Arrivo del
corteo guidato dalla Banda mandamentale di Cervignano diretta
dal maestro Roberto Folla, che ha intrattenuto i presenti con
qualche brano del suo repertorio, tra cui la classica "rapsodia
furlana" che vi proponiamo...
RAPSODIA
...davanti alle
autorità intervenute...
A Cervignano l’89° assemblea della
Società Filologica Friulana
Pelizzo invita a
resistere
(Walter Tomada –
IL
GAZZETTINO del 1 ottobre 2012)
CERVIGNANO - «Una lingua non si cancella per decreto»: è
categorico il presidente della Filologica Lorenzo
Pelizzo nel suo intervento in occasione dell’89°
congresso tenutosi a Cervignano, città di confine tra
l’influenza goriziana e quella udinese, “ma sempre
comunque friulana nell’anima”. Spiega che non saranno i
tecnici a far morire la “marilenghe”, ma il
declassamento è spia preoccupante: “Di fronte alla
volontà del popolo friulano non esiste alcun
provvedimento che può cancellare l’ingrediente
fondamentale della nostra identità” sostiene,ma “temo
che dietro all’attacco al friulano stia un’offensiva nei
confronti della specialità regionale, che ci venne
riconosciuta in virtù dell’essere Regione di confine ma
anche somma di una pluralità di espressioni
linguistiche”.
Parole consonanti con
quelle dei presidenti delle province di Udine e Gorizia.
Se Pietro Fontanini incita i friulani della Bassa “a
tenere vivo quel fuoco che nonostante tutti gli ostacoli
spinge tre quarti delle famiglie a richiedere
l’insegnamento a scuola della marilenghe”, Enrico
Ghergetta è ancor più perentorio: “Siamo qui per un solo
motivo: per ribadire con forza che il friulano è una
lingua, è l’espressione di quello che siamo e di quel
che vogliamo insegnare ai nostri figli”. Che sono anche
i “nuovi cittadini”, come i profughi dell’ex Jugoslavia
oggi perfettamente friulanofoni citati dal sindaco
Gianluigi Savino come esempio di uso inclusivo del
friulano come metodo di integrazione.
Pelizzo torna indietro al
1928, data dell’ultimo congresso cervignanese:
«chiedevamo le stesse cose di oggi. Solo che allora
c’era il fascismo e almeno avevamo la scusa della
dittatura per vederci negati i diritti che ora non
abbiamo nemmeno in democrazia». E dette nel teatro
dedicato a Pasolini, icona della resistenza anche
linguistica alla dittatura fascista, sono parole che
pesano: «Solo dopo anni potremo avere unamisera ora di
scuola. E allora l’appello è ai maestri che avranno
l’opportunità di insegnare. Se vorranno allungare
quell’ora e trasformarla in due o tre nessuno li verrà a
multare». Disobbedienza civile?
No, magistero. Come quello
esercitato, in campi diversi, da alcune personalità
recentemente mancate e ricordate dal congresso: a
partire da Renato Iacumin, di cui Giorgio Monte ha letto
gli ultimi versi di “Claps”, per arrivare a Galliano Zof,
passando per Arnaldo Baracetti e monsignor Alfredo
Battisti, cui la platea ha tributato un lungo, commosso
applauso. |
...all'interno del Teatro Pasolini...
La graziosa e
brava presentatrice, che condotto l'incontro in perfetto
friulano con l'accento "della bassa furlana", ha aperto
l'89° Congresso dando spazio al Coro “Città di Cervignano”,
diretto dal maestro Alessandro Colautti, del quale vi
proponiamo due dei quattro brani presentati. Chiedo scusa se
la ripresa audio non è perfetta, dato che la collocazione
del mio Edirol R05 è quella non ottimale che si vede molto
chiaramente in basso nella seconda foto...
|
L'emigrant
Un dolôr dal cûr mi ven
dut jo devi bandonâ
patrie mame e ogni ben
e pal mont mi tocje lâ
Za jo viôt lis lagrimutis
di chel agnul a spuntâ
e bussant lis sôs manutis
jo 'i dîs:"mi tocje lâ" |
Il
cjant de Filologjiche
Un salût'e Furlanie
da lis monts insìn al mâr
dongje il mâr il sanc dai mârtars
su lis monts il lôr altâr
E la nestre cjare lenghe
và des monts fin al Timâf:
Rome 'dîs la sô ljende
sul confìn todesc e sclâf
Che tu cressis marilenghe
sane e fuarte se Diu vûl
che tu slargjs la tô tende
su la Cjargne e sul Friûl
Che tu vadis, marilenghe
serie e sclete intôr intôr
tu confuarte dut chest popul
salt, onest, lavoradôr
|
...il saluto del
Sindaco Gianluigi Savino...
