biel lant a Messe a ...

cordenons, 3 Agosto 2003

CORDENONS (PN)
44 metri s.l.m. - 56,78 km² - 16.126 abitanti circa - C.a.p.: 33084

Frazioni/Località: Villa d'Arco
Informazioni turistiche
: Pro Loco Pro Villa d'Arco, v. Roma, 3
Biblioteche: Biblioteca Comunale, v. Traversagna 4/b, e/o Centro Culturale A. Moro, tel 0434 932725 (apre da ma. a sa. dalle 9 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,30
Escursioni: Parco Cellina-Meduna (Magredi) e sorgenti del Vinchiaruzzo

50° FIESTE DAI FURLANS PAL MONT
organizzato da
Ente Friuli nel Mondo


CAMPANE

L'entrata in chiesa delle autorità, precedute dai gonfaloni delle
Provincie, Comuni, Associazioni e fogolârs.


 
 DONI PER L'OFFERTORIO  

 La chiesa di Santa Maria Maggiore, stracolma di fedeli e di emigranti, arrivati da tutto il mondo
 


 
 ESTRATTO 

Dopo le celebrazioni ufficiali in chiesa, sono state depositate le corone d'alloro
al Monumento all'Emigrazione (al centro) e ai caduti di tutte le guerre.

E' disponibile un CD con la registrazione audio di preghiere, letture canti, e tutti i discorsi
pronunciati all'interno della chiesa, durante e dopo la Celebrazione della Santa Messa.
Il CD sarà inviato gratis a coloro che ne faranno richiesta.

Il Gazzettino del 04 Agosto 2003
CORDENONS - La nascita come atto che segna il legame indissolubile dell' uomo con il proprio territorio. In piena era globalizzata questo è il messaggio lanciato, attraverso una poesia dello scrittore scomparso Renato Appi, durante l'incontro annuale dei Friulani nel Mondo svoltosi ieri a Cordenons. Presentata in lingua friulana, la poesia non ha soltanto ricordato la figura di un cantore delle tradizioni locali com'è stato lo scrittore cordenonese, ma ha dato voce allo spirito dell'iniziativa che quest'anno celebra anche il cinquantesimo anniversario dell'Ente Friuli nel Mondo.
«La lingua - esordisce il Presidente della Provincia di Pordenone Elio De Anna cimentandosi con il friulano – diventa dunque uno strumento per mantenere viva la tradizione di un popolo. Un elemento simbolico che ogni uomo dovrebbe portare con sé nell'avventura" della vita, rendendo omaggio alle proprie origini». «Sono anch'io figlio di emigranti - continua il consigliere regionale Paolo Panontin - e proprio per questo credo di conoscere i sentimenti di quelle persone che, pur dovendo abbandonare il proprio paese, non hanno dimenticato le tradizioni locali».
Queste sono state le parole di alcune delle autorità - tra cui il sindaco di Cordenons e i presidenti delle Provincia di Udine e Gorizia - che si sono riunite nella chiesa di Santa Maria Maggiore per celebrare la santa messa.
Il vice presidente dei Fogolars Furlans, Domenico Lenarduzzi, sottolinea l'importanza di un'iniziativa come rincontro annuale per «dimostrare la vitalità dell'associazionismo in tutta la regione», mentre il presidente dell'Ente Primi Mario Toros fa appello alla «necessità di conoscere le proprie origini, non per cercare di riportare in vita qualcosa che non è più praticabile, ma per comprendere il futuro. Il fenomeno emigrazione - precisa- è finito da molto tempo, ma al suo posto assistiamo ad un processo opposto, quello dell'immigrazione, che saremo in grado di affrontare proprio grazie all’ esperienza passata».
Ma l'emigrazione non è solo favella. Giovanni Quattrin ha ottant'uno anni. «Sono partito da Zoppola il 10 ottobre 1949 - racconta con lucidità – destinazione Argentina». Da San Francisco arriva invece Jan Rizzetto. Parla poco l'italiano ma in lui il ricordo del nostro paese rivive attraverso le storie raccontategli dal nonno e dal padre, entrambi alpini friulani. Toni Martinis sta a Melburne dove ha lavorato, dal 1967, come marmista e dove è diventato rappresentate del Fogolar Furlan «che - precisa - raccoglie circa cinquecento persone». Ci sono poi i racconti di tantissimi altri, incrociati lungo la via che da Piazza Vittoria conduce fino all'oratorio di San Pietro. Qui più di mille persone hanno preso parte ad un banchetto che è stato accompagnato dalle musiche popolari della Corale Cordenonese. (Stefania Del Zotto)

