Il
Friulano di Notre Dame!
(Daniel Vezzio)
Sicuramente tra le maestranze che
hanno restaurato la basilica Notre Dame di Parigi dei
discendenti di pichepieris friulani erano presenti, ma molto
più emblematico è Renato Saleri, il figlio di Dorina Lunazzi
di Verzegnis, lui è stato un protagonista importante.
Renato è un architetto
molto particolare, infatti, è uno specialista - tra l’altro
- di euristiche generative per la fabbricazione digitale di
morfologie architettoniche e urbane, ed é un esperto ultra-confermato della tecnologia digitale nel campo
dell'architettura.
Renato, al di là degli
strumenti tradizionali utilizzati dagli specialisti
coinvolti, ha progettato dei
dispositivi che hanno permesso di aiutare gli architetti di
Notre Dame durante le fasi di progettazione, realizzando dei
modelli virtuali di parti della cattedrale dopo l’incendio
con l’aiuto di un cablecam modificato da lui, carico di
apparecchi fotografici e altri sofisticati sensori,
permettendo di avere a disposizione delle repliche digitali
in 3 dimensioni estremamente dettagliate delle zone sulle
quali effettuare i restauri previsti… va ben, mi fermo qui
perché diventa sempre più complicato.
Quello che vi posso dire
che il suo lavoro di rilevazione tra le rovine di Notre
Dame, lo ha fatto anche pilotando droni sofisticati e con
acrobazie da scalatori; avendo assistito ad una sua
conferenza video alta definizione, ho potuto visitare la
carpenteria della basilica detta la ‘’foresta’’, molto prima
che fosse ricostruita, sono cose da fantascienza, è stato
impressionante, mi sono trovato virtualmente fra le
capriate, sospeso nel vuoto vertiginoso!
Renato l’architetto, è il
nipote di un muratore emigrato in Francia diventato
impresario, buon sangue non mente mai, soprattutto fra i ‘’gnaus’’
di Verzegnis! Gnaus è il soprannome familiare degli abitanti
del luogo, Renato sul suo sito web indica che parla
friulano, tra le altre lingue, questo è abbastanza raro per
essere sottolineato.
Dopo le
rilevazioni-progettazioni di Renato ci sono voluti cinque
anni e mezzo di lavoro per i restauri, ma finalmente, in
questi giorni la cattedrale di Notre-Dame si prepara a
riaprire le porte al pubblico, ai fedeli ed ai numerosissimi
turisti del mondo intero.
Per questa ricostruzione
sono state spese diverse centinaia di milioni di euro, e ci
sono migliaia di mani di operai, artigiani, che hanno
lavorato con attrezzi e metodi del medioevo.
A più di cinque anni dal
devastante incendio del 15 aprile 2019, la cattedrale di
Notre-Dame è pronta ad accogliere il pubblico, avevano
previsto di far pagare l’entrata ma le autorità
ecclesiastiche hanno rinunciato…il Dio Palanca non è stato
adottato.
Il Presidente francese
Emmanuel Macron ha visitato la cattedrale, per un ultimo
sopralluogo prima della riapertura al pubblico, ha
distribuito complimenti a destra e manca, nessuno ci credeva
che sarebbe stato fatto in cinque anni, nel medioevo
occorrevano due o tre secoli, ma è vero non c’era Renato da
Verzegnis con i droni! Per le travi, capriate, della
‘’foresta’’ sono stati utilizzati 2.000 alberi di rovere o
quercia, alcuni pluricentenari e di dimensioni eccezionali.
Secondo alcune fonti
affidabili, dopo il disastro, sono stati raccolti non meno
di 843 milioni di euro in donazioni. Ci sono state due fasi
di consolidamento e restauro che sono costati 700 milioni di
euro, il resto dei fondi sarà utilizzato, per restaurare le
facciate e la sacrestia, questo a partire dall'inizio del
2025.
Le offerte-donazioni
provengono da 340.000 donatori diversi, la maggior parte dei
quali francesi ma in totale, quasi 150 Paesi tra cui anche
il Friuli, hanno partecipato alla raccolta fondi, con un
apporto di ben 60 milioni di euro, più della metà
provenienti dagli Stati Uniti.
Queste cifre astronomiche
hanno permesso all’ente ‘’ Rebâtir Notre-Dame’’ di radunare
circa 2.000 professionisti falegnami, carpentieri,
scalpellini, pichepieris, ponteggiatori, ecc. per restaurare
questa straordinaria cattedrale, probabilmente, molti sono
di origine Friulana, come il nostro Renato di Verzegnis, il
cui contributo è stato basilare per la ricostruzione
praticamente all’identico dato che non c’era più nulla e
c’era tutto da ridisegnare partendo - tra l’altro - dai
rilievi fatti con il drone o con il suo « cablecam »
attrezzatissimo, ma questo nessuno lo sa, salvo noi friulani
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