San Giorgio della Richinvelda
(PN), 5 Giugno 2005
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CAP: 33095 - Altitudine (s.l.m.): m.
86
Abitanti: 4.399 - Superficie: Kmq. 47,52 |
Il comune di San
Giorgio della Richinvelda comprende le frazioni AURAVA, COSA, DOMANINS,
POZZO, PROVESANO e RAUSCEDO. Reperti romani (Domanins) e toponimi
prediali (Provesano: da Publicius o Probus) dimostrano l'antichità
dell'insediamento sulla strada romana che seguiva il corso del
Tagliamento. La Richinvelda è un'estesa prateria dal bel toponimo
altomedievale ("prato ricco", "prato regio", "prato del giudizio",
"bosco di Arichis"), tristemente nota per il tragico fatto di sangue
del 1350: l'uccisione, da parte di alcuni friulani ribelli, del saggio
patriarca novantenne Bertrando di San Genesio e della sua scorta. Un
cippo indica il posto esatto, mentre nel cimitero della vicina
chiesetta di San Nicolò il ferito fu portato a morire.
www.turismo.fvg.it
La chiesetta di San Nicolò vista
dall'esterno...
...ed alcune immagini
dell'interno.
La
celebrazione della Santa Messa in ricordo del beato Bertrando, si è
svolta un un
ampio spiazzo erboso all'ombra di folti alberi, dal quale si intravede
la stele
distante circa un chilometro, dove il Patriarca nel 1350 era stato
assassinato.
La
cerimonia era accompagnata di un gruppo vocale e strumentale, con
grande partecipazione di fedeli, giunti per l'occasione anche dai paesi
vicini.
Dopo la
Messa si è formata una lunga processione per raggiungere il cippo...
...dove si
è sostato per una breve preghiera...
...per poi
ritornare nei pressi della chiesa...
...all'interno della quale si sono ripetuti gli antichi gesti
devozionali ed intonati vecchi canti in latino e friulano...
...ed
all'esterno erano allestite le tradizionali bancarelle... con cjapiêi e
colas...!
vedere
anche>>>
La chiesetta di San Nicolò e il luogo di Bertrando
La chiesetta di San Nicolò della Richinvelda rientra nel novero delle
tante consimili costruzioni sparse per l'intero territorio friulano,
nate per lo più con intenti devozionali.
Dedicata a San Nicolò, è entrata nella storia per aver
accolto le spoglie del patriarca di Aquileia Bertrando di Saint Geniès
dopo il suo truce assassinio, avvenuto nella piana della Richinvelda
il 5 giugno del 1350.
La prima costruzione risale al XIII o XIV secolo ed era
probabilmente composta dall'atrio, da un'aula rettangolare e da
un'abside semicircolare. Elementi ancora visibili di tale costruzione,
oltre ai muri perimetrali di spessore diverso, sono le due finestrelle
nella parete sud della navata che riflettono gli schemi romanici
(leggermente strombate all'esterno con stretta apertura
quadrangolare).
L'edificio è stato rimaneggiato a più riprese fino a
diventare una struttura allungata nella quale felicemente si saldano
atrio, aula, presbiterio e sacello dedicato al Beato Bertrando,
raccordati idealmente all'esterno dall'agile motivo degli archetti
pensili che corrono sotto il filo di gronda. Delle più antiche pitture
che affrescavano l'esterno ora rimane il lacerto di un affresco
quattrocentesco con S. Cristoforo e il Bambino sulla parete sud.L'altare
della chiesa, tutto in pietra, dedicato a S. Nicolò, è opera del più
conosciuto lapicida del tempo, il lombardo Giovanni Antonio Pilacorte
di Tommaso da Carona.
Realizzato nel 1497, come appare dalla scritta sul
basamento (ODORICVS PVTEVS IOANNES TRANSMONTIVS/ ET COLLEGAE DE
MAnDATV FRATERNITATIS F.F. opvs ioanis/ antonii pilaco/hortiS
SPLImBErgensis/1497/APRILIS), consta di un'ancona tripartita da
quattro lesene ampiamente decorate e architravate, sulla quale si
imposta una lunetta ad arco ribassato del tipo presente nelle opere
dei maestri toscani del Quattrocento.
Nei tre scomparti sono, da sinistra, le figure di S.
Nicolò, della Madonna col Bambino e di S. Fortunato, mentre nella
lunetta compaiono i simboli degli Evangelisti. Sovrasta il tutto un
Padre Eterno benedicente. Le figure, non molto particolareggiate nel
modellato, appaiono piuttosto statiche, benché qua e là una curva, per
altro sempre larga e morbida, suggerisca l'idea del movimento.
