Filologica a congresso:
“Giù le mani dalla nostra Autonomia”
(di
Nicola Cossar -
Messaggero Veneto del 28/09/2015)
«Qui dentro, al congresso della Società filologica friulana, siamo tutti a favore dell’autonomia della nostra Regione: non è in discussione, né per noi lo è mai stata. Ma dico a quei politici che questa specialità vogliono cancellare: il discorso della liquidazione della Regione lasciatelo fare a noi, che abbiamo titolo per farlo. Nessuno può pensare seriamente di delegare la soluzione delle nostre questioni a chi viene da fuori, sperando che faccia il nostro bene. Vengano in Filologica, vengano a confrontarsi con quasi un secolo di lavoro per la lingua, la cultura, l’educazione, l’insegnamento e la difesa dell’identità friulana condivisi con tremila soci».
Federico Vicario, presidente della benemerita istituzione culturale che ieri a Zoppola celebrava il suo congresso, ha voluto centrare il proprio intervento sul senso dell’identità e dell’autonomia del Friuli Venezia Giulia mandando un fortissimo e ineludibile messaggio al mondo della politica, in tutte le sue declinazioni e appartenenze, affinché questa identità sia anzi allargata e difesa con le “armi” della scuola, dell’università, dell’ambiente e dei beni culturali, «come hanno fatto trentini e sudtirolesi negli ultimi sessant’anni».
In sintonia con lui, anche se con una lettura necessariamente piú politica, ma egualmente preoccupata, il presidente della Provincia di Pordenone, Claudio Pedrotti: «È un momento cruciale per l’identità, sorella dell’autonomia. Parlo da pordenonese: il nostro ruolo e il nostro peso devono cambiare in questa regione i cui la nostra potenza economica è poco considerata, se non addirittura disconosciuta». Allora? «Allora bisogna scendere in campo: a giorni convocheremo gli Stati generali, per ribadire le nostre convinzioni e presentare le nostre proposte per un Friuli Venezia Giulia che finalmente rispetti gli equilibri, la storia e le peculiarità del territorio. È finita l’epoca dell’individualismo, il nostro futuro passa attraverso la capacità di essere uniti in un grande progetto. O per la nostra identità sarà finita».
Il pur importante momento culturale del congresso - come la presentazione del magnifico numero unico “Sopula”, 900 pagine con i contributi di 50 studiosi coordinati da Pier Carlo Begotti e Pier Giorgio Sclippa, l’excursus storico di Alberto Cassini, la “lectio” di Giuseppe Mariuz su Pasolini e Zoppola - ha lasciato le luci piú forti della ribalta a una riflessione etica e politicamente alta come da tanto tempo non si ascoltava in Filologica. Vicario è partito dalle elezioni di ieri in quella Catalogna chiamata a eleggere il proprio Parlamento, un voto decisivo perché l’argomento vero in discussione era e rimane l’indipendenza dalla Spagna. «Ne parlo - ha precisato Vicario - non certo per fare discorsi indipendentisti, ma per segnalare che fuori di qui qualcuno pensa di andare avanti con un percorso di devoluzione di funzioni e competenze sempre nuove dallo Stato centrale, mentre noi intanto stiamo cercando di resistere e difendere quel che abbiamo e che altri tentano di erodere e portarci via pian piano con la diminuzione dei trasferimenti». È dunque necessario disegnare nuovi orizzonti anche al fare politica in questi momenti cruciali. Il desiderio (e l’appello) del presidente della Filologica è quello di vedere tutti i nostri politici e amministratori (la Regione era rappresentata dall’assessore alla cultura Torrenti e dai consiglieri Liva e Zecchinon) «impegnati in un percorso di allargamento dell’autonomia regionale che poggi - come si è detto - su scuola, università, ambiente e beni culturali. Queste sono le vere priorità del nostro territorio, per il Friuli e per Trieste. Questo dovrebbe essere il nocciolo del dibattito politico, non certo la ricerca di un modo per barattare la liquidazione dell’autonomia regionale per ottenere un trattamento favorevole a questa o a quell’altra realtà, perché friulani e triestini sono figli di Tiziano Tessitori, il padre della Regione autonoma che è stato anche un grande presidente della Filologica. Ancora Vicario con forza: «Se non riusciremo a fare squadra tra Friuli e Trieste, per salvare la Regione così com’è l’unica soluzione sarà trovare una nuova articolazione del territorio, paritaria - e sottolineo paritaria -, dove nessuna parte sia subordinata a un’altra, consentendo finalmente a ognuno di essere padrone in casa sua». L’alternativa sarebbe una macroregione con il Veneto (Trento e Bolzano non ci staranno mai...), «accontentandoci di avere Udine capitale della Piccola Patria, come sotto Venezia, e Trieste abbandonata al suo destino e ai suoi non pochi problemi». Allora che si fa di fronte a questo vento di smantellamento che viene da lontano? «Allora, giú le mani dall’autonomia! Il nostro futuro - Vicario ne è convintissimo - lo dobbiamo decidere noi. Non possiamo e non dobbiamo delegare scelte vitali ad altri, sperando poi che facciano il nostro bene».