«Friuli, la
Regione punta sulla Filologica»
(Nicola Cossar -
Messaggero Veneto del 30 settembre 2013)
VALVASONE. Il futuro della Filologica ha i capelli ricci e soffici
nascosti sotto un fiero berretto. Il futuro della Filologica si
chiama Elia, ha 3 anni ed è il più giovane socio della quasi
secolare e benemerita istituzione culturale friulana che ieri è
tornata nella magnifica Valvasone – dove mancava dal 1979 – per
celebrare il suo novantesimo congresso. Un numero che non fa paura:
non soltanto per delizioso siparietto regalatoci da Elia Pasutto,
salito sul palco con mamma e papà per essere premiato dal proprio
sindaco.
Ma anche per la
benedizione dell’assessore regionale Torrenti nell’enunciare le
linee della sua politica linguistica e perché ieri ci è parso di
capire che esiste in modo inequivocabile – finalmente –
un’orgogliosa e trasversale consapevolezza che il futuro si
costruisce soltanto facendo gruppo, squadra, famiglia oseremmo dire,
(ri)costruendo un modello di civiltà su radici culturali fatte
certamente di lingua, costumi e tradizioni, ma anche vivendo
pienamente il presente e trasmettendo (come fanno i genitori del
baby-socio) una visione del mondo frutto di valori senza età, di uno
spirito identitario libero, aperto e forte.
Un messaggio che profuma
di pulito e che va molto oltre le ideologie per mandare un segnale
urgente al mondo alieno della politica (visti anche gli scenari
nazionali tragicomici di questi giorni).
Quale Filologica? Per Federico Vicario questo è stato il primo
congresso da presidente della Filologica. Misurato, preciso ed
essenziale, nel suo intervento ha messo al centro il cuore della
Filologica e la perenne gratitudine per i tremila soci e per chi ha
avuto prima di lui l’onore e l’onere di guidare la SFF (affettuoso e
applaudito il riferimento a Lorenzo Pelizzo, instancabile timoniere
per 12 anni).
Vicario ha proposto una
riflessione sul progetto della Regione per la politica linguistica,
centrato su due punti: la scuola e i soggetti impegnati nella
promozione della lingua e della cultura friulane.
«È dagli anni Quaranta, con Marchetti, che la Filologica si occupa
della formazione degli insegnanti in servizio – ha ricordato il
presidente –. Quest’anno ne abbiamo preparati ben 500 su lingua,
didattica, storia, tradizioni e musica».
E poi i ruoli: chi fa
cosa? Vicario: «Torrenti ha sottolineato l’importanza dell’Arlef per
la sua funzione di programmazione della politica linguistica, ma
soprattutto ha confermato che la Società Filologica Friulana rimane
il soggetto centrale di questa partita, con la sua struttura, con i
suoi collaboratori, con le decine di volontari impegnati sul
territorio, con i suoi oltre tremila soci, con la qualità e la
continuità delle sue iniziative: corsi pratici, pubblicazioni di
qualità, collaborazione con associazioni ed enti espressione della
comunità friulana, ma anche collaborazione con le altre comunità
linguistichee, partecipazione a progetti europei. Noi ci siamo!».
Oltre la politica.
Nell’affollato auditorium delle scuole medie non c’è spazio per le
retorica, neanche dietro le quinte. Gli schieramenti e le visioni
politiche magari sono diversi, ma a Valvasone si è andati oltre la
politica: il sindaco Markus Maurmair, l’assessore provinciale di
Pordenone, Stefano Zannier, il suo collega udinese Beppino Govetto,
il consigliere regionale Gino Gregoris e il presidente di Friuli nel
Mondo, Piero Pittaro, sono sembrati un coro intonato e
orgogliosamente innamorato delle proprie radici, tutti pronti a
difendere il prezioso tesoro della Filologica da qualsiasi accusa di
ente inutile, anzi a promuoverla e a sostenerla ancora di più.
Un impegno che si è
allargato poi all’economia (Gregoris) e ai nostri talenti che
lavorano all’estero e trovano sempre il tempo per fare friulanità
più di noi e fondare addirittura nuovi fogolârs (Pittaro). Tutto è
legato insomma, ma in tempi difficili da leggere e da vivere come
questi – si è detto – dobbiamo fare squadra e costruire il nostro
futuro sulle basi solide di un’appartenenza e di una visione che il
friulano forse ha più di altri. Non perché si sente migliore, ma
perché è finalmente orgoglioso della propria storia a delle proprie
radici. Parlare la propria lingua (in tutte le sue declinazioni)
conoscere e far conoscere la propria cultura, le tradizioni, la
storia (puntualmente documentate nel Numar unic: quello su Valvasone
è stato curato da Pier Carlo Begotti e Paolo Pastres). Essere
friulani nel mondo senza perdersi: la sfida del futuro è proprio
questa.
La meglio gioventù. Il
futuro vuole e deve essere giovane, in Filologica, in Friuli, e
oltre. I segnali da Valvasone sono chiari: con il piccolo Elia, che
in casa e fuori parla il suo friulano, con le magnifiche note del
maestro della fisarmonica di Paolo Forte, con i premiati del
concorso Luigi e Andreina Ciceri (presentati da Giulia Scodellaro):
Lorenzo Casadio, Enrico Minati e Tania Borta. Giovani di oggi e di
ieri. Accanto alle memorie di monsignor Ferruccio Sutto, sono semi
di cultura, di identità, di speranza. Per tutti. |