L'omelia natalizia
dell'Arcivescovo
Non sempre viviamo "una vita facile e piacevole;
riserva ferite nel cuore e sofferenze nell'anima. Me
le sono sentite confidare da diverse persone anche
in questi giorni, scambiandoci gli auguri natalizi.
Se ci pensiamo bene, tutte queste sofferenze hanno
una sola causa: la mancanza di misericordia. Quando
tra di noi si esauriscono la misericordia, la
compassione, la pazienza, la delicatezza, il
perdono, inevitabilmente i nostri rapporti diventano
come degli ingranaggi senza lubrificante. Girano
male e creiamo sofferenze a noi stessi e alle
persone vicine. Quante volte basterebbero poche
gocce di misericordia per rasserenare gli animi, per
tornare a guardarci con benevolenza, per capirci
meglio. Ma se nel serbatoio del cuore l’abbiamo
esaurita allora subito i rapporti diventano più
aridi; prendiamo le distanze l’uno dall’altro perché
non ci si fida e ognuno resta più solo con le sue
sofferenze": è un invito a una profonda revisione
dei rapporti interpersonali nella vita quotidiana il
cuore dell'omelia dell'Arcivescovo di Udine, mons.
Andrea Bruno Mazzocato, pronunciata questa mattina
in Cattedrale nel solenne pontificale del S. Natale.
«Dobbiamo riconoscere —
ha proseguito mons. Mazzocato — che, volendo un Anno
Santo della Misericordia, Papa Francesco ha visto
bene; ha intuito che abbiamo bisogno urgente di
questa. Ha chiesto di aprire nelle cattedrali, e in
altre chiese giubilari, una Porta della Misericordia
come un invito ad entrare e ad accostarci alla
Sorgente della misericordia per fare un rifornimento
interiore».
L’Arcivescovo ha dunque
indicato proprio questa virtù cui è dedicato l’Anno
giubilare come «la salvezza delle famiglie, delle
amicizie, dei rapporti di lavoro, dell’economia,
della vita comune nei paesi e nelle città. È la
salvezza per tutti gli uomini; per i friulani e per
coloro che accogliamo tra noi provenienti da
lontano».
Di qui un forte invito a tutti i friulani: «In
questo Natale invito ognuno ad attraversare la Porta
della Misericordia della cattedrale; attraversarla
non solo col corpo, ma anche con la mente e con la
coscienza esprimendo un desiderio profondo di
purificare e rinnovare la nostra persona e la nostra
condotta di vita», per entrare "dove il Signore Gesù
ci accoglie così come siamo e ci rinnova il cuore
con la sua compassione e il suo perdono".
Difatti "la grazia –
cioè, la misericordia di Dio che non conosce
stanchezze – è apparsa in mezzo agli uomini quando è
nato Gesù. Lui, secondo la bella espressione di Papa
Francesco, è il Volto della misericordia. Se
vogliamo tornare a capire il significato di questa
virtù, guardiamo solo a lui. Se abbiamo bisogno di
sentire nel cuore il balsamo rasserenante della
misericordia, andiamo verso Gesù, come i pastori e i
Magi, senza vergognarci di riconoscerci dei perché
hanno il cuore arido; e non c’è più triste povertà.
Gesù ha insegnato al mondo la vera misericordia e
dal suo volto – per usare le espressioni
dell’evangelista Giovanni – si è diffusa la luce
vera, quella che illumina ogni uomo. È proprio vero
perché quando il balsamo della misericordia guarisce
i cuori e intenerisce i rapporti, anche i volti
delle persone si illuminano e tornano i sorrisi.
Torna la luce".
Di qui l'augurio
conclusivo dell'Arcivescovo: "Cari fratelli e
sorelle, questa Santa Messa del Natale sia per
ognuno come un’oasi della misericordia nella quale
troviamo un momento di ristoro dell’anima.
Raccogliamoci in preghiera e chiediamo a Gesù, che è
apparso in mezzo a noi, di purificarci il cuore
dalle sofferenze, dalla ferite ricevute, dalle
durezze e dalle cattive abitudini accumulate nel
tempo. Lo rinnovi col balsamo spirituale della sua
misericordia e i nostri familiari, amici e
conoscenti ci troveranno capaci di nuova
delicatezza, pazienza, compassione. Questo sia il
nostro buon Natale".
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