Friuli e Slovenia: radici
millenarie e un futuro insieme
(di Nicola Cossar -
Messaggero Veneto del 27 maggio 2013)
TOLMINO. In riva all’Isonzo, a due passi dalle Alpi Giulie, radicati
in una storia comune più che millenaria, dai proto-veneti ai Romani,
dai Longobardi al Patriarcato di Aquileia, dagli Asburgo alla
tragedia dei due conflitti mondiali. Uniti da percorsi, da incroci
di esistenze scandite anche dal lavoro, dall’arte, da lingue che si
incontrano senza scontrarsi perchè sanno capirsi (una parola madre
formidabile: Krn), di culture che sanno con-vivere perché le
lega qualcosa di straordinario - e per certi versi esemplare - che
viene dal basso, dal rispetto e dalla quotidianità dei popoli, e non
dai trattati. Così, ieri a Tolmino, nella sua magnifica e verdissima
valle, Friuli e Slovenia si sono riabbracciati con la complicità
della Filologica, che ha deciso di venire a festeggiare qui la
Fraie de Vierte proprio per rinsaldare quei vincoli già così
forti.
Dopo la messa in sloveno
- con una delle lettura in friulano scandita dalla voce di Eddi
Bortolossi - nella bella chiesa dell’Assunta, dove fa bella mostra
di sé una splendida tela della bottega di Giandomenico da Tolmezzo,
ci si è spostati nel vicino cinema-teatro.
Perché a Tolmino? «Per
riaffermare il senso della comunità che ci unisce, per aprirci
ancora di più agli altri forti di belle esperienze in comune, come
il progetto Interreg Educa, firmato con lo Slori», ha
precisato il nuovo presidente della Sff Federico Vicario. Se il
primo intervento storico è stata splendidamente curato dal professor
Silvester Gaberšček, con excursus precisi e affascinanti, e
ricchi di informazioni transfrontaliere, ci ha colpiti molto
l’intervento del sindaco di Tolmino, Uroš Brežan, semplice e
chiarissimo: «Siamo qui a ricordare e cementare un’amicizia antica,
ma siamo qui anche per parlare dell’oggi e di un un domani
condiviso. Costruito anche sul grande progetto europeo della
ciclovia, che porterà appassionati delle due ruote da tanti Paesi:
un’occasione di sviluppo per la nostra valle, per il Carso e per il
Collio friulano».
Giorgio Torrenti, che
conosce bene queste valli, la loro storia e la loro cultura,
stavolta non è tornato come motociclista (in sella alla sua Yamaha
1300), ma come nuovo assessore regionale alla cultura, «per ribadire
l’attenzione l’interesse con cui io e l’intera giunta Serracchiani
seguiamo il benemerito lavoro della Filologica».
L’altra parte storica è
stata svolta da Damjana Fortunat Černilogar, direttrice del Museo di
Tolmino, che si è soffermata sulla rivolta dei tolminotti di 300
anni fa, una sollevazione quanto mai vasta, che giunse fino a
Gorizia e Duino e che si concluse sanguinosamente proprio a Gorizia
con l’esecuzione di 11contadini e l’imprigionamento di molti altri
che protestavano contro l’aumento delle tasse su vino e carne, a
fronte di raccolti miseri e della pestilenza.
Poi, prima del saluto
musicale, corale e coreutico (gruppo Razor) dei padroni di casa, la
parte più friulana, con la consegna degli attestati ai (benemeriti)
maestri di lingua e cultura e con la premiazione dei ragazzi - «la
magnifica speranza della Filologica» - vincitori dei concorsi di
traduzione dal greco, dal latino e dall’inglese. Le due giurie,
presiedute dai professori Stefano Perini e Gottardo Mitri, hanno
premiato Nicoletta Bressa (liceo classico Leopardi Majorana di
Pordenone), Valentina Martinoia e Massimiliano Ghiro dello Stellini
di Udine, Giulia Venturni di Gemona (Percoto di Udine) e Michela
Zuliani di Basiliano (idem).
Lingue e generazioni che
si incontrano in amicizia, come quella che lega Paolo Viola e Bruno
Bensa: il primo scrive racconti in marilenghe per Isonzo/So›a,
il secondo li traduce sulla stessa rivista. Radici comuni, orizzonti
comuni. Di pace. |