...due vedute
traversali sul pubblico...
...l'intervento del presidente
della
Filologica Lorenzo Pelizzo...
...e dei curatori del numero unico "SARVIGNAN"
(una copia del quale si vede nella foto di centro,
davanti ad uno dei miei monitors)
L’appello della Filologica: no al declassamento del friulano
(Nicola Cossar
-
Messaggero Veneto del
1 ottobre 2012)
Dall’assemblea della società la richiesta di tutelare
l’identità e la specialità difendendo la lingua. Il
presidente Pelizzo: facciamo squadra tutti insieme,
mettendo da parte ideologie e schieramenti
CERVIGNANO. C’è nell’aria un disegno politico - più che da
ragionieristica spending review -: declassare il friulano da
lingua a dialetto per declassare la Regione Friuli Venezia
Giulia da speciale a ordinaria, con tutte le ricadute
negative che possiamo facilmente immaginare in questi tempi
duri in cui «la ligrie e je dai vecjos... pensionâts!». Se
questa Regione è nata speciale perché si trovava di fronte
alla cortina di ferro e perché era terra di
multiculturalità, oggi, cancellata dalla storia la prima
condizione, si sta cercando di aiutare a morire - presto e
bene - anche la seconda. Indirizzo o strategia? Siamo troppo
tardi o c’è ancora margine di manovra, di lotta?
Con i toni eleganti, ma
mai banali o superficiali, che contraddistinguono da sempre
la Società Filologica Friulana e il suo presidente Lorenzo
Pelizzo, ieri dal congresso di Cervignano, l’89esimo. è
venuto un appello, preciso e ineludibile a tutti i
parlamentari friulani. Lo ha rivolto lo stesso Pelizzo:
«Com’era accaduto in momenti storici e cruciali della nostra
storia - penso al terremoto del ’76 -, invito tutti a fare
una sola squadra, mettendo da parte ideologie e
schieramenti, a lavorare uniti e concordi in difesa della
nostra terra: difendendo la lingua difenderemo la nostra
cultura, la nostra identità e quindi la nostra specialità.
Anzi, questa è l’occasione per archiviare l’adagio fasìn
di bessôi per passare a un fasìn insiemit di
successo».
Certo, nessun decreto
potrà mai far morire una lingua, se questa continua a essere
parlata. «Il friulano nella Bassa - ha sottolineato il
presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini - è
parlatissimo. Se muore qui, muore ovunque». Le ricette non
sono magiche: la casa, la piazza, la scuola e le istituzioni
sono i capisaldi del fevelâ par furlan. Ne è convinto
anche il presidente della Provincia di Gorizia Enrico
Gherghetta, la quale ha appena approvato il regolamento che
inserisce nello statuto la consulta per il friulano: «La
lingua, la cultura e l’identità dicono quello che siamo.
Questo è il seme da consegnare ai nostri figli».
In sintonia il
consigliere regionale, ed ex sindaco di Cervignano, Mauro
Travanut, il quale ha ricordato l’importante passo (ma solo
il primo) della legge 2007 che introduce l’ora di friulano
nelle scuole: un buon inizio, niente di più. «Una lingua è
la culla dell’essere - ha sottolineato filosoficamente -, il
senso e l’accadere delle cose è dentro la lingua. Una
ricchezza da cui non dobbiamo staccarci mai».
Il padrone di casa, il
sindaco Gianluigi Savino, ha ricordato la Cervignano romana
e aquileiese, imperiale e italiana, città di incontro fra le
culture, in cui la radice friulana non si è mai persa.
L’humus ideale in cui far maturare un percorso condiviso che
sappia di unità, di uomini e e strategie, in difesa di una
cultura che appartiene a tutti. |
|