nuove dal friuli e dal mondo

Buja, 12 Marzo 2010
Biblioteca Comunale

Presentazione del libro
“Di ca e di lą di une frontiere”

scritto e realizzato dal Fogolār Furlan di Lione

  Un libro che parla di una emigrazione friulana scoperta pochi anni fa in Francia. Era presente Danilo Vezzio coautore del libro e Presidente del Fogolār di Lione che ha illustrato l'opera, accompagnato da immagini realizzate recentemente in Francia. La serata č stata organizzata dal Circolo Laurenziano di Buja, dalla Clape Friūl dal Mont con il patrocinio del Comune di Buja


Nelle foto da sinistra: la Dott.ssa Bruna Zuccolin del Comitato Corregionali all'Estero FVG, Danilo Vezzio Presidente del Fogolār Furlan di Lione e autore del libro, Gianpaolo Della Schiava Presidente de CLAPE - Friūl dal Mont ed un rappresentante del Circolo Laurenziano.


...dopo i vari interventi...


...Danilo Vezzio ha illustrato i contenuti del libro aiutandosi con la proiezione di una serie di immagini
che raccontano le vicissitudini di alcune famiglie friulane emigrate in Francia...

Un libri dal Fogolār di Lion
(Tratto da www.clape.it)

          Il Fogolar Furlan di Lione dopo anni di ricerche ha portato a termine il libro ''Di ca' e di la' di une frontiere'' scritto nelle tre lingue dei protagonisti, francese, friulano, italiano.
          Un Fogolar Furlan moderno, non puo' servire alla sua gente solo ''luaine muset e polente'', deve invece assumere il dovere della memoria, in particolare all'estero, rintracciare la nostra gente e fissare la loro storia.
          Il Fogolār Furlan di Lione ha pubblicato un libro che racconta la storia davvero straordinaria di un gruppo di famiglie originarie quasi tutte di Attimis e Nimis e che si sono fissate nella campagna del dipartimento dell'Isčre non molto lontano di Lione.
          Subito dopo la prima guerra mondiale la popolazione esangue, del Friuli collinare, cerca una via di scampo alla miseria provocata dal conflitto, la Francia accetta volentieri, eravamo stati dei veri alleati e molti soldati italiani sono morti in terra Francia combattendo le truppe Austro-Ungariche, e alla fine le braccia mancavano, gli uomini erano stati decimati nei paesi, le campagne, l'industria, e l'edilizia richiedeva manodopera a volontą.
Come al solito le prime famiglie chiamarono i parenti ed i vicini di casa, ed un po' alla volta il gruppo dei friulani nei paesi di Charvieu, Chavagneux, Chavanoz, Pont de Chéruy divenne importante, si puo' dire che modifico' l'anagrafe dei paesi.
          Tutti avevano trovato il loro posto alcuni continuavano a fare i contadini, facendo ''sporte di sfueis, scoves, scovez, riscjeles, zeis....'' esattamente come in Friuli, le donne in filanda o stabilimenti tessili, gli uomini in fonderie, laminatoi, oppure nell'edilizia.
          La vita alla friulana continuava in terra di Francia, si scioglieva il burro ''par fa l'ont, si copave il purcīt, cunins, gjalinis, razzis et ocis'' quindi c'era anche l'orto, il vigneto per il verduzzo, portato da Nimis... all'osteria si giocava a carte briscola o tresette e si andava a ballare alle sagre che qui chiamavano ''la vogue'', in bicicletta con il fanale a ''carburo'' ma non eravamo a Treppo Grande, Tarcento, Reana, Nimis, Attimis, Faedis, ma in Francia!
          I giovani friulani corteggiavano le ragazze friulane a ''fasevin l'amor'' (costruire l'amore) come si diceva, e cosi i Toffoletti sposavano i Simeoni, o Tomada i Pividori, Bertoni, Grassi, Cussigh, Del Negro, Bertolla, Manzini, Pigani, Tosolini e via via tutti questi nomi di casa nostra.
Certo i friulani erano bella gente, aitante, ben fatta,...''bjelis spalis, un bjel sen''...e molti si sono anche sposati con ragazzi o ragazze francesi.
