RICORDANDO PADRE MARCO
(A cura di Lorenzo
Mattiussi dei Missionari Saveriani di Udine.)
Siamo qui, in questa
piazzetta della Chiesa, per scoprire una targa,
ma soprattutto per celebrare lo spessore
spirituale e il percorso umano di P. Marco Mattiazzi,
Missionario Saveriano, al quale il Comune ha voluto
intitolare questa piazzetta in ricordo della sua
giovane vita, donata in Bangladesh, in servizio al
Vangelo di Gesù. Inizio leggendo una pagina del suo
diario spirituale, quando a
soli 14 anni, nel primo anno delle superiori,
scrive durante il Ritiro Spirituale del 16 novembre
1982:
“Il sogno
per me è che tutti si rispettino gli uni gli altri,
e non ci siano i grandi che sfruttino i più poveri.
Per esempio si dovrebbe cessare di fare armi e di
armarsi continuamente … Raul Follerau diceva che
basterebbero i soldi di un missile o di un
carrarmato, per salvare tutti i lebbrosi del Terzo
Mondo. Il sogno è anche che tutti si rispettino,
senza differenza di razza. In Sud Africa, per
esempio, i bianchi sono i più privilegiati e i negri
sono trattati quasi come schiavi. La risposta che io
do: Se sono venuto qui all’Istituto Saveriano di
Zelarino è perché ho in mente una risposta ben
precisa da dare a Dio. Io, anche se non diventerò
sacerdote, almeno cercherò di donarmi agli atri, per
esempio andando in missione come laico ad aiutare i
più bisognosi. C’è in me una frase del Vangelo di
Gesù che ho più in mente: “Chi perderà la vita per
causa mia, la riceverà, e chi la acquisterà qui in
terra, in cielo la perderà”.
P. Carlo di Sopra,
missionario in Sierra Leone, così lo ricorda:
“Ho conosciuto Marco proprio all'inizio della sua
avventura missionaria, negli anni delle medie a
Udine. Era un ragazzo molto semplice, non amava
farsi notare. Era sempre sereno e sorridente e anche
arguto, sempre pronto a delle battute originali. Non
si arrendeva mai, né nello studio come nello sport.
Partecipava sempre a tutte le attività della
comunità di buon animo e per questo era benvoluto da
tutti. Ricordo anche il bel rapporto che aveva con
il Rettore, P. Carmelo e con tutti gli animatori ...
Era poi sempre attento ed interessatissimo quando
passavano i missionari e ci raccontavano delle
missioni. Marco era una bella presenza, di quelle
che portano serenità ed entusiasmo nella vita
ordinaria. Forse per questo la sua scomparsa così
violenta e precoce ci ha colpiti tutti
profondamente”.
P. Marco ha
saputo coltivare fin da piccolo una intima e
cordiale amicizia con Gesù e non lo ha più mollato.
P. Michele Carlini,
suo compagno di scuola, ora missionario in Sierra
Leone, scrive: “Marco ha pregato moltissimo. Nemmeno
negli anni difficili delle superiori egli ha
tralasciato la preghiera… Amava la Bibbia e lo
trovavo spesso in chiesa. Quando tornava da Londra e
dal Bangladesh mi portava vari regali, perché ci
teneva che le persone fossero felici. Stare con lui
dava sicurezza: quando c 'era da viaggiare io mi
permettevo di non pensare a niente, perché lui era
bravissimo nell'organizzare ogni dettaglio. Aveva il
senso delle cose pratiche e sapeva affrontare
situazioni diversissime. Amava la liturgia ed ebbe
la grande gioia quando, nel 1996, poté servire come
ministrante alla messa del Papa nella Basilica di
San Pietro, in occasione della Beatificazione di
Mons. Guido Maria Conforti, Fondatore dei Missionari
Saveriani”.
Ancora studente di teologia, Marco è stato inviato a
vivere un tempo in Bangladesh, per iniziarsi alla
vera vita missionaria. P.
Filippo Rondi, formatore spirituale dei
nostri teologi saveriani a Parma, lo ha incontrato a
Chittangong – Bangldesh nel 1996, e così scrive di
Lui: “Ho ammirato moltissimo Marco … per la sua
ferma scelta di spendere per sempre la sua vita,
come missionario … che ha scelto con totalità la
missione di annunciare il Vangelo ai lontani e a
essa ha regalato la sua vita. Egli è stato
soprattutto un vero uomo di Dio, un innamorato di
Gesù”.
Il 26 aprile 1997,
ritornando dal periodo formativo in
Bangladesh, Marco scrive al Superiore Regionale:
“Carissimo Padre Agostino, … Ciò che mi spinge a
chiedere di essere ordinato Sacerdote è che sento
molto forte nella mia vita il desiderio di donarmi
completamente al Signore per il servizio e la cura
pastorale dei fratelli. Sento, inoltre, quanto sia
indispensabile aiutare la gente anche attraverso
semplici parole e semplici gesti nella semplicità di
vita. Per me il diventare sacerdote, ministro del
Signore, è una grande gioia ed un'immensa grazia che
il Signore mi sta facendo; infatti fin da piccolo ho
sentito questa chiamata che vedo ora realizzarsi
attraverso la famiglia saveriana. Ho sempre sognato
di diventare ministro del Signore, perché penso che
questo sia il disegno di Dio su di me, ed ora vedo
avvicinarsi concretamente questo traguardo che non è
un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Ora
chiedendo di essere ammesso al presbiterato, mi
viene chiesta fedeltà alla Eucarestia quotidiana e
all'ascolto più profondo e intenso alla Parola di
Dio. Tutto questo lo sto già facendo, ma ora mi è
chiesto di viverlo in prima persona come servo del
Signore per il servizio dei fratelli. Diventando
ministro del Signore, so di essere chiamato ad
essere suo testimone con tutte le mie forze. A
volte, pensando alla grazia della chiamata che il
Signore mi ha fatto, mi sento indegno di ricevere
questo grande dono, ma so che Egli nonostante i miei
limiti umani mi sarà sempre vicino con la sua forza
e il suo aiuto".
