Gorizia (GO),
6 Maggio 2021
Oggi, 45 anni fa, alle 21 partivo, in treno da Gorizia, per la
Germania: giusto 48 ore prima che l'Orcolat distruggesse la
Nostra Piccola Patria. Ti mando la mia testimonianza: il
racconto "Il Terremoto": se hai Voglia, Tempo e Spazio lo puoi
pubblicare sul tuo Sito, magari solo la parte più significativa.
Il racconto è stato pubblicato, due anni fa, nel libro "Friulani
per Sempre".
IL TERREMOTO
(Di Giorgio Falcone - Tratto da "Friulani
per Sempre"
Seduto sul divano,
sfoglio distrattamente l’album di foto del mio viaggio in Cina.
Mi soffermo su un’immagine della Mesopotamia scattata
dall’aereo.
Il
video-registratore del mio cervello posiziona il nastro dei miei
ricordi a molti anni indietro nel tempo e lascia scorrere le
immagini.
Sono stanco e anche
un po' stressato. Di notte ho dormito pochissimo e al mattino mi
sono alzato molto presto. La sonnolenza è in agguato, pronta ad
annebbiarmi il cervello …
Un violento
sussulto mi riporta alla realtà, fuori dal limbo del dormiveglia
nel quale mi ero inconsapevolmente perso. Ecco, allora, che mi
ritrovo sul 747 del volo BA 302 diretto a Pechino.
Guardo giù
dall'oblò: stiamo sorvolando Cipro e si balla un po’. Poi,
arrivando sul Medio Oriente, cessa il fastidio della turbolenza
e si viaggia tranquilli.
Dopo un po’ di
tempo ecco, dagli altoparlanti, la voce del comandante: “We
are flying now just over Damascou on route to Kuwait City and
then to Barhain, where we aspect to land for the scheduled stop
at about eight, fifteen, PM, local time.
Dopo la Siria,
sorvoliamo il territorio iraq-eno e mi concentro sul panorama.
Dalla 24-ore prendo la Rollei Flex e scatto alcune foto della
terra sotto di noi. Riprendo, anche, l’ala e i motori dai quali
escono due scie di nebbia. Poi, dopo qualche tempo, altri
scatti: alcune immagini dell’Iraq tra i fiumi Tigri ed Eufrate.
Dagli altoparlanti,
ecco, ancora, il comandante: “Please, fasten your seat-belts,
because within few minutes we will enter in a high turbolence
zone, overflying the desert of Saudi Arabia, along the west
coast of the Persian Gulf!”.
Ascolto quelle
notizie meccanicamente e decido di aspettare il segnale acustico
e l'accensione dei displaies, prima di allacciarmi e di
prepararmi psicologicamente a quello strano ballo e alle
vibrazioni, che certe volte sembra che spacchino l'aereo da un
momento all'altro: situazioni alle quali ho fatto il "callo" da
tempo, ma che tengono sempre un po' in apprensione i passeggeri.
Il mondo sotto di
me, mi appare come una "carta geografica fisica" di piccola
scala, vedo i fiumi Tigri ed Eufrate alla loro congiunzione, a
Nord di Basrah e Abadan, che mi appaiono come due macchiette
scure, una sulla riva iraq-ena e l'altra su quella iraniana di
quella foce comune dei due fiumi che fa da confine tra i due
stati.
Dopo un po’
immagino che siamo sopra Kuwait City, che non vedo perché deve
essere proprio sotto la nostra "pancia". E giusto mentre si
accende il segnale "fasten seat-belts" e mi allaccio,
butto un ultimo sguardo a quella Mesopotamia tra i due fiumi,
che mi lascio alle spalle. Ripenso, così, a quei luoghi dove ero
stato anni prima, nel 1977, per seguire il montaggio dei nostri
impianti alla grande Cartiera di Misan, in costruzione. Rivedo,
con la memoria, la tabella che segnala il luogo della Creazione:
il sito dove, all’Inizio dei Tempi, c’era il Paradiso Terrestre.
Uscendo dalle
fantasie dei ricordi, di quella mia esperienza in Iraq, mi
ritrovo allacciato al sedile mentre sorvoliamo l’Arabia Saudita,
dentro il "terremoto" della turbolenza che sballotta su e giù
l'aereo e che lo fa vibrare e scricchiolare paurosamente.
