A
Dolegna batte il cuore di un popolo
(Ilaria Purassanta –
Messaggero Veneto di 8 Aprile 2013)
Le bandiere con l'aquila d'oro su campo blu garriscono al vento, a
Dolegna del Collio, segnalando,
ieri
mattina, il percorso fino alla cooperativa agricola di Lonzano dove
si celebra la Patria del Friuli e la sua ricorrenza fondativa, 936
anni dopo. Centinaia di persone e numerose autorità si ritrovano
infatti nella frazione dolegnese per ricordare quel lontano 3 aprile
1077, quando il patriarca Sigeardo fu nominato duca del Friuli
dall'imperatore Enrico IV, ottenendo così il potere di autogoverno
della regione.
Dietro l'altare, nel
capannone della cooperativa, si stagliava i gonfaloni delle tre
Province di Udine, Gorizia e Pordenone, enti promotori dell'evento
insieme con il Comune di Dolegna, la Pro Loco, Istitût Ladin
Furlan Pre Checo Placerean, con la partecipazione di Regione,
Arlef, delle tre diocesi, dell'Università, della Filologica e
dell'Ufficio Scolastico regionale. Al termine della messa in
friulano, si rilegge la storica bolla imperiale di Enrico IV, che
segnò la nascita del principato ecclesiastico di Aquileia, feudo
diretto del Sacro Romano Impero. «Da quel momento -ricorda nella sua
omelia monsignor Adelchi Cabass, vicario generale del’Arcidiocesi di
Gorizia, che officia con i rappresentanti delle diocesi di Pordenone
e Udine - sulla carta d'Europa la nostra gente ha ricevuto dignità
di popolo».
Un patrimonio linguistico
e culturale che non va disperso, ma coltivato anche oggi, il monito
lanciato dalle autorità. A partire dai banchi di scuola, non
dimenticando proprio la nascita dello stato patriarcale, avvenimento
ignorato, invece, nei libri di testo. Dal presidente dell'Arlef,
l'Agenzia regionale per la lingua friulana, Lorenzo Zanon, arriva
una proposta concreta, «che diventerà un impegno dell'Agenzia nei
prossimi mesi», dopo le elezioni: un tavolo di lavoro fra le
istituzioni, i referenti dell'Ufficio Scolastico regionale, le altre
realtà competenti in materia di istruzione per «provvedere
all'inserimento nei programmi scolastici dell'insegnamento della
storia del Friuli, colmando così una lacuna assai grave». Lacuna
stigmatizzata anche dall'assessore regionale all'agricoltura Claudio
Violino, che non risparmia una stoccata al presidente della Regione:
«Dovrei portarvi i saluti di Tondo, invece penso che porterò a lui i
vostri saluti, di quattro gatti - si rivolge in friulano ai
numerosissimi spettatori - che pensano che la lingua friulana non
sia una sciocchezza».
Il presidente della
Provincia di Udine, Pietro Fontanini, sottolinea a sua volta che
bisogna ringraziare le scuole perché sempre più docenti e più alunni
chiedono di imparare il friulano, mentre il presidente della
Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, osserva che «il senso di
comunità e le nostre radici ci renderanno più forti». «Perdere la
lingua o una tradizione - dichiara il sindaco di Dolegna, Diego
Bernardis - significa perdere parte della propria cultura e della
propria storia, ovvero i caratteri fondamentali della tipicità di un
territorio». «Il pluralismo linguistico è uno dei fondamenti della
nostra autonomia» aggiunge il presidente del Consiglio regionale,
Maurizio Franz, mentre il vicepresidente della Provincia di
Pordenone, Eligio Grizzo, rimarca l'anima friulana del suo
territorio.
Con un cartello,
appoggiato al vessillo friulano sulla parete, qualcuno protesta
contro l'ipotesi della soppressione della Provincia friulana,
motivandola così: «Cussi plui sotans di Triest». |