Quattro righe
sul viaggio oltre confine di domenica 29 giugno, meritano proprio di
essere scritte, non fosse altro che per gli scenari spettacolari che ho
potuto ammirare, grazie alle condizioni meteo in continua evoluzione
durante tutto il percorso.
Andare a Messa a Tolmino, era una delle opzioni in
programma già da sabato sera, ma tutto dipendeva dalle condizioni del
tempo che avrei trovato l’indomani. Prima delle sette, scostando le tende
della camera, ho visto che qualche gocciolina di pioggia produceva cerchi
nelle pozzanghere dell’asfalto di Via Pasubio, convincendomi che non era
il caso di fare viaggi lunghi. Più tardi, quando poco dopo le otto mi sono
avviato verso l’uscita nord del paese, ho visto le montagne cariche di
nubi rabbiose, ma trapassate da ampie zone di chiarore, e così ho optato
per il viaggio lungo. Ho fermato la Clio per fotografare la strumentazione
di bordo, che in quel preciso istante segnalava: km 7767 alle ore 08.29.
Man mano che
mi avvicinavo a Cividale, notavo che l’asfalto non era più bagnato e
viaggiando con i finestrini completamente abbassati, avevo anche la
possibilità di scattare qualche fotografia al volo (come si può vedere
alle porte di Cividale e all’altezza di Castelmonte).
Superata senza formalità alcuna il valico confinario,
nei brevi tratti liberi dalla vegetazione del lungo viale alberato che
porta a Caporetto, riuscivo a scorgere il Monte Nero avvolto da "una
sciarpa" di bianchi nuvoloni. Stesse scene "da cartolina" percorrendo la
strada che scorre al di qua ed al di là dell’Isonzo, prima di giungere a
Tolmino.
Un giro di perlustrazione attraverso le vie della
cittadina per trovare e fotografare la parrocchiale, giusto in tempo per
preparare il DAT e registrare il suono delle campane. Erano le 9.30, alle
10.00 ci sarebbe stata la Messa. Dopo una serie di fotografie all’interno
della bellissima chiesa, mi sono recato nella sacrestia per informare il
parroco su quello che sto facendo e chiedere il permesso di scattare
qualche foto durante la Sacra Funzione. Il sacerdote, che conosceva
abbastanza bene l’italiano, mi ha dato subito il permesso, anche perché
una gentile signora lì presente, gli ha spiegato tutti i particolari.
Quando alle 10 in punto è iniziata la Messa, la chiesa era stracolma di
fedeli, con una grandissima percentuale di giovani e tanti … tanti
bambini…!
Il mio modo
di operare all’interno delle chiese è ormai super collaudato… Appena
entrato e dopo aver scattato alcune foto dal fondo della chiesa, avanzo
verso l’abside continuando a riprendere gli altari laterali e altri
particolari interessanti… alla fine deposito il borsello in uno dei primi
banchi. Dopo un controllo visivo dell’impianto audio e prima di piazzare
il mio sistema di registrazione, è indispensabile un contatto con il
parroco, per avere il permesso di proseguire con il mio lavoro. (In due
occasioni, il permesso non mi è stato accordato, ma forse perché non ero
riuscito a spiegare in modo chiaro che il mio lavoro non ha scopi di
lucro). Ricevuta l’autorizzazione, faccio partire il mio DAT, lo piazzo
nel posto più adatto per avere una buona ricezione audio e, armato di
macchina fotografica con flash esterno, mi trasferisco nell’abside,
aspettando l’inizio della Messa.

L’esperienza mi ha insegnato che il momento più
indicato per scattare un flash verso i fedeli senza distogliere
eccessivamente la loro attenzione dall’importanza della Cerimonia, è nel
breve tempo in cui dopo la lettura del Vangelo, tutti si siedono per
ascoltare l’omelia. E’ in quel momento che io mi muovo e, dal centro
dell’abside o addirittura dall’alto della scalinata del vecchio altare,
"sparo" un flash verso i fedeli che illumina la chiesa fino in fondo alla
navata. E’ evidente che in quel momento l’attenzione dell’assemblea è
attirata da questo insolito evento, ma è ancor più incuriosita
osservandomi mentre lentamente scendo verso il primo banco e mi siedo nel
posto lasciato libero per la presenza del mio borsello. Per me, riuscire a
compiere questi gesti con estrema disinvoltura, sotto lo sguardo attento
di decine e decine di persone, è stato un traguardo molto importante.
Dopo
aver scattato due foto verso i fedeli, come sempre ho raggiunto la mia
postazione e senza usare il flash ho continuato a riprendere la cerimonia
con un’abbondante serie di fotografie, perché in quelle condizioni c’è
pericolo che le immagini risultino "mosse".
Ho seguito con interesse lo svolgimento della
cerimonia, intuendo le varie sequenze delle preghiere in sloveno, recitate
da tutta l’assemblea con grande partecipazione dei bambini. L'interno
della chiesa era addobbata con tanti fiori e drappi di velo bianco. Su una
colonna dell'Altar Maggiore, oltre ai drappi erano appesi due cerchi
argentati uniti tra loro; segno che nei giorni precedenti in quella chiesa
si era celebrato uno sposalizio
.
Un particolare che ho notato anche a Caporetto ed a
Montesanto… dopo la consacrazione e prima della comunione, la loro
liturgia non prevede il consueto "scambio di un segno di pace"…!
Non ho mai visto tanti bambini in fila per ricevere la
Comunione…!
Anche a Tolmino come nelle altre località slovene
finora visitate, la Santa Messa era splendidamente accompagnata da un coro
formato da numerosi elementi, che ha eseguito un repertorio di canti mai
ascoltati prima, ma senza il supporto dell’organo presso il quale si sono
esibiti.
Alle 11 in
punto ero accanto all’automobile con la fotocamera in mano, pronto a
scattare un’ultima foto all’orologio del campanile, prima di avviarmi
verso casa.
Per il ritorno avevo deciso che non avrei rifatto lo
stesso percorso dell’andata, ma proseguito il viaggio scendendo lungo la
vallata dell’Isonzo in direzione di Salcano e Gorizia. Era una strada che
conoscevo abbastanza bene, avendola percorsa più volte in entrambe le
direzioni, sia in motorino che in automobile. Il programma non prevedeva
di arrivare fino a Nova Gorica, ma di attraversare l’Isonzo all’altezza di
Plava, e salire sulle colline del Collio Sloveno. Attraversando ridenti
paesi circondati da filari di viti, tra cui Vercoglie, Quisca e S.Martino,
sono giunto a Castel Dobra ed uscito dalla Slovenia attraverso il valico
confinario di Vencò. Durante la strada ho fatto qualche fermata per
scattare alcune foto, ma per la fretta di rientrare (nel tardo pomeriggio
mi attendevano altri importanti impegni), non ho potuto immortalare
irripetibili scenari di quelle contrade…! Alle 12.30 ho parcheggiato
davanti all'osteria di Leproso per il consueto aperitivo, e prima di
spegnere il motore ho dato un'occhiata agli strumenti di bordo, con il
contachilometri posizionato sui numeri 7885... eppure non mi sentivo per
niente stanco...!