Mereto di Tomba
(UD), 17 Marzo 2019
Chiesa di San Michele Arcangelo
CAMPANE
...la Messa è
stata preceduta da un momento di preghiera con l'esposizione del
SS. Sacramento...
Santa Messa nel
ricordo di Concetta Bertoli
accompagnata dal Coro
Parrocchiale
Dolce sentire come nel mio cuore, ora
umilmente, sta nascendo amore.
Dolce è capire che non son più solo, ma che son parte di una immensa
vita,
che generosa risplende intorno a me: dono di Lui, del suo immenso
amor.
Ci ha dato il cielo e le chiare stelle, fratello sole e
sorella luna,
la madre terra con frutti, prati e fiori, il fuoco, il vento, l'aria
e l'acqua pura,
fonte di vita, per le sue creature: dono di Lui, del suo immenso
amor,
dono di Lui, del suo immenso amor.
APERTURA
...immagini alle letture, alle preghiere...
...a all'omelia di padre Blasotti...
SANTO
CANTO ALLA COMUNIONE
...benedizione e
canto di chiusura...
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Ritiro
spirituale nel ricordo di Concetta - Dopo la
commemorazione del 63° anniversario della morte di
Concetta Bertoli, lunedì 11 marzo, nella chiesa
parrocchiale di Mereto di Tomba, domenica 17 marzo,
dalle 9, è proposto un ritiro spirituale che si apre
con la recita delle Lodi e una meditazione guidata
dal vice postulatore della Causa di beatificazione,
frate Aurelio Blasotti. A seguire, l'esposizione del
SS. Sacramento per l'adorazione silenziosa; quindi,
alle 11, padre Blasotti celebra la S. Messa,
animata dal Coro parrocchiale. Alle 14.30 il Rosario
meditato anticipa la preghiera alla tómba di
Concetta, conosciuta anche come la «crocifissa di
Mereto di Tomba». Nata nel 1908, era appena una
ragazza quando fu colpita da una grave malattia che
l'ha portata atta completa paralisi. Rimasta
immobile nel suo letto per 26 anni, ha espresso il
desiderio di diventare Terziaria Francescana. È
morta l'11 marzo 1956 nella sua casa di Mereto. Il
processo di canonizzazione è iniziato a Udì 13
gennaio 1969, concludendosi il 24 aprile 2001 con la
proclamazione delle virtù da lei vissute in modo
eroico. «Ora - dice padre Blasotti -, Si aspetta il
miracolo». L'unico segno atteso per l'avanzare del
processo di beatificazione.
Cenni storici
- Mereto di Tomba, un piccolo
comune della pianura friulana posta a sud della
fascia collinare morenica, è costituito da
cinque frazioni (Plasencis, Savalons, San Marco,
Tomba, Pantianicco), una località (Castelliere)
ed il capoluogo, Mereto, forma contratta di
Melereto o Melareto, cioè “luogo dove si
coltivano le mele”, tale denominazione appare
fin dalla fine del XV secolo. Successivamente i
documenti storici testimoniano il cambiamento
della denominazione in Mereti tumbae, in seguito
al ritrovamento dell’antica tomba risalente
forse all’epoca dei castellieri.
Nell’abitato del
capoluogo, sorto originariamente su un
castelliere, si insediarono gruppi di legionari
e coloni romani che si dedicarono ad attività
prevalentemente agricole.
Nel 2008, i ricercatori
dell'Università di Udine impegnati nella terza
ed ultima campagna di scavi, hanno scoperto,
sotto il tumulo detto Tùmbare, l'intero
scheletro di una importante personalità vissuta
nel all’inizio del II millennio a.C.
Precedentemente nel 2006 fu scoperta, in modo
fortuito nella parte meridionale del comune,
un’urna funeraria in pietra che indicò la
presenza di una importante necropoli romana
posta sulla via Concordia-Noricum, che si
estendeva da Concordia Sagittaria ad Artegna e
dava la possibilità ai viaggiatori di accorciare
la strada per il Norico altrimenti raggiungibile
transitando prima sulla Annia e poi sulla Julia
Augusta.
