato e dipinto da Giovanni Martini, che nel 1521
inserì nella parte centrale una Madonna con Bambino in legno (buon
lavoro, oggi in canonica) e dipinse negli scomparti laterali le figure
dei Ss. Pietro e Paolo (rovinatissime e quasi illeggibili).
Nella frazione di Giassico, pala d'altare di Fulvio
Griffoni udinese (1638) nella Chiesetta di S. Stefano (i Ss. Carlo,
Stefano e Francesco adorano la Madonna con Bambino tra nubi); a Borgnano,
tre discrete tele barocche e stazioni della Via Crucis, di timbro
popolaresco, provenienti dal duomo di Cormons (fine secolo XVIII).
Informazioni tratte da:
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
(a cura di Giuseppe Bergamini
)
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org
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