Messaggero Veneto del 04 Agosto 2003
CORDENONS - Resta un'immagine molto incisiva a ricordo dell'annuale convegno dei friulani nel mondo che si è svolto ieri a Cordenons. Si tratta di un "ponte" che è stato lanciato, almeno idealmente, all'indomani della guerra quando le antiche "radici" venivano spezzate dal partire perché «nella piccola Patria-come ha ricordato il presidente di Ente Friuli nel mondo, Mario Toros - non c'erano più gli spazi per crescere e vivere dignitosamente»; Da 50 anni - era appunto il 1953 - quel ponte si è concretizzato con la fondazione dì Ente Friuli per «poter raggiungere», nel mondo, il friulano che aveva trovato la dignità lontano dalle strade di casa.
L'incontro - al quale hanno partecipato non meno di mille friulani emigranti nel mondo - si è svolto in due momenti. Al mattino in arcipretale è stata celebrata la messa e si sono tenuti i discorsi ufficiali; nel pomeriggio all'oratorio San Pietro si è "consumata" la festa con il pranzo, premiazioni e spettacoli musicali e folcloristici. Non è stato, però, un rendez-vous nel segno della malinconia e della nostalgia.
La sintonia delle proposte venute sia dal celebrante sia dagli oratori ufficiali (il sindaco Riccardo Del Pup per conto degli oltre trenta colleghi intervenuti, il presidente della Provincia di Pordenone, De Anna, i suoi colleghi di Udine Marzio Strassoldo e di Gorizia Giorgio Brandolin e Mario Toros, presidente di Friuli nel mondo) ha permesso di individuare le «nuove frontiere» che si aprono al di là di quel «ponte ideale». Insomma uno sguardo al passato per meglio capire il presente e così «scrivere» il futuro. Per questo motivo l'arciprete don Stivai ha parlato del- «grande esodo che ha si-gnificato rincorre sicurezza e il bene della famiglia, dando vita a una comprovata gara di solidarietà. Quella solidarietà -ha aggiunto- che ha profonde radici nel sacrifìcio».
E il frutto del lavoro è stato, poi, concretizzato nelle offerte al celebrante. Oltre al pane e al vino sono stati portati un cesto di frutta e una raccolta di pubblicazioni friulane a significare la necessità di perseguire nella cultura il filo sottile dell'unione con le proprie memorie. E al futuro ha "guardato" anche il sindaco Del Pup che, dopo aver ringraziato i colleghi arrivati a Cordenons per questo importante incontro, ha ricordato che «nell'era dell'informatizzazione, ovvero quando tutto corre sul filo in tempo reale, è importante superare le circostanze per riscoprire i valori della vita, del lavoro e delle proprie origini».
Una proposta è venuta dal presidente della Provincia De Anna (si è rivolto ai presenti in friulano) e cioè quella di coinvolgere le istituzioni nella proposta di impegno e di lavoro di Friuli nel mondo. Non una sovrapposizione ma «per irrobustire quei valori che oggi sono trasmessi alle terze e quarte generazioni degli emigranti che hanno fatto parlare di sé in tutto il mondo». In altre parole unire le forze- «per proporre programmi e progetti per la scuola, la cultura e per la lingua». Toros, poi, ha fatto un excursus storico sulla proposta culturale e sociale di Friuli nel mondo. Una presenza attiva che ha permesso «di riunire e di costruire quel ponte voluto da Chino Ermacora per raccogliere ancora nella "Piccola Patria" il seme della fedeltà, della solidarietà, della cultura e della nostra lingua».
(m.c)

