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Rualis (Cividale del Friuli), 22 Settembre 2002


 ...arrivando a Rualis, ora assorbita dalla "ponte di citât"... 

Festa del "Perdon de La Salette"

La chiesetta dedicata alla Madonna de "La Salette"


CAMPANE

Alcune immagini riprese prima e durante la celebrazione dell'Eucarestia... 

...accompagnata dal Coro "La Salette" di Rualis.
Dopo la cerimonia, una foto ricordo con i chierichetti e poi...
tutti sullo spiazzo erboso ai piedi del colle, per uno spuntino in compagnia...!

Insediamento romano presso la chiesa di Santa Maria de La Salette o di San Pantaleone
[Secoli V-VI; XV; XVIII]

Il colle su cui sorge la chiesetta di San Pantaleone è un sito di alto interesse storico e archeologico forse di origine artificiale.
L’edificio religioso era stato edificato lungo la strada di origine tardoantica – altomedioevale diretta da Forum Julii a Cormones (Cormòns) e oltre verso il Ponts Sonti (il ponte romano sull’Isonzo presso Gradisca) e la Via Aquileia - Iulia Emona.
Nel corso dell’Ottocento, la località fu oggetto di ricerche archeologiche: vennero individuati i resti di un edificio, formato da tre vani, interpretati come parti di un tempietto dedicato a Marte in base al ritrovamento di iscrizioni e manufatti votivi.
Addossate alle strutture romane vennero alla luce alcune sepolture di età tardoantica. Nelle vicinanze si scoprirono altri lacerti murari e numerosi reperti di età romana che testimoniarono la presenza di una villa rustica, Sulla sommità del colle si rinvennero monete tardo imperiali e bizantine e una crocetta aurea con tutta probabilità pertinente ad una sepoltura longobarda.
La chiesetta di Santa Maria de La Salette sorge su un colle il cui toponimo riporta all’antico santo titolare, San Pantaleone, il cui culto induce a riconoscere nella chiesa un’antica fondazione monastica bizantina. Sotto la chiesa infatti sono state rinvenute quattro stanze: si tratta dell’antico romitorio, occupato fino al 1770, da monache benedettine provenienti dal monastero di Gagliano, e poi da eremiti di culto bizantino. Attorno al colle c’erano altri romitori. La chiesa attuale presenta all’esterno un atrio chiuso, che, probabilmente in origine era aperto su tre lati, nel quale è incastrata una colonna con capitello che reca una croce di tipo bizantino. All’interno si possono ancora distinguere tracce di due strati di pitture difficilmente databili: da fonti cinquecentesche sappiamo che vi era ancora chiaramente visibile un affresco, oggi perduto, illustrante la Leggenda di San Paolino.
Da recenti lavori di restauro sono emersi a lato della cantoria alcune decorazione e tre figure, forse di Santi.

