biel lant a Messe a Camino al Tagliamento

Camino al Tagliamento, 20 Gennaio 2002


CAMINO AL TAGLIAMENTO (33030)
Sede municipale: Camino al Tagliamento, v. Roma, 2
tel. 0432 - 919000/919294
Superficie Kmq 22,60
Altitudine m 19 - 45

CAMINO AL TAGLIAMENTO - Storia e Descrizione
Il primo documento ufficiale che comprova la presenza di Camino risale al 1186 e testimonia il dominio da parte dell'Abbazia di Sesto al Reghena su questa zona (che era stata ripopolata da genti slave chiamate dai Patriarchi di Aquileia). Per il toponimo si hanno due probabili origini, una latina ("chamin", cioè camino) e una slava ("komin", cioè focolare): ciò trova giustificazione nelle numerose fornaci che esistevano nella zona e che sono rimaste attive fino alla fine del secolo scorso. Nel 1300 Camino passò sotto il dominio dei signori di Codroipo. Durante il Regno d'Italia divenne comune, per essere poi soppresso e aggregato a quello di Codroipo nel 1928 e ritornare autonomo nel 1947. Camino è particolarmente conosciuta per la sua antica tradizione dei maestri organari, molto famosi anche al'estero. 
www.turismo.fvg.it


CAMPANE


CAMINO AL TAGLIAMENTO - Arte e Cultura
La Chiesa arcipretale di Ognissanti a Camino è in stile neoromanico, costruita su progetto di Pietro Zanini nel 1927. Il gusto rétro ed il richiamo al Medioevo vengono accentuati dalla decorazione murale affidata al pittore e restauratore Tiburzio Donadon (1933-1937), che seppe farsi interprete della profonda, sentita devozione della gente del luogo e del gusto per una iconografia tradizionale, arricchendo le alte pareti della navata centrale con corpose figure di Apostoli entro una fitta decorazione di bizantina spiritualità, la volta della Cappella della Madonna con aggraziate figure di angeli su sfondi a finto mosaico e il catino absidale con una Crocifissione di grande effetto.
Nella Cappella della Madonna ha trovato posto l'altare settecentesco della precedente parrocchiale, costruito intorno al 1773 da Giambattista Pariotti e fratelli. Dell'antica parrocchiale rimangono il fonte battesimale (1507) e resti di un portale con teste di putti di Giovanni Antonio Pilacorte (inizio XVI secolo), il lapicida lombardo al quale si attribuiscono anche i bassorilievi (Madonna con Bambino e Santi) della Glisiute, interessante capitello stradale.
L'edificio di più antica origine è Pieve di Rosa, già nominato nel XIII secolo: la costruzione attuale risale al XV secolo con successivi rimaneggiamenti. Delle pale d'altare, quella raffigurante la Trinità con le Anime purganti ed il ritratto del pievano Flagotti (cui si devono le più importanti modifiche dell'edificio) va attribuita a Pietro Petrei, pittore e parroco di Moruzzo (1684), mentre l'altra con S. Antonio con Gesù Bambino e S. Rosa è opera prima del venzonese Lucilio Candido (1676). Ad un altro venzonese, Francesco Zamolo, spettano gli affreschi con Evangelisti (1719), che riflettono un tempo motivi tratti dal Dorigny e dal Quaglio, nel coro della piccola Chiesa di Gorizzo.
Opere del Cinquecento nella Chiesetta di Straccis (Madonna con Bambino, scultura lignea di Bartolomeo dall'Occhio, 1506), nella Chiesetta di Glaunicco (trittico in pietra di Carlo da Carona, ca. 1530), nella Parrocchiale di Bugnins (pala d'altare raffigurante la Madonna con Bambino e i Ss. Pietro e Lorenzo di Pomponio Amalteo, ca. 1532) e nella Parrocchiale di San Vidotto (tela raffigurante la Madonna con Bambino e Santi attribuita a Giuseppe Moretto di S. Vito, fine secolo XVI). In questa chiesa va visto anche l'altar maggiore, costruito da Giuseppe Mattiussi intorno al 1784, di buona proporzione, slanciato e con cimasa rococò riccamente decorata con volute e figure di Santi: presenta nella mensa un bel bassorilievo raffigurante la Cena di Emmans.
Le statue dei Ss. Vito e Modesto, in legno laccato di bianco, sono dovute allo scultore pordenonese Antonio Marsure, 1844.
Da ultimo, una statua lignea dipinta e dorata, raffigurante S. Antonio abate, del secolo XV: per gusto e proporzione si eleva di gran lunga sulla maggior parte della produzione friulana tardo gotica.
Nel Comune, una serie notevolissima di edifici civili, rurali e nobiliari: un cenno particolare meritano il Mulino di Glaunicco, ricordato da Ippolito Nievo ne "Il Varmo", il secentesco Palazzo Luccardi, vicino a Straccis, in prossimità dello stesso fiume, e la Villa Colloredo- Mels Mainardi- Bianchi a Gorizzo, risalente al secolo XVI ma ristrutturata nel XVII, con due barchesse allungate, preceduta da un prato di vasto respiro e circondata da un parco secolare: luogo di memorie storiche giacché vi abitò Ermes di Colloredo, che qui morì il 21 settembre 1692, e vi furono ospitati personaggi famosi, tra cui Ippolito Nievo.

Informazioni tratte da: 
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org