Gorizia - Parrocchia
dei Santi Vito e
Modesto
Comunità Pastorale Salesiana Don Bosco
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IL BORGO - La
chiesa dei SS. Vito e Modesto, con la suggestiva
piazzetta «la Piazzutta» (oggi piazza Nicolò
Tommaseo), sorge in uno dei più popolari ed antichi
rioni di Gorizia, denominato Borgo Piazzutta.
Nei primi secoli dopo l’Anno
Mille, quando fu costruito un nuovo ponte presso
Piuma, in seguito alla distruzione del ponte romano
sull’Isonzo (Mainizza di Farra), la Piazzutta
divenne il punto di passaggio obbligato per il
traffico commerciale tra la città e il Collio, il
Friuli e l’Italia.
Più tardi (forse intorno
al 1620) per facilitare il transito, venne costruito
un ponte sul torrente Corno. Nel 1744, in occasione
del suo rifacimento, il gastaldo di allora Giovanni
Battista Favetti fece collocare sul parapetto la
statua del santo Giovanni Nepomuceno (santo boemo),
che oggi si trova in un angolo all’incrocio di via
Brass con piazza Tommaseo.
Le prime case che sorsero nel
borgo erano abitate da contadini, che beneficiavano
della felice posizione dei campi in una zona ricca
di acque, essendo il Borgo situato tra le sponde del
torrente Corno e quelle del fiume Isonzo; in seguito
vi si stabilirono artigiani, osti e commercianti,
attirati dall’insediamento di alcuni mercati, come
quello dei cereali e quelli dei pali per viti, del
bottame e dei cerchi, che si tenevano in piazza in
occasione delle fiere di S. Ilario, S. Bartolomeo e
S. Andrea.
Nei secoli passati la
Piazzutta era sotto la giurisdizione dei Signori di
Zengraf (donde il nome del Borgo chiamato, ancora
oggi, dai vecchi goriziani «Singrof»).
Uno, degli Zengraf,
Carlo, nobile austriaco, fece costruire, nel 1593
sull’altura che sovrasta la Piazzutta, il bel
palazzo, conosciuto oggi col nome di
Coronini-Cronberg. In questo palazzo morì nel 1836
il detronizzato e ultimo re di Francia, Carlo X di
Borbone.
Nei primi anni del ‘900
una particolarità del Borgo furono i collegi, famosi
in tutta la zona: «Notre-Dame», rinomato istituto di
educazione femminile, retto dalle Suore Scolastiche;
quello dei Sordomuti; il collegio-convitto Principe
Umberto, in fondo alla piazza, ora adibito ad
oratorio parrocchiale e, di recente, in parte anche
sede del Centro di prima accoglienza della Caritas
di Gorizia.
In via don Bosco sono
situati il collegio sloveno «Aloysianum» ed il
rinomatissimo collegio-convitto di S. Luigi, retto
fin dal 1895 dai Padri Salesiani trasformatosi oggi
in convitto universitario e Centro Giovanile.
Infine il collegio delle
Madri Orsoline, che avevano aperto la prima scuola
femminile italiana in città nel 1672, attualmente
presenti con la scuola materna ed un’efficiente e
frequentatissima scuola elementare paritaria con
doposcuola.
LA CHIESA - La Chiesa nacque per volere del barone
Gian Vito Del Mestri (nativo di Cormons), il quale
volle fondare proprio in Piazzutta un ospedale per
gli ammalati poveri denominato «Hospitale della
Misericordia», affidandolo ai Fatebenefratelli di
San Giovanni di Dio. Lo stemma simbolo dell’Ordine
(raffigurante il melograno) collocato sul portale,
testimonia l’origine della Chiesa.
La prima pietra della
Chiesa fu posta dal vescovo Massimiliano Vaccano il
18 novembre 1656, dedicata a S. Vito, in onore del
suo grande fondatore. Questo generoso benefattore è
ricordato dalla lapide marmorea collocata sulla
parete destra della navata. Sulla medesima è incisa
un’altra iscrizione, dedicata ai benefattori
dell’opera: il papa Alessandro VII, l’imperatore
Ferdinando III, Gian Vito Del Mestri e il Vescovo
Francesco Massimiliano. Nel 1768-69 la chiesa fu
restaurata e ingrandita, con la facciata e l’interno
d’aspetto barocco.
Dietro l’altare c’è
tuttora la grande pala (d’ignoto autore italiano)
raffigurante S. Vito con veste rossa, assieme a
Modesto e Crescenzia, con la Gloria celeste; in
primo piano la caldaia di pece bollente nella quale
furono suppliziati i Santi martiri. I santi Vito e
Modesto, patroni della Chiesa, vengono festeggiati
il 15 giugno. Nel 1881 il campanile fu fornito di
buone campane, due delle quali, la mediana e la
minore, furono requisite nel 1944 (seconda guerra
mondiale) e restituite nel 1947. Furono benedette
dal Principe Arcivescovo Carlo Margotti e
ricollocate sul campanile il 18 febbraio 1948 con
una solenne cerimonia. La mediana (q. 6,22) è
dedicata a S. Giovanni Bosco e la minore (q. 4) è
dedicata ai SS. Vito e Modesto, protettori della
parrocchia. Madrine furono le signore Mercedes
Spazzapan e Dolores Barazzetti e padrini Francesco
Brumat e Antonio Podbersig.
La chiesa distrutta nel
1916 (guerra mondiale 1915-18) rimase per parecchi
anni in pieno abbandono; venne ricostruita tra il
1926 ed il 1928, e riconsacrata nel 1929. Negli anni
Settanta, con la ristrutturazione postconciliare,
sono stati tolti il pulpito in legno di noce, la
balaustra di marmo, il quadro di S. Barbara (ora
nella chiesa di Maria SS. Regina in Via Montesanto)
e le antiche stazioni della Via Crucis (ora nella
chiesa di S. Floriano).
In quattro nicchie si trovano
gli altari della Madonna Immacolata, del Sacro Cuore
di Gesù, di S. Luigi Gonzaga e di S. Giuseppe;
questi due ultimi altari, con il caratteristico
drappeggio di marmo nero, provengono dal Duomo. Al
centro della facciata, in una nicchia, è inserita la
statua dell’Immacolata Concezione, risalente al
1845.
La chiesa dei SS.
Vito e Modesto fu eretta a parrocchia nel 1847 e vi
si succedettero parroci diocesani. Dal 1956 la
parrocchia venne retta dall’Ordine Minore dei
Francescani di Trento. Nel 1988 la parrocchia fu
affidata alla Congregazione Salesiana di S. Giovanni
Bosco. Si è venuta così a costituire, con la
comunità salesiana del S. Luigi e le parrocchie di
S. Giuseppe Artigiano e S. Pio X, un’unica zona
pastorale. Il territorio della parrocchia, oggi, è
più ridotto di un tempo, perché alcune zone fanno
parte di altre parrocchie. Gli abitanti residenti
sono circa 2000.
(Da Lina Brumat Podbersig
1997)