Cividale del Friuli
(UD), 5 Gennaio 2015
Duomo
di Santa Maria Assunta
Grande Benedizione dell'Acqua
alla vigilia dell'Epifania del Signore
La
cerimonia della benedizione dell'acqua celebrata da mons. Livio
Carlino con l'assistenza di don Loris Delle Pietra, è stata accompagnata
con
suono di uno degli antichi organi posti alle basi laterali del
presbiterio, alle tastiere del quale si è posta la giovane
organista Arianna Miniussi...
CANTO D'INGRESSO
SALUTO
Oggi si aprono i
cieli, si fanno dolci le acque del mare; esulta la terra, le colline
fremono di gioia: Cristo e battezzato nel Giordano da Giovanni. Che hai, o mare, per fuggire? e tu, Giordano, per tornare indietro?
Cristo e battezzato nel Giordano da Giovanni.
Nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Fratelli e sorelle, il Padre, la cui voce si e fatta sentire dal
cielo, il Figlio, che e apparso sulla terra, lo Spirito Santo, che
si e mostrato come una colomba, siano con tutti voi. E con il tuo
spirito.
Fratelli
e sorelle carissimi, ci rallegriamo per il mistero, pieno di luce e
di gloria, dell'Epifania del Signore: il Dio fatto uomo, adorato dai
Magi, e lo stesso Figlio battezzato nelle acque del fiume, sul quale
si e posata la voce del Padre, e dello Sposo che reca il vino nuovo
dell'alleanza eterna. La nostra Chiesa di Aquileia, come le antiche
Chiese dell'Oriente e dell'Occidente, celebra nella gioia questo
grande mistero. Anche noi, facendo memoria del Battesimo di Cristo,
invochiamo la benedizione di Dio sull'acqua affinchè possiamo vivere
nella fedelta al nostro Battesimo. Ci guidi la convinzione del
nostro santo padre Cromazio: «i cieli si aprirono al Battesimo del
Signore per mostrare che il lavacro della rigenerazione spalanca ai
credenti il regno dei cieli». Con fede rinnovata, raccogliamoci in
preghiera.
...una visione
allargata alle letture...
...mons. Carlino
alla lettura del Vangelo e Omelia...
...alle Litanie dei Santi, è seguito il rito della benedizione del
sale ed il suo versamento nell'acqua,
che con l'immersione della Croce verrà benedetta e purificata...
PREGHIERE DI
BENEDIZIONE
...la celebrazione si conclude con la benedizione che riguarda anche
la frutta e gli altri doni delle terra
esposti nel primo banco... Bottigliette e contenitori vari, saranno
poi riempiti di Acqua Santa...
CANTO ALLA VERGINE
MARIA
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
La solenne benedizione dell’acqua
(sintesi storica)
In stretta connessione con la memoria del Battesimo del Signore,
quale elemento rituale proprio della solennità dell’Epifania, in
molte Chiese si registra la consuetudine della solenne benedizione
dell’acqua. Tale rito, circondato da grande solennità nelle Chiese
orientali, in passato veniva altresì praticato in molte diocesi
dell’Italia meridionale, nel litorale veneto oltre che nella Chiesa
di Aquileia. Un decreto della Sacra Congregazione dei Riti,
constatando nel 1632 la diffusione di tale prassi, rimandava alla
formula ordinaria del Rituale Romano; non mancarono, tuttavia,
tentativi di inserire uno schema apposito nello stesso Rituale.
Testimoni preziosi di questi tentativi sono i fascicoli editi in
Friuli nel Settecento e nell’Ottocento, che presentano un formulario
fortemente improntato alla tradizione locale, documentata dai
rituali di Gemona e di Lestans, con evidenti tracce dell’influsso
bizantino.
Verso la fine del XIX
secolo venne edito per la nostra Arcidiocesi un sussidio per la
celebrazione della benedizione dell’acqua nella vigilia
dell’Epifania. È interessante leggere, nel rescritto indirizzato il
29 novembre 1892 all’Arcivescovo di Udine dal cardinale Prefetto
della Sacra Congregazione dei Riti Gaetano Aloisi Masella, le
ragioni della pubblicazione di questo sussidio. Il documento
constata l’uso «ab immemorabili tempore» della benedizione
dell’acqua nella vigilia dell’Epifania nelle chiese
dell’Arcidiocesi; il carattere solenne (“maggiore”) della
celebrazione, il cui titolo è Benedictio maior salis et aquae
alla stregua del Mégas aghiasmòs tòn aghíon Theophaneiôn
della tradizione bizantina («viget consuetudo solemnem aquae
benedictionem peragendi»); la particolarità della forma celebrativa
(«peculiari quodam ritu»); la grande partecipazione di popolo al
rito stesso («magno populi concursu»). L’uso fu respinto dalla Sede
Apostolica e abolito 17 maggio 1890 in quanto «omnino proprius
Graecae Ecclesiae, atque ab indole latini ritus plane alienus».
Tuttavia il vescovo di Sebenico domandò per la propria diocesi un
ampliamento della forma più breve imposta dal Rituale Romano,
cosicché il 6 dicembre 1890 il rito venne ristabilito – seppure
privato di molti tratti caratteristici nonché del riferimento al
Battesimo del Signore – attraverso un rescritto della medesima
Congregazione. Poiché anche nell’arcidiocesi di Udine la
consuetudine non aveva potuto essere soppressa «sine moerore ac
fidelium scandalo», su richiesta dell’arcivescovo Giovanni Maria
Berengo essa venne ripristinata nel novembre 1892.
Alla luce del documento
della Congregazione è possibile evincere che la ragione
dell’abrogazione del rito epifanico consistette nell’analogia con le
consuetudini liturgiche orientali (“greche”) e nella differenza
dagli usi latini. Inoltre le proteste e la meraviglia dei fedeli
alla soppressione di un uso così venerando lasciano trapelare
l’attaccamento a un rito percepito come proprio e peculiare della
solennità dell’Epifania tanto da caratterizzarne fortemente la
vigilia.
Il formulario utilizzato
nella maggior parte delle Chiese occidentali impiegava in alcune
parti elementi del rito bizantino: si pensi, in particolare, all’uso
di immergere la croce nell’acqua, che si riscontra, per esempio, nei
Rituali cinquecenteschi di Gemona e di Lestans, e viene confermato
in quelli più tardivi. Anche la grande preghiera di benedizione
bizantina dovette penetrare in Occidente, se è vero che se ne
registra una versione latina risalente all’XI secolo. Tale formula
contiene una consistente parte anamnetica modulata dall’«oggi»
ripetuto molte volte. È, infatti, l’«oggi» liturgico del compimento
del mistero nel rito celebrato e, pertanto, è l’«oggi» della discesa
dello Spirito santo sulle acque, dell’alba radiosa del Sole che mai
tramonta, del contatto salvifico tra Creatore e creatura, di una
nuova creazione: «Oggi le rive del Giordano vengono tramutate in
farmaco per la presenza del Signore. Oggi tutto il creato è irrigato
con mistiche correnti. Oggi le colpe degli uomini vengono cancellate
nelle acque del Giordano». Tutto il testo è pervaso da un sentimento
di stupore e contemplazione fino al punto culminante dell’epiclesi:
«Anche adesso, Signore, santifica quest’acqua con il tuo Santo
Spirito». Gli antichi prodigi si rinnovano per la potenza dello
Spirito di Dio e si prolungano nella rinascita del popolo santo
dall’acqua e dallo Spirito. Si tratta, dunque, di un testo dove
l’azione dello Spirito è messa decisamente in risalto: lo Spirito,
infatti, che è sceso su Gesù di Nazaret nel Giordano scende ora
sull’acqua per renderla segno di santificazione e di benedizione.