E in quel
sussultare, allacciato al sedile, mi viene in mente il terremoto
del Friuli. E mi viene in mente il territorio dell'Eden di Misan
che avevo sorvolato pochi minuti addietro. Qualcuno dirà: “Ma
che senso ha ricordare insieme queste due regioni della terra
così lontane tra loro? Che nesso c'è tra il terremoto della
turbolenza e le scosse sismiche di anni prima?”.
E il nesso c'è,
eccome! Questa breve notte tra l'11 e il 12 maggio 83 mi fa
venire in mente quella tra l'11 e il 12 maggio del 1976! Al mio
ritorno a casa dopo giorni di angoscia per ciò che era successo
nel Friuli 5 giorni prima, tra il 6 e il 7 maggio! Guarda caso,
in quella stessa data, come oggi, tornavo a casa da Ravensburg
in Germania, via Austria e Jugoslavia, in treno, lungo la linea
"Transalpina".
A Ravensburg, io e
il mio collega Carlo, avevamo portato a termine le trattative
tecnico commerciali e avevamo acquisito l'ordine per la
realizzazione di un grande impianto in Iraq: il progetto Misan.
Eravamo partiti il
4 sera, in treno per la Germania, avevamo percorso intorno alle
23 il tratto Udine Tarvisio. Io e l’amico, in attesa di
espletare le formalità doganali alla frontiera, non ci eravamo
ancora sdraiati sulle cuccette, per dormire. Passeggiavamo nel
corridoio del vagone e commentavamo il panorama notturno del
paesaggio che ci correva via nell'ovattato sferragliare del
treno.
Mentre
attraversavamo Tarcento dicevo a Carlo: “Che periodi felici ho
vissuto da piccolo, lassù, tra le case di quel borgo, che vedi
stagliarsi come un’ombra cinese sulla collina, intorno a quella
torre. Quel villaggio è Coia e quella silouette frastagliata che
c’è dietro è la Catena dei Monti Musi.”.
Poi, mentre
attraversavamo Artegna, Gemona, Venzone, Carnia ci dicevamo:
“Che atmosfera dolce e di pace, che serenità emanano questi
paesetti di case antiche fatte di pietra, col "Fogolar", con
poche luci ancora accese alle finestre e nelle strade. Sembrano
Presepi!”.
Chi avrebbe
immaginato che due notti dopo, quel mondo sarebbe stato
sconvolto. Chi avrebbe immaginato che due notti dopo, quei ponti
e viadotti, sui quali transitavamo, avrebbero sorretto solo
pochi treni dopo il nostro, prima di crollare. Quanta gente, che
in quella notte "dei Presepi" dormiva serena, non si sarebbe più
svegliata due notti dopo!
E così ricordo che
il giorno 6, dopo quasi due giorni di trattative con i
partners tedeschi e il cliente iraq-eno, avevamo siglato
l'accordo. Ricordo, poi, che avevo inviato in ditta un telex per
informare il titolare dell'esito favorevole dei colloqui e che
ci saremmo fermati qualche giorno per accordarci su argomenti
tecnici e di programmazione del lavoro da svolgere nel prossimo
futuro. Si doveva inoltre festeggiare l'avvenimento con una
grande cena di gala organizzata per il 7 sera nel panoramico,
lussuoso ristorante "Sonnenberg" sulla collina di quella
località nei pressi del lago di Costanza.
La mattina di quel
7 la tragica notizia! Al ritorno in ufficio i responsabili del
progetto ci vengono incontro mesti e preoccupati e ci spiegano,
chiaramente nella loro lingua, di aver appreso da notizie ancora
frammentarie di un disastroso terremoto in alta Italia, tra
Trieste e Venezia, che è stato sentito fino nel Nord della
Germania. Ci dicono di aver saputo da fonti ancora non
confermate, che arrivano ai giornali e alle emittenti
radiotelevisive, per lo più a mezzo dei radioamatori, che ci
sono molti morti e ci invitano a telefonare subito alle nostre
famiglie.
Nella disperazione
più nera cerchiamo di farlo ma tutti i collegamenti sono saltati
e fino a tarda sera non riusciamo ad avere notizie. Poi
finalmente, via telex, la segretaria della nostra ditta ci
comunica che a Gorizia non ci sono problemi, ma solo grande
paura per le scosse che ancora continuano.