E’ ancora possibile
ripercorrere alcuni tratti della
Concordia-Noricum che si affianca alla Tombare e
costeggia un’altra zona funeraria romana, posta
centralmente sul territorio comunale e
successiva alla prima come periodo storico,
denominata Baraciuts e di notevole importanza.
Il primo riferimento
scritto riguardante Mereto risale al 1138,
mentre al 963 risale la prima citazione di
Pantianicco; posteriori risultano gli scritti
relativi a Plasencis (1272), Savalons (1290),
Tomba e San Marco (1375). Anche la zona di
Mereto, come il resto del Friuli, fu colpita da
invasioni barbariche cui fece seguito un periodo
di pace sotto il Patriarcato di Aquileia.
In quegli anni,
analogamente a molti altri paesi della pianura
friulana, anche a Mereto furono realizzate le
cosiddette “cortine”, fortilizi nei quali la
popolazione trovava rifugio in caso di pericolo.
Per l’amministrazione della giustizia e le
questioni giurisdizionali Mereto risultava feudo
dei Valvasone, pur rimanendo autonoma per le
altre questioni che venivano risolte da tutti i
capifamiglia del paese all’interno della
“vicinia” (consiglio dei capifamiglia). Fu nel
1420 che Mereto venne ceduta alla Repubblica di
Venezia e , nel 1499, il territorio friulano
conobbe l’incursione dei Turchi che
attraversarono il Tagliamento e giunsero sino a
Pantianicco, distruggendo e saccheggiando
l’intero abitato.
Nel giugno del 1815 il
territorio entrò a far parte del Regno
Lombardo-Veneto, stato dipendente dall'Impero
austriaco e le frazioni che avevano una propria
amministrazione persero l'autonomia nel 1816. Il
Comune di Mereto di Tomba fu annesso al Regno
d’Italia nel 1866, al termine della Terza guerra
di indipendenza.
Nel 1878 iniziano in
Italia le rilevazioni dei Comuni sul “movimento
della popolazione”: da allora, fino alla fine
degli anni Cinquanta del XX secolo (1878-1958),
il fenomeno dell'emigrazione interessò il Comune
in maniera notevole. Ottant’anni di emigrazione
documentata, in tre successive ondate, con
caratteristiche diverse: una, prima della
“grande guerra” (1915-18), un’altra, tra le due
guerre, e l’ultima, dopo la seconda guerra
mondiale (1939-45). I compaesani all’estero
cercavano di ricreare la vita del proprio paese,
di festeggiare là, in contemporanea, le feste
che si vivevano qua, mantenendo tra loro, pur
sparsi su un territorio molto più vasto,
frequenti contatti, aiutando gli ultimi arrivati
ad inserirsi nel mondo del lavoro e condividendo
le iniziative che intanto nascevano in Friuli
(ad esempio, con raccolte di denaro per
sostenere la banda musicale o i lavori nella
chiesa del paese).
Fino agli anni ’30 del XX
secolo, l’agricoltura costituiva l’unica risorsa
della popolazione, con il 92% della gente
occupata in quel settore, a coltivare l’80% di
terreni di sua proprietà. Accanto ai campi, per
quasi tutti c’era la stalla. Sui muri delle case
di San Marco è raffigurata l’epopea
dell’universo di ieri nei dipinti di Gianni Di
Lena: i lavori, le colture, i mestieri e la
fatica di quel mondo, ma anche la sua serenità;
tutto ieri che pareva a misura d’uomo e
permetteva ad ognuno di sentirsi in armonia con
la natura ed i suoi lunghi ritmi; gli eventi
della vita.
Dal secondo dopoguerra
arrivò l’industrializzazione, e Mereto di Tomba
conta oggi diverse piccole e medie aziende
artigiane. Qui, però, una fu la fabbrica che
aprì la strada a tutte: la Dinamite (oggi
Dipharma), sorta nel 1949 a sud di Tomba.
(Tratto da
http://www.comune.mereto-di-tomba.ud.it/)
...prima di lasciare Piazza della Vittoria...
...l'obbiettivo 50X della mia HX400V ha intercettato quello che resta
di questa scritta...
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