          Tutto andava bene fino al 1939... l'Italia dichiara la guerra alla Francia... robe da matti! Potete immaginare il disastro? I bambini nati, cresciuti, scolarizzati, in Francia, ripartire a Nimis, Attimis, dai nonni o bisnonni… per fortuna parlavano friulano, ma a scuola si insegnava l'italiano e guai a chi parlava friulano!
          La guerra di nuovo, con le sue atrocitą, la miseria, e alla fine si riparte di nuovo all'estero, verso la Francia...ma ora siamo dei traditori, voltagabbana, zingheri, ''sale macaronis'' che vengono a mangiare il pane dei francesi.... vi lascio immaginare la vita...
          La storia di questa gente meritava pił di un libro, le voci d'oltretomba chiedevano un libro per famiglia...ma gią la memoria si sgretola, la nebbia, la polvere del tempo cancella copre i dettagli, proprio quelli che contano, la vita é un cumulo di dettagli!
          Sessant'anni dopo gli italiani ''traditori ''hanno saputo guadagnarsi non solo il pane, ma la stima, il rispetto, direi l'affetto, per tutti noi emigrati, ma anche per tutta l'Italia ed il Friuli naturalmente.
          I sindaci dei comuni francesi ed anche quelli friulani ci hanno aiutato a realizzare questo libro, ci hanno anche accolto nei saloni del municipio, per la presentazione, offerto il rinfresco, i regali, e rivolto parole che ci rendono orgogliosi.... a noi emigrati, poveracci morti di fame, siamo ora accolti come persone importanti nei saloni dei municipi francesi, dove si entrava a chiedere la carta di lavoro, la carta di soggiorno con il nodo in gola... ed ora pronunciamo discorsi in onore di coloro che erano chiamati '' macaronis''... i nostri vecchi hanno fatto davvero un lavoro eccezionale e vinto.... l'onore!
          Si parla ancora friulano in queste terre?  Si deve grattare un po' la crosta... e le parole salgono ....come le lacrime agli occhi...ogni parola é un ricordo, bruciante, struggente, che torce l'anima, le budella... ''la cjase di me none a jere in vie Molmentźt , sul ronc, la stale, il pojul, il toglāt..''
          Ecco gente che non parlava pił friulano da decenni, ma é bastata una scintilla e si riparte con un bel misto di vecchio friulano, ''scarpéz, staféz, zeis, pedrāt, sotpuarti, spolert, stue... ma cemūt? Cuanche o soj rivade in Friūl mi clamavin la francese, cuanche o soj tornade in France cinc ains dopo, mi clamavin la taljane, ma jo' o soj furlaaneee!''
          Voci d'oltretomba? In realtą ci sono ancora dei pionieri viventi, quasi tutti centenari, adirittura ultracentenari, sono in case di riposo, la loro veneranda etą non permette fantasie, ma ho avuto l'occasione di fare una sorpresa ad una di queste figure storiche, una signora che non mi aveva mai visto prima, e mi sono rivolto a lei dicendogli : ''fevelistu ancjmo' furlan fantate?'' mi fissa un attimo per tentare di capire chi ero e mi risponde: ''o feveli ce che t'ūs... furlan, taljan, francźs, todesc... '' era mezzo secolo che non aveva parlato friulano.... una lingua per lei che veniva d'oltretomba!
          Questo libro vuole essere un primo passo verso un lungo processo di ricerca di ogni traccia di friulanitą nel mondo, questa ricerca dovrą essere svolta da tutti i comuni friulani per sapere dov'é finita la propria gente, utilizzando i Fogolars-Consolato Generale del Friuli, sparsi su ogni continente, dobbiamo far parlare le voci di oltretomba, far raccontare la loro storia... é maestra di vita !
          Questo libro dovrebbe esserci in ogni famiglia friulana, le storie che raccontiamo non sono ''telenovele'' ma sono la vita di tutti i parenti che sono partiti ed hanno fatto onore alla nostra terra.
          Danilo Vezzio

Richiedete il libro via mail al : fogfurlyon@orange.fr

 
...il pubblico che ha partecipato alla serata...