Andiamo allora alla
grande cena. Ma lì ci va tutto il mangiare per traverso! Il
caviale, il salmone, le pietanze al tartufo, l'aragosta: ci
sembra tutto come pasta e fagioli. Gli altoparlanti che di
solito diffondono, nelle salette e nei saloni ristorante,
rilassante musica in sordina, questa volta fanno sentire notizie
tragiche in italiano. Per un doveroso senso di solidarietà verso
noi, ospiti italiani, hanno sintonizzato la radio sull'emittente
di Stoccarda che trasmette in italiano le notizie per i nostri
emigranti, che sono numerosi nel Baden Wuertenberg. E così,
mandando giù un boccone dopo l'altro, senza capire cos’era, la
serata è passata a inghiottire saliva e magoni, e a pulirsi gli
occhi e il naso, sentendo la lunga lista dei paesi distrutti e
dei morti finora contati, già dell'ordine delle centinaia per
ogni paese maggiormente disastrato. E nel sentire i nomi di quei
paesi, me li rivedevo sfilare dai finestrini del treno come
presepi di cartapesta distrutti per sempre. E pregavo per quella
gente, che mentre mangiavo, era lì a soffrire in attesa della
morte certa, sotto quelle macerie che non sarebbero mai state in
tempo rimosse.
E così, ricordando
il ritorno a casa, attraverso la inusuale linea della
"Transalpina" potevo rivedere, dopo tanti anni, la Stazione
Montesanto dal lato jugoslavo e lì, a un metro dal fianco del
vagone, fermo per le formalità doganali, la rete di confine. Al
di là della Cortina di Ferro, la mia Gorizia, nel Mondo
Occidentale! Da lì, nel giro di mezz’ora, avrei riabbracciato i
miei cari, al risveglio da quel sonno "da incubi da scosse", nel
letto della nostra auto parcheggiata in piazza.
Quanti baci, quanti
abbracci, quante cose da raccontarsi una volta risaliti in casa,
in quel lieve galleggiare sulle onde sismiche di assestamento,
nel tintinnio del lampadario a gocce e dei cristalli nella
vetrinetta!
Lucilla mi dice che
la signora Pina ha perso un figlio, Alpino della Julia, nel
crollo della Caserma di Gemona. Lì sono morti tanti giovani di
leva della Classe ’56.
Vorrei urlare tutta
la mia rabbia contro chi ha causato quell’immane tragedia, ma mi
trattengo. Però, dentro di me, grido: “Friulani, non perdiamo le
nostre tradizioni! Non perdiamo la nostra identità! Ricostruiamo
in fretta la nostra Piccola Patria!”.
Uscendo dal torpore
di tanti miei ricordi, uno dentro l’altro, ecco di nuovo laggiù
la terra: è il panorama del Golfo Persico, nella luce del
crepuscolo, che viaggia lentamente in retromarcia a 900
chilometri all’ora.
E così durante quel
volo BA 302, diretto a Barhain con destinazione Cina, avevo
rivissuto un pezzo della mia vita, visionando il "nastro dei
ricordi", stimolato dalla turbolenza in volo e dall'Eden di
Misan visto dall'oblò. "Nastro" che rimettevo in "pause"
nel mio salotto.
Riflessioni, per un
mio eventuale intervento, in occasione della presentazione del
libro Friulani per Sempre a Chiopris Viscone, il paese di Gaia:
Quel 6 maggio 1976
è stato, per me, un giorno di grande soddisfazione, dal punto di
vista professionale: avevo siglato un contratto! Dal titolare
della mia ditta avevo avuto “carta bianca” per le trattative,
potevo decidere io quali sconti fare o forniture aggiuntive a
favore del cliente. Il progetto, la specifica tecnica, tutta in
inglese, un tomo come un messale, e tutti i prezzi erano opera
mia. Si trattava di vendere, insieme a un partner tedesco, gli
impianti per la realizzazione di una grande cartiera in Iraq, da
completare entro i due anni successivi, nell’area fertile tra il
Tigri e l’Eufrate. Un grande stabilimento industriale da
realizzare nel luogo dove all’inizio dei tempi c’era il Giardino
dell’Eden.
Quel giorno il
Destino è stato benevolo con me e soprattutto per la “mia”
ditta: lavoro assicurato per due anni. Purtroppo quel 6 maggio
1976, per tanta povera gente, il Destino si è travestito da
Killer … e ha fatto una strage!
Vorrei esprimere a
Gaia Rossella Sain il mio personale ringraziamento per la sua
bravura e il suo entusiasmo.
E’ grazie a questa
straordinaria giovane donna se il progetto editoriale Friulani
per Sempre “è venuto alla luce”. I racconti di noi autori
sarebbero rimasti “sogni nel cassetto”.
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