nuove dal friuli e dal mondo

Palazzo Belgrado in Udine, 4 Marzo 2013

presentazion dal volum
Friûl: i paîs da la memorie
di Otto D’Angelo

Erin presints:
Pieri Fontanin, president da la Provincie di Udin
Roberto Molinaro, asessôr a le Culture de Regjon FVG
Agnul Floramo, diretôr da la Biblioteche Guarneriane di S.Denêl
Gotart Mitri, curadôr dal volum
Otto D’Angelo, autôr dal volum
 



 IL SALUTO DEL PRESIDENTE PIETRO FONTANINI


...gli interventi di Molinaro, Floramo e Mitri...

          Presentazione a Udine - «Friûl: i paîs da la memorie» è il titolo del nuovo libro di Otto D’Angelo che sarà presentato lunedì 4 marzo alle ore 17, nel salone del Consiglio provinciale, a palazzo Belgrado a Udine. Interverranno Pietro Fontanin, presidente  ella Provincia, che ha sostenuto la pubblicazione, Angelo Floramo, direttore della Biblioteca Guarneriana di San Daniele e autore di un saggio presente nel libro, Gottardo Mitri, curatore del volume, e lo stesso Otto D’Angelo. Edito da Designgraf, il libro presenta oltre 240 dipinti di piazze friulane, accompagnate da commenti di Celestino Vezzi, Guido Sut, Gottardo Mitri, Adriana Miceu. Nato a Silvella, nel comune di San Vito di Fagagna, Otto D’Angelo oggi vive a Caporiacco. Diplomato pittore-decoratore, si è poi trasferito in Francia, dove ha lavorato come fumettista, a Lione e Parigi, perfezionandosi anche all’Accademia artistica della Grande Chamière, rientrando in Friuli negli anni ‘50. Ha pubblicato i volumi «Immagini di una civiltà», (1987) e «Il volto di una civiltà» (1998). Ha collaborato con le illustrazioni all’edizione del libro «I sfueis» nel 2004 e nel 2006 ha pubblicato il volume «La femine furlane».


...veduta panoramica del salone...

«Ecco il vero Friuli che non c’è più»
(STEFANO DAMIANI - La Vita Cattolica del 28 Febbraio 2013)

          Oltre duecentoquaranta paesi del Friuli, così com’erano 100 anni fa, resi come dei piccoli e sereni presepi, con una pittura ad olio che gode nel ritrarre i particolari più minuti. Sono quelli dipinti dal 1970 ad oggi da Otto D’Angelo. Ora un volume li raccoglie tutti, per raccontare ai giovani il Friuli di una volta, fatto di valori come la fratellanza, il lavoro, il sacrificio.

          D’Angelo, come ha fatto a ritrarre i paesi friulani così com’erano 100 anni fa, in base a quali fonti? - «Un po’ basandomi sulla mia memoria (ho una certa età), un po’ sentendo racconti della gente del posto, e ancora cercando foto e cartoline. Ad esempio, ho lavorato molto per individuare i “sfuei”, cioè quelle pozze d’acqua che c’erano un tempo nelle piazze dei paesi friulani. Io andavo nel paese e chiedevo alla gente se si ricordava dov’era il “sfuei”. Poi consultavo le carte topografiche dell’archivio di stato di Udine, oppure disegni dell’epoca e trovavo il posto esatto».

          Perché l’idea di dipingere un Friuli che non c’è più? - «Quando sono ritornato dalla Francia, nel 1958, ho cominciato a lavorare ad olio e ho fatto la mia piazza, quella del paese dove sono nato, Silvella. Ho portato il quadro in un’osteria perché i paesani lo vedessero. Poi, a poco a poco, anche persone di altri paesi mi hanno chiesto di fare la piazza del loro. E così ho cominciato. In seguito, poiché vedevo che c’era molto interesse ho pensato di dipingere tutte le piazze del Friuli in cui si parlava friulano».

          Questo suo interesse da cosa deriva? - «Il Friuli ce l’ho nel sangue. Io sono vissuto nella miseria: eravamo una famiglia di mezzadri, otto fratelli, per  questo mi chiamo Otto. Tutti i sacrifici che faceva mia mamma, solo per darci da mangiare, mi sono rimasti impressi. Siccome ho la fortuna di saper disegnare volevo ringraziare questa gente di una volta».

          Cos’è per lei il Friuli? - «È il “non plus ultra”. Eravamo i migliori del mondo quanto a valori: rispetto degli altri, lavoro. Nel nostro  cortile eravamo in 52 e in quei vent’anni in cui ho vissuto lì ho visto solo una baruffa. Si andava d’accordo, ci si voleva bene, ci si aiutava».

          Di quel Friuli che lei dipinge oggi cosa resta? - «Restano le chiese e i campanili, il resto è tutto cambiato. Quanto ai valori non ci sono più». Guarda con nostalgia al passato? «Non saprei. Io sono una persona istintiva, faccio quello che sento e vorrei far capire alla gente come eravamo
una volta».

          Come ha cominciato a dipingere? - «Avevo 14 anni. Il granaio della casa dove abitavamo era bianco liscio, per evitare che le pantegane si arrampicassero. Lì ho cominciato a dipingere e vedevo che facevo delle belle cose. Mia mamma si era quasi spaventata a vedere cosa facevo».

          Dei dipinti di quest’ultimo volume a quali è più affezionato? - «Forse ai primi: la mia piazza, innanzitutto, quella di Silvella». Nei suoi quadri compaiono tante immagini anche relative ai mestieri.
«Guardi, avrei quadri per fare altri 3- 4 libri. Ad esempio ho ritratto tutto quello che facevano i contadini friulani, ma anche gli altri mestieri. Non ho più niente da fare».

          Chi considera suo maestro? - «Io di maestri ne ho avuti ben pochi, non potevo permettermi di pagarli. Ho preso il diploma di decoratore per corrispondenza: di giorno facevo l’imbianchino e di notte studiavo».

          Poi si è trasferito in Francia. - «Sì, sono partito dopo la guerra, varcando il confine con lo zaino sulle spalle, da clandestino. Ci avevano radunati in un ex campo di concentramento in attesa che qualcuno che aveva bisogno di manodopera venisse a cercarci. Io disegnavo sui muri, dappertutto, così sono stato notato e sono andato a Lione in una casa editrice a fare fumetti. In Francia ho anche frequentato l’Accademia (della Grande Chaumière, ndr.), ma anche là per avere un maestro che ti seguisse individualmente bisognava pagare e io non avevo soldi. Successivamente sono tornato in Friuli e a Udine ho aperto uno studio pubblicitario. Quando mi sono ritirato ho iniziato a lavorare per una galleria di Treviso e a dipingere il Friuli».

          Compirà presto 90 anni.- «Sì, il 28 luglio».

          È contento della sua vita? - «Io? Altro che. Sono riuscito a fare tutto quello che desideravo. E poi, pensi, una povera persona come me, nata in tanta miseria, che fa cinque libri e ogni pagina è un quadro: come non può essere contenta?».

 
...Otto D'Angelo mentre racconta la sua vita ed i suoi lavori...

...più tardi, mentre sullo schermo venivano proiettati alcuni lavori di Otto D'Angelo, sono intervenuti gli esperti e studiosi di storia e tradizioni locali autori dei testi: Adriana Miceu, Guido Sut, Celestino Vezzi e Gottardo Mitri...