Povoletto, 3 ottobre 2004
Moni Ovadia chiude “Atôr pal mont”
con il monologo “La bottiglia vuota”
È stato Moni
Ovadia, con il monologo “La bottiglia vuota” a chiudere la
manifestazione internazionale dedicata alla migrazione “Atôr pal mont”,
organizzata dall’Associazione culturale onlus “Gentes” con il contributo
della Regione Friuli-Venezia Giulia, della Provincia di Udine, del
Comune di Povoletto, della Banca CrediFriuli e della Banca Popolare di
Cividale. L’attore e direttore artistico del Mittelfest è andato in
scena, nella palestra comunale di Povoletto. “La bottiglia vuota” è un
monologo sul mondo khassidico, il mondo della corrente di ebrei
ortodossi di ispirazione mistica, che hanno introdotto nel pensiero e
nella prassi ebraica una sorta di profondità/levità nuova fino ad
allora, vagamente astratta e a volte apparentemente non-sense, pur
mantenendosi nel solco di una saggezza profondissima assolutamente
fondamentale per capire lo spirito più acuto dell’umorismo ebraico.
Ovadia ha raccontato la storia e le caratteristiche di questi
“khassidim” attraverso aneddoti, storielle e canzoni tratte dal
patrimonio culturale dell’ebraismo orientale in chiave semi-seria come è
solito fare. L’assoluta novità è che per la prima volta si è
accompagnato da solo con la chitarra riuscendo a dare
all’interpretazione una dimensione “piccola”, raccolta, interiore,
bellissima. In aggiunta, a far da contrappunto al narrare di Moni
Ovadia, si sono inseriti due musicisti rom, Albert Florian Mihai, alla
chitarra, e Mitika Ion Bosnea, al clarinetto, che hanno eseguito brani
della tradizione zingara rom.
ATÔR PAL MONT intende costituire un Centro
Internazionale per l'Editoria e Centro Studi per la raccolta, la
catalogazione e la diffusione di tutto quanto prodotto sul tema della
migrazione e dei movimenti migratori contemporanei, operando in modo da
far diventare Grions il "luogo della memoria", il luogo per incontrarsi
e confrontarsi, per rappresentarsi, riferimento per la ricerca, per
l'informazione e per la conoscenza sullo specifico argomento.
Verranno raccolte e catalogate, d'intesa con il Comune di Povoletto,
opere e autori, materiale biografico, bibliografico, diari, testi dì
opere letterarie, studi scientifici, tesi di laurea, documenti a valenza
culturale, film, video ed altro nonché indicati i siti e luoghi nel
quale sia possibile reperire informazioni e materiale riguardanti la
migrazione. Il progetto verrà presentato nell'ambito della
manifestazione "ATÔR PAL MONT". (Associazione culturale onlus "Gentes" -
gentesonlus@yahoo.it)
MONI OVADIA
Moni
Ovadia è nato a Plovdiv, in Bulgaria nel 1946, da una famiglia di ebrei
sefarditi. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche
ha dato avvio alla sua carriera d'artista, come ricercatore, cantante e
interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 sì
avvicina al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena
internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e
poi, proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di
un "teatro musicale" assolutamente peculiare, in cui le precedenti
esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore,
oratore e umorista.
Filo conduttore dei suoi spettacoli, e della sua vastissima produzione
discografica e libraria, è la tradizione composita e sfaccettata, il
"vagabondaggio culturale e reale" proprio del popolo ebraico, di cui
egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in
lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le
ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di
cui Ovadia si fa memoria per il futuro: è del 1995 "Dybbuk", spettacolo
sull'Olocausto, accolto come uno degli eventi più importanti della
stagione teatrale. Nel 2004 è stato chiamato a dirigere il Mittelfest.
"Ci sarebbe impossibile ormai fare a meno di tutto ciò che Ovadia è
riuscito in pochi anni a renderci, da remoto e straniero che era,
famigliare e quasi nostro" ha scritto Giovanni Raboni. Il mondo che
Ovadia continua ad attraversare nei suoi spettacoli, nei suo i libri,
nei suoi dischi, con leggerezza e pathos, sospeso fra cielo e terra, tra
moto di spirito e racconto talmudico, è quello di una comunità che
riconosce se stessa e per farlo ha bisogno di una voce sapiente, ma
anche umoristica, responsabile, anarchica. È di una testarda insistenza. |