Eccidio di
Avasinis, Serracchiani: “Tramandare la memoria alle
nuove generazioni”
(Tratto da:
http://news.rsn.it/)
Conoscere, conservare e tramandare la memoria del
passato per fare in modo che, soprattutto le nuove
generazioni, abbiano consapevolezza dei sacrifici
richiesti per la conquista della democrazia e della
libertà. Ma anche
difendere i valori fondanti la nostra Repubblica
attraverso un impegno quotidiano individuando gli
strumenti più adatti per mantenere vivi valori e
principi, in un contesto profondamente mutato per
costruire una società più giusta, equa e solidale.
Sono questi alcuni dei
concetti espressi dalla presidente della Regione
Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, durante
la commemorazione del settantunesimo anniversario
della strage di Avasinis;
l’eccidio avvenuto il 2 maggio del 1945 quando
elementi nazifascisti penetrarono in paese e
provocarono l’uccisione di 51 persone tra cui donne,
vecchi e bambini mentre in altri paesi friulani
veniva festeggiata la Liberazione.
Per la presidente, gli
eventi commemorati oggi fanno parte di una storia
che non può essere disconosciuta e sono il
patrimonio fondativo della nostra comunità, della
nostra Costituzione, della nostra Repubblica;
patrimonio che va diffuso maggiormente, a partire
dalle scuole, così come si è iniziato a fare grazie
al protocollo sottoscritto fra il ministero
dell’Istruzione e l’Associazione nazionale
partigiani d’Italia (Anpi) per portare la
testimonianza dei fatti della Resistenza nelle
scuole italiane.
Ha espresso
preoccupazione per il rischio di una progressiva
perdita della memoria storica che favorisce
atteggiamenti di chiusura,
indicando come non ci si può rassegnare alla
sconfitta di veder ripristinate le frontiere. In
questo contesto l’ascesa di formazioni xenofobe e
l’avanzata di movimenti che coltivano sentimenti
populistici stanno minando il frutto più prezioso
del dopoguerra: la costruzione di una casa comune
europea che ha garantito decenni di pace.
Un passaggio
dell’orazione ha riguardato lo sfregio al monumento
che l’Anpi ha eretto a Udine in memoria delle donne
partigiane che, per
Serracchiani, suona come un campanello d’allarme
sull’insolenza di movimenti che inneggiano
scopertamente al fascismo anche in terre
pluridecorate per i fatti della Resistenza come il
Friuli Venezia Giulia.
La presidente ha
ricordato come la storia non deve essere elemento di
divisione e in questo senso le contestazioni che
hanno interessato in diverse città i rappresentanti
della Brigata ebraica
durante i cortei del 25 aprile risultano
incomprensibili passi indietro nel percorso di
costruzione di una memoria condivisa.
Alla celebrazione della
Santa Messa nella chiesa parrocchiale è seguita la
deposizione di una corona d’alloro al monumento
memoriale a ricordo dell’eccidio,
durante la quale sono intervenuti il sindaco di
Trasaghis Augusto Picco, il prefetto di Udine
Vittorio Zappalorto, che ha rimarcato la necessità
di evitare i conflitti e posto una riflessione
sull’esigenza di non ripristinare le frontiere, e la
presidente provinciale dell’Associazione nazionale
vittime civili di guerra, Adriana Geretto, che ha
invitato le istituzioni a porre in atto ogni azione
per fermare le guerre e per un impegno serio volto a
costruire una pace vera e duratura. Numerose le
autorità civili, militari e istituzionali che hanno
voluto rendere omaggio alle vittime.
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La strage di Avasinis nel
diario del Parroco don Zossi
Nel maggio del 1996 il comune di Trasaghis ha
pubblicato il libro "Avasinis 1940-1945", contenente
il diario dell'allora parroco di Avasinis, don
Francesco Zossi, integrato da una serie di
testimonianze per meglio inquadrare il periodo
storico e lo svolgersi degli eventi. Esaurita in
breve tempo la prima edizione, ne è stata
predisposta una seconda (uscita nell'ottobre 1997),
arricchita ulteriormente sul piano della
documentazione fotografica. Presentiamo la
recensione che del libro fece il prof. De Cillia
dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento
di Liberazione.
FRANCESCO ZOSSI, Avasinis
1940-1945 Il diario del Parroco di Avasinis e altre
testimonianze sulla seconda guerra mondiale nel
territorio di Trasaghis (a cura di Pieri Stefanutti),
Comune di Trasaghis, 1996, p. 93.
Pieri Stefanutti è da
anni impegnato in un lavoro di ricerca e di
divulgazione delle specificità storico-culturali
del territorio della Valle del Lago ed "in primis"
del suo Trasaghis. Agli studi più volte editi dalla
Società Filologica Friulana si accompagnano alcuni
volumi dedicati alla storia della zona, fra cui
spicca "Timp di vuere" (1989), che ha ricostruito le
vicende della prima guerra mondiale nel comune
natio: inoltre l'anno scorso, edito dal nostro
Istituto, è uscito "Novocerkassk e dintorni",
dedicato all'occupazione cosacca nella Valle del
Lago dall'ottobre '44 all'aprile '45.
Ora Stefanutti ha
pubblicato integralmente il diario che don Francesco
Zossi, durante la guerra parroco di Avasinis, aveva
steso di getto all'inizio del '48. Don Zossi aveva
affidato il diario all'allora giovane sacerdote
Terenzio Di Gianantonio cui disse: "Lo pubblicherai
quando verrà il tempo" (evidentemente una
decantazione gli appariva opportuna); ed ora, grazie
a Stefanutti — ed ovviamente al Comune di Trasaghis
che ha curato la pubblicazione, col sostegno
finanziario della CRUP — il tempo è venuto.
Il diario, preceduto dal
filiale profilo del "Pastor bonus" tracciato da
mons. Di Gianantonio e da note biografiche
concernenti lo stesso autore, è corredato da
preziose note sia introduttive che integrative al
diario medeˇsimo. Seguono stralci del libro storico
parrocchiale ed un'ampia raccolta di testimonianze
sulla strage del 2 maggio 1945: ben 34 sono i
testimoni, che si esprimono nel genuino friulano di
Avasinis. Sono infine elencate le 51 vittime
dell'eccidio (di buona parte delle quali sono
pubblicate le foto), non senza una bibliografia
essenziale sulla strage.
Ed è appunto il
raccapricciante eccidio il "clou" del diario: fra le
51 vittime molti erano anziani, donne, bambini in
età tenerissima (ci fu perfino una vittima di 2
anni), mentre 15 persone furono ferite: tra questi
lo stesso don Zossi il quale, ferito alla mano, ebbe
la presenza di spirito di fingersi morto per tre
ore, soprattutto quando i carnefici venivano di
tanto in tanto a controllarne il presunto decesso
colpendolo in vario modo.
Don Zossi, che era
anzitutto "il parroco", fu sostanzialmente vicino a
chi aveva scelto la Resistenza, anche se fu critico
su certi metodi di lotta che in guerriglia sembrano
purtroppo inevitabili: sta di fatto che, più volte
minacciato e addirittura messo al muro in quel
tragico 2 maggio, don Zossi non fornì agli invasori
alcuna informazione che potesse danneggiare i
partigiani (anche perchè di partigiani ce n'erano
pochi in circolazione in zona).