Cerimonie italiane in Francia per il
4 novembre
Francia
Lione-Chambéry - L’associazione DACI (Discendenti degli
ex-Combattenti Italiani) sotto gli auspici del Console Generale
d’Italia dottoressa Chiara Petracca ha realizzato le cerimonie
del 4 novembre spostate al 9 novembre.
Le città di Chambéry e
Lione hanno il privilegio, e l’onere, di prendersi cura dei luoghi dove
riposano soldati italiani morti in terra di Francia durante la
terribile Grande Guerra.
Il 9 novembre a Lione,
erano numerose le bandiere italiane e francesi, unite nel ricordo
del sangue sparso dai nostri soldati; fratelli di sangue, in effetti
è stato il sangue di giovani italiani, a unirci, erano i compagni
dei nostri nonni.
La DACI non vuole e non
può dimenticare queste croci, diverse autorità hanno spiegato il
perché della presenza di queste tombe, così lontane dal fronte,
erano soldati della seconda armata,130.000 uomini, del Generale
Albricci, chiamati in Francia per ricambiare l’aiuto delle truppe
francesi venute a sostegno degli italiani verso il Monte Grappa,
Monte Tomba, era nel 1917 dopo il disastro di Caporetto.
I morti di Lione e
Chambéry erano soldati feriti sulla Marna a 500km al nord-est di
Lione, per essere più precisi nei dintorni di Bligny, un paesino di
100 anime, ma con cimitero italiano di 4000 caduti!
Su queste colline, dove si
produce lo champagne, il vino delle feste, in un solo giorno si
cancellarono 9000 italiani, era il 15 luglio 1918, ma chi può
dimenticare?
I nostri alfieri portano
il cappello dei loro nonni, alpini, bersaglieri questi nonni avevano
salvato la ‘’ghirba’’, ma sofferto l’inferno nelle trincee o della
prigionia.
Durante la cerimonia,
l’emozione fu molto forte quando si evocò il nonno di un alfiere, si
chiamava Loreto Venditti lo abbiamo trovato al Sacrario militare di
Pocol-Cortina d’Ampezzo, ma il suo amico Vincenzo Tersigni è sepolto
qui a Lione, entrambi erano di Sora-Frosinone, l’alfiere nato e
cresciuto in Francia porta la bandiera italiana per ricordare questi
soldati ‘’compaesani’’.
La commozione salì
ancora, rammentando la vita di Giuseppe Oioli che al rientro dalla
prigionia negli anni 1920, venne in Francia, sua figlia era tra il
pubblico presente… come si può dimenticare se figli o nipoti di
caduti sono presenti al cimitero?!
Rammentare questi nomi,
questi fatti, fanno meglio capire la necessità di conservare la
Memoria, coltivare l’Unità d’Italia, ed il valore delle Forze
Armate.
Il giovanissimo
trombettiere pronipote di soldati francesi ed italiani, ha suonato
al mattino, gli inni di Mameli, la Marseillaise, e l’Inno alla Gioia
al Carré des Italiens (riquadro italiano), poi al pomeriggio alla
Necropoli Nazionale della Doua, per la cerimonia Interalleati, fra
le tombe di migliaia di caduti, francesi, italiani, polacchi,
inglesi, belgi ecc. il ragazzo é un simbolo vivente.
A Lione la DACI segue
fedelmente l’esempio del presidente Mattarella per rispettare i
caduti, le Forze Armate e l’Unità d’Italia, lo faremo ancora!
Danilo Vezzio /Presidente
DACI |