varie dal friuli e dal mondo

Mattinata in compagnia di Oreste Della Mea 
(17 Agosto 2004)

Nei giorni scorsi ho ricevuto una telefonata da Oreste Della Mea, che mi annunziava l’intenzione di venire a trovarmi a Leproso. Oreste si trova in vacanza in Friuli, ed è ospite di uno dei suoi figli che da circa dieci anni vive con la famiglia in quel di Pordenone. Oreste Della Mea è nato e vive a Montevideo (Uruguay), suo padre partito da Saletto in Val Raccolana nel 1926, dopo un anno era stato raggiunto dalla moglie originaria di Pian di Là ed è per questo che crescendo in una famiglia di friulani, ha imparato la lingua dei genitori.  

Anche Leonardo, l’altro figlio di Oreste, vive con la sua famiglia a Montevideo, ed insegna presso l’Università di quella città. Leo, sebbene appartenga alla terza generazione, è molto legato alle sue radici, ed è stato uno dei primi “contatti” per via telematica con il mondo dell’emigrazione, insieme a Meneto Foghin da Caracas (da poco scomparso), Walter Cibischino da Ottawa, Guido Zanetti da Kingston, e qualche altro...

Per un lungo periodo, i contatti con Leonardo e con la moglie Ivana erano quotidiani, tanto che erano diventati miei confidenti in problemi di cuore, nel travagliato periodo della mia “rinascita”, quando il mio muscolo cardiaco entrava in fibrillazione ad un semplice gesto affettuoso o ad un innocente sorriso, da parte di una rappresentante del gentil sesso…

Ultimamente i contatti con l’Uruguay si erano diradati ma mai interrotti, tanto che immancabilmente il giorno del mio compleanno arriva la telefonata con la canzoncina “tanti auguri a te…”. Non ho mai avuto occasione di incontrare Leonardo, ma ho avuto modo di conoscere ed abbracciare Oreste a Saletto nell’estate di due anni fa e di nuovo domenica scorsa, sempre “nel II° paese più bello del mondo”, durante la  mia breve puntata in Val Raccolana