 CORDENONS

Principali monumenti e opere d'arte
La Chiesa parrocchiale di S. Maria Maggiore, costruita a partire dal 1779 in stile neoclassico, su facciata riquadrata da una serie di lesene interrotte orizzontalmente da una doppia cornice e con interno ad unica navata, ha preso il posto di un precedente edificio dedicato a S. Antonio abate. E affiancata da un campanile alto ben 71 metri, iniziato nel 1892 su progetto dell'ing. Giovanni Matteazzi di Treviso e sormontato da un Angelo in rame battuto e dorato, opera di Giuseppe Bottacini di Venezia. L'altar maggiore, in marmo, con le due statue dei Ss. Pietro e Paolo - scolpite da Emilio Marsili, 1872 - è di Antonio Nardi (1816) il quale ha utilizzato, a scopo scenografico, alcuni pezzi scultorei di gran pregio, il Cristo morto retta da angeli nella nicchia, due Angeli e il tabernacolo provenienti da una chiesa veneziana in demolizione: opere attribuibili al noto Giuseppe Torretti (1664-1743), memore della plastica del Duquesnoy, del Michelangelo, del Meyring; la data di esecuzione è 1719.
     Interessante anche Vallare del Rosario, del XVIII secolo, acquistato nel 1808 a Venezia e sistemato nella parrocchiale nel 1809, con sculture (una bellissima cornice con Angeli che sorreggono un tendaggio ed una figura di Madonna) di Giuseppe Torretti. Una tela di Gasparo Narvesa, con la Trinità, S. Valemmo, S. Floriano, S. Vescovo e devoti (ca. 1597) con la suggestiva figura dell'indemoniata stesa a terra, è la cosa migliore che la chiesa possegga, ma qualche pregio hanno anche la pala del 1868 con il Transito di San Giuseppe, del pordenonese Michelangelo Grigoletti, e, per quanto riguarda il nostro secolo, le dodici statue degli Apostoli di Luigi De Paoli cordenonese (1857-1947) nella navata, un affresco del veneziano Pomi raffigurante la Fuga in Egitto, una statua di Santa Francesco Cabrini di Pierino Sam (che modella anche la Via Crucis in rame sbalzato), le artistiche vetrate istoriate da Pino Casarini (1967) con soggetti sacri generalmente moderni (oltre alla Pentecoste, al Martirio di S. Stefano e alla Rinuncia dei beni di S. Francesco, Padre Pio da Pietralcina, Padre Kolbe, S. Giovanni Bosco, Martin Lutei' King, Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI).
     Opere d'arte anche nelle altre chiesette del Comune: nella Chiesa di S. Giovanni, statua in pietra dipinta di Giovanni Antonio Pilacorte (1515) ed un’acquasantiera dello stesso periodo; in S. Pietro Apostolo a Sclavons probabilmente trecentesca, un affresco raffigurante San Floriano entro una nicchia è stato attribuito a Gianfrancesco da Tolmezzo (ca. 1500), pittore che nel 1499 era stato incaricato di dipingere, insieme con Pietro da Vicenza, la chiesa di S. Maria Maggiore (affreschi scomparsi). Recenti restauri hanno rimesso in luce lacunosi affreschi nell'abside (Predica di S. Pietro), nell'arco trionfale (Annunciazione), nella parete destra della navata (Storie della Genesi): sono attribuibili al poco noto pittore Girolamo del Zocco (ca. 1551) che ricicla, spesso alla brava, motivi pordenoneschi. Nella parete sinistra, affresco dell'inizio del secolo XVI in modi devozionali con la Madonna e il Bambino tra i Ss. Rocco e Sebastiano. Ci sono ancora un lacerto con S. Pietro in carcere, cinquecentesco, ed un trittico dipinto con cornice lignea, con la Madonna con Bambino e le Sante Lucia e Caterina, assegnabile al pittore Girolamo del Zocco (1551 ca.). Affreschi del Cinquecento avanzato.molto rovinati, assegnabili al medesimo del Zocco, anche nell'arco trionfale e nel coro della Chiesetta di S. Giacomo, in cui c'è pure un altarolo in marmo tardo barocco ed una bella statua con la Madonna e il Bambino del cordenonese Giovanni Rampogna, ca. 1920.
     Tra gli edifici civili, un cenno almeno a Villa Badini, settecentesca, con alcune buone soluzioni architettoniche.

 Informazioni tratte da: 
 GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
 
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org