ALLA GENTILEZZA DI CHI LA RACCOGLIE
La tragica storia di Giulio Cargnelutti, deportato a
Buchenwald, raccontata dalla figlia Raffaella
L’autrice Raffaella Cargnelutti dialoga con Marco Balestra, presidente ANED
di Udine
Benvenuto della Dott.ssa
Antonella Ottogalli...
ESTRATTO
...introduzione musicale con gli occhi a mandorla di Cinzia e letture di Giacomo Trevisan...
ESTRATTI
...interventi di
Marco Balestra, presidente ANED
di Udine
ed i racconti dell'autrice del libro Raffaella Cargnelutti...
Se un uomo non perde
educazione e speranza nemmeno nel momento della disperazione
significa che il suo animo è davvero grande. Giulio Cargnelutti, il
giorno che fu catturato dalle SS a Tolmezzo, un lontanissimo 20
luglio 1944, fu sbattuto su un vagone diretto in Germania, a
Buchenwald. Era un tenente dell’esercito italiano, aveva una giovane
moglie che lo aspettava a casa con una bimba piccola da accudire e
il suo unico pensiero correva a loro. Da quel vagone Cargnelutti
lanciò una lettera sul binario, nella speranza che qualcuno la
raccogliesse. L’intestazione di quella busta recitava cosí: “Alla
gentilezza di chi la raccoglie”. Cargnelutti non aveva tempo, era
disperato, ma non perse l’educazione nello scrivere quelle sei
delicatissime parole. E la sorte lo premiò, facendo arrivare a
destinazione quella busta... |
...una panoramica
traversale del "salone conferenze" della biblioteca...
...dove sono continuati i vari
interventi...
...seguiti con grande interesse dal pubblico presente...
...al
pianterreno era allestita
una mostra
sulla tragedia
vissuta da Giulio Cargnelutti internato a Buchenwald...
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Cargnelutti, ricordi di Buchenwald - Lo scultore friulano Giulio
Cargnelutti, all'età di 32 anni, il 31 luglio del 1944 venne fatto salire
dai tedeschi sul treno diretto al campo di concentramento di Buchenwald. Dal
vagone, a bordo del quale viaggiò da Udine fino alla città tedesca, Giulio,
all'altezza della Stazione Carnia, lanciò una lettera che
riportava, sulla
busta, la dicitura “Alla gentilezza di chi la raccoglie”: un appello alle
signore volontarie che, per sostenere le famiglie dei deportati,
recapitavano le missive ai destinatari. “Genia”, giovane moglie di Giulio,
fu in qualche modo rassicurata dalla lettera del marito che, tuttavia, non
sapeva quali fossero le atrocità che avrebbe vissuto sulla sua pelle a Buchenwald. Ma da lì fece ritorno, circa un anno dopo. Distrutto, provato
dalla prigionia e da quanto le più tristi pagine di storia riportano. Una
prigionia, quella di Cargnelutti, documentata da un taccuino realizzato
dallo stesso artista con mezzi di fortuna quali lapis, carboncini,
sanguigne: una serie di ritratti dei compagni di prigionia disegnati sul
retro dei fogli recuperati dai registri dei militari tedeschi e raccolti in
una sorta di libricino tascabile la cui copertina è in metallo, lo stesso
usato per costruire le armi dei nemici. Il taccuino, consegnato da Giulio
alla sua famiglia, insieme con la lettera “Alla gentilezza di chi la
raccoglie” conservata dalla moglie “Genia”, a una serie di pannelli che
raffigurano i ritratti disegnati da Giulio, alle musiche di Brown and the
Leaves (nome d'arte del nipote Mattia del Moro) e all'imminente uscita del
libro a cura di Raffaella Cargnelutti, fa parte di un ampio progetto avviato
in questi giorni, sostenuto dalla Presidenza del Consiglio regionale,
dall'Associazione nazionale ex deportati e dalla fondazione Crup e di cui,
ideatrice e autrice, è la stessa figlia di Giulio, Raffaella, il cui padre,
morto nel 2007 a 95 anni, voleva tenere in vita il ricordo dei tragici fatti
legati all'olocausto, come monito alle nuove generazioni. Il progetto, che
prevede una mostra e un libro, si chiuderà a Buchenwald, con la consegna del
taccuino da parte della famiglia Cargnelutti al Museo del campo di
concentramento.
(Il
Gazzettino di Sabato 31 Gennaio 2015)