Il lavoro denuncia la mano di uno scultore dal fare
popolareggiante che sembra tradurre in modelli semplificati la lezione
apprese dai grandi maestri lombardi. Va peraltro rilevato che la
lettura è compromessa dal cattivo stato di conservazione del colore
che fin dall'origine probabilmente lo ricopriva, così come era d'uso
in un Friuli nel quale, per combattere la concorrenza degli
intagliatori lignei, le cui opere ricche di colore erano ben più
richieste nonostante il loro prezzo elevato, i lapicidi erano soliti
colorare le loro statue, i loro altari.
Il paliotto lapideo sottostante è del sec. XVII (fino a
qualche decennio fa era leggibile la data 1667) ed è formato da una
lastra decorata a bassorilievo con una grande croce al centro entro
figure geometriche in rilievo circondata da una larga fascia decorata
con tralci di vite.
Eseguito per l'altare maggiore della chiesa di S.
Giorgio, dove si conserva la balaustra con analoghi motivi, va
attribuito ad un qualche maestro della famiglia di lapicidi medunesi
Ciotta.
La navata ed il coro, decorati nel 1901 ad opera del pittore udinese
Antonio del Toso, riprendono motivi ornamentali della chiesa di San
Giorgio della Richinvelda e due scene della Carità del Beato Bertrando
e della sua Uccisione ispirate da tavolette medioevali del Duomo di
Udine.
Nella sacrestia, dietro la parete del coro, l'area
rettangolare coperta da un cristallo indica il luogo in cui fu deposto
morente il Patriarca Bertrando e dove spirò. Alla parete si legge
l'epigrafe: "HIC INTERFECTUS FUIT BERTRANDUS PATRIARCA AQUILEJE(NSIS)
IN PARTUS VIRGINIS M3L OCTAVO ID JUNII…". Tale iscrizione, un tempo,
si trovava sull'antico cippo-ricordo eretto nel prato circostante, nel
luogo dove il Patriarca fu colpito a morte dai suoi nemici.
Nel 1894 venne ordinata l'esecuzione, poi completata
nell'anno successivo, in sostituzione di un cippo precedente, di un
piccolo obelisco nello stile neo-gotico della chiesa parrocchiale di
San Giorgio e solo una parte dell'antica iscrizione è stata
incastonata nella nuova costruzione. Alcuni storici presumono tale
frammento possa risalire a pochi anni dopo la morte del Patriarca.
L'epigrafe posta sul cippo dettata in latino dal
portogruarese don Antonio Perosa ha il seguente testo nella traduzione
italiana: "Il Beato Bertrando di S. Genesio / di nazionalità francese
/ già decano dei canonici d'Angoulème / poi uditore pontificio in
Avignone / da ultimo patriarca di Aquileia / uomo insigne per pietà,
saggezza e bontà d'animo / strenuo difensore dei diritti della sua
Chiesa / qui uomini faziosi / ribelli a lui pastore e principe / di
ritorno dal concilio di Padova / barbaramente colpirono a morte con
cinque ferite / il 6 giugno 1350 / mentre gli fioriva sul labbro la
preghiera per i suoi nemici. / … Affinché la memoria di questo luogo /
celebre per quel nobile sangue / non venisse mai meno / persone devote
nell'anno 1895 / questo monumento eressero"
Da tempo immemorabile, la prima domenica di giugno di
ogni anno, si svolge sul “luogo di Bertrando” una suggestiva cerimonia
a ricordo del patriarca, con momenti di sincera devozione popolare,
come quando i fedeli passano un fazzoletto sul punto dove Bertrando
spirò e si tergono il viso, ripetendo un gesto antichissimo che,
secondo la tradizione, dovrebbe proteggerli dalle malattie della
pelle.
Links su Bertrando di Aquileia:
http://www.sangiorgioinsieme.it/bertrando-di-manzano.html
http://www.sangiorgioinsieme.it/librionline.html
Fonti bibliografiche:
GIUSEPPE BERGAMINI, Momenti d'arte nel Comune di San Giorgio della
Richinvelda, in "Un Comune e la sua gente - San Giorgio della
Richinvelda - storia-arte-cultura", Arti Grafiche Friulane, 1993.
VANNES CHIANDOTTO, Aspetti della storia dei paesi del Comune di San
Giorgio della Richinvelda, in "Un Comune e la sua gente - San Giorgio
della Richinvelda - storia-arte-cultura", Arti Grafiche Friulane,
1993.
LUIGI LUCHINI, Aspetti di architettura, in "Un Comune e la sua gente -
San Giorgio della Richinvelda - storia-arte-cultura", Arti Grafiche
Friulane, 1993.
E.G. TESAN, Note storiche sulla Pieve di S. Giorgio della Richinvelda,
in Pieve di S. Giorgio d. Rich.. Ricordo dei trent'anni di apostolato
del Rev.do don G. Bomben, 1966.
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