Madona di Saleta

   Per salire la scalinata che conduce alla chiesetta della "Madonna de La Salette", ho dovuto fare due o tre soste per riprendere fiato, e per celare le mie difficoltà ho colto l'occasione per scattare qualche foto. Non avrei dovuto avere tutte quelle accortezze, perchè tutti i giovani presenti, erano  indaffarati con bandierine a fiori di carta per gli ultimi addobbi all'esterno della chiesetta.
     Anche se convivo da sempre con i miei problemi fisici, mi ricordo che cinquant'anni fa, sono salito su quei gradini di pietra diverse volte senza tante difficoltà. Era consuetudine per noi di Leproso, andare in pellegrinaggio a "Madonna de La Salette, per un Voto che i nostri antenati avevano fatto nel 1878, durante una grave pestilenza che aveva colpito le nostre zone, e che aveva causato la morte di numerosi bambini sotto i dieci anni. Al centro, si vede il quadro che la comunità di Ipplis ha dedicato alla Madonna quale ringraziamento per lo scampato pericolo. Con la miseria che a quei tempi imperversava nelle nostre contrade, al massimo gli abitanti di Leproso avranno potuto dedicare uno dei tantissimi quadri appesi alle pareti, con la sola scritta PGR (Per Grazia Ricevuta.
     Per bambini e ragazzi andare a "Madona di Saletta" era un'occasione di grande festa, anche perchè cadeva nel periodo dei festeggiamenti di San Martino e sulla piazza del mercato c'erano le giostre li attendevano. Ricordo che per una volta, anch'io ho percorso a piedi i cinque kilometri arrivare fino a Cividale, ma ricordo anche l'enorme fatica rientrando a casa. Ci cono stato ancora diverse volte, ma accompagnando o seguendo la processione con la bicicletta.
     Ricordo che per accorciare la strada, alla periferia di Rualis si imboccava un sentiero che costeggiava una vecchia muraglia (forse di un cimitero) e si arrivava direttamente di fronte alla scalinata. Arrivati in chiesa, si iniziavano i preparativi per la celebrazione della Santa Messa. L'immagine della Madonna e dei due pastorelli, che si vede nella foto di sinistra, mi è molto familiare, ma non ricordo di avere visto una Madonna dalle vesti  preziose, che si vede nella foto di destra. Sicuramente è stata realizzata molto di recente.
     Dopo la Messa, i pellegrini si disperdevano nella città per far provviste, ma poi si ritrovavano in due osterie localizzate nelle due vie laterali dubito dopo il Ponte del Diavolo.
     Nella via di destra, presso la Taverna era la meta delle "autorità" costituita dal capelan, muini e fabrisîr, che si pagavano il pranzo attingendo dalla cassa della chiesa. I pellegrini di condizioni più modeste invece, subito dopo il ponte giravano a sinistra ed invadevano l'osteria di "Duminisìn". Ricordo che dopo aver ordinato un quarto di "Puglia", un vino nero dolce e molto forte, estraevo dalla borsa alcune pagnotte di pane fresco appena levate dal fôr di Albin e srotolavo l'involucro con le fette di mortadella grandi come lenzuola, che emanava un odore che solo al pensarci mi viene l'acquolina in bocca. Dopo una mezz'oretta si avevano i primi effetti della "Puglia", ed iniziavano i canti. Purtroppo, quando i festeggiamenti cominciavano a prendere quota, era già arrivata l'ora del ritorno, ed a malincuore ci si doveva incamminare verso il luogo del  raduno presso "Madona di Saleta". Immancabilmente c'era il gruppo dei ritardatari, che mandava fuori dai gangheri il "fabrisîr", carica che a quei tempi era coperta da Gjro Cosean, ma alla fine si poteva iniziare la faticosa strada del ritorno.
     Alla partenza la processione era molto composta e le preghiere erano recitate ad alta voce, per fare una buona impressione transitando nei pressi di quelle quattro case che a quei tempi rappresentavano la periferia di Cividale, ma imboccata la strada sterrata per Firmano, le preghiere cessavano e si proseguiva parlando del più e del meno. Una sgranata alla corona del Rosario nell'attraversamento di Firmano e di nuovo parole in libertà. Un pò per la stanchezza, ma sopratutto per gli effetti di quel vino corposo pugliese(???), l'incaricato portava la croce in spalla, come quando Gesù Cristo saliva sul Calvario. Un'altro sforzo all'entrata di Leproso, per arrivare finalmente in chiesa, e dopo un'ultimo canto tutti a casa, stanchi ma felici e contenti.
     Da diverse decine d'anni, il Voto è stato sciolto e da Leproso non si vedono partire le processioni in direzione di Cividale, incuranti della fresca brezza mattutina che spira da Castelmonte. Facciamo ancora i voti, ma sulle schede elettorali... ora abbiamo l'automobile, la televisione, il cellulare ed abbiamo l'internet... non abbiamo più bisogno della Madonna...

A.T.