La sorella Gabriella
conserva un ricordo bellissimo della Prima Santa
Messa di P. Marco: “E’ ancora vivissimo nel
mio cuore e nella mia memoria la gioia raggiante e
coinvolgente, che nel giorno della sua Prima Santa
Messa Marco sprizzava dagli occhi e irradiava dal
volto: egli era felicissimo di essere arrivato alla
vetta del monte, verso il quale il Signore lo aveva
preparato fin da piccolo”.
Ai primi di gennaio 1998, P.
Marco prese di nuovo l’aereo per il Bangla-desh,
destinato alla missione di Baradal, a 100 km da
Khulna, centro della diocesi, dove i pochi
cristiani, di origine indù, appartengono alle caste
più basse, praticamente al mondo degli intoccabili …
Se non ci fosse la missione, questi poveri cristiani
non avrebbero molte speranze di sopravvivere!
P. Giovanni Gargano,
missionario insieme con lui in
Bangladesh, scrive: “Nel ricordo dei 25 anni di
ordinazione di P. Marco, desiderio esprimere il
grazie al Signore per averlo avuto come fratello
della famiglia saveriana. Il suo entusiasmo, la sua
sincerità e il suo desiderio di donarsi agli altri
sono aspetti della sua personalità che non si
possono dimenticare. La sua disponibilità è
indimenticabile. Per ciascuno di noi era sempre
pronto a mettersi al servizio. E' nel servizio a Dio
e agli altri che lui ha donato la sua vita e che ora
celebra in cielo accanto a Dio. Il suo esempio sia
di stimolo, affinché altri giovani possano dedicare
la propria vita a Dio nella gioia di servire e amare
gli altri nella gratuità e nella totale dedizione
della propria vita alla missione di Cristo”.
P. Roberto Salvadori,
che ha percorso con P. Marco tutti
gli anni della formazione, cominciando dalle
Superiori, scrive: “Caro
Marco, ci conosciamo dagli anni delle superiori a
Zelarino, quante cose fatte insieme fin da allora! E
quante «sfide» fatte sul campo di calcio: tu
portierone ed io attaccante … una passione che
abbiamo sempre condiviso. I giri in moto per andare
nelle parrocchie attorno a Mestre, dove facevamo
l’apostolato. Quindi gli anni della teologia a
Parma: Io un anno avanti a te, ma sempre insieme!
Marco: «Ciccio», per la tua stazza, per la tua
simpatia, per la tua vocina, per il tuo modo di
essere! Persona semplice, buona, determinata e
soprattutto generosa! Marco, sei un fratello, un
amico, un intercessore! … L’esperienza fatta
insieme, dei sacchetti «Pane per i missionari»:
siamo stati noi gli ultimi a chiudere
questa
tradizione saveriana. In maggio li distriuivamo e
poi in agosto li raccoglievamo, passando per le
parrocchie della diocesi di Parma con il pulmino
rosso e incontrando parroci e tanta gente generosa
che ci aiutava! La vita missionaria, la nostra
comune passione-vocazione: abbiamo avuto la gioia di
fare la professione perpetua a San Paolo fuori le
mura ed essere ordinati diaconi a Parma insieme a p.
Michele Carlini … Eri entusiasta e convinto della
tua vocazione e del bisogno di portare Gesù a tutti!
Io poi partii per il Congo e tu per il Bangladesh,
con la speranza poi di incontrarci ancora, se le
nostre vacanze avessero coinciso!
Ma il 5 settembre del
1998, la notizia della tua salita al cielo, dopo
appena mesi di ordinazione. … Ero a Kampene, una
missione in foresta, e per l’occasione ti ho scritto
una canzone che ho cantato con le lacrime, ai
Vespri, per esprimere la gratitudine a Dio, per
averti messo al mio fianco e per avere camminato
insieme … E cosi, da quel giorno, sei diventato un
angelo e un intercessore per me! E ad ogni 5
settembre mi ritorni in mente e continui a camminare
con me! Coraggio, Marco! Grazie ancora una volta di
tutto, di ciò che sei stato e continui ad essere. Da
lassù dove contempli Dio, che hai amato,
testimoniato e vissuto fino al dono della vita,
continua ad intercedere per ogni missionario, perché
possa essere uno strumento nelle mani di Dio, come
lo sei stato tu. Ciao p. Marco e arrivederci un dì”.
“Desidero
onorare P. Marco, dice P.
Michele Carlini, perché mi ha voluto bene con
il suo cuore grande, che tutti noi conosciamo, e che
ha lasciato una luce inestinguibile in ognuno di
noi, che abbiamo avuto il privilegio di essere
toccati dalla sua passione di fare del mondo una
sola famiglia in Cristo Gesù”.
Caro P. Marco, ora che questa
piazzetta
porta il tuo nome: sii tu in essa il vigile sempre
attento, perché sia sempre un luogo di incontri
sereni e fraterni, che invitino ad andare a Gesù,
nostro unico Salvatore, che in questa bella chiesa
del tuo paese, attende per infondere in tutti il
coraggio di vivere e di lottare per il bene e la
gioia della nostra vita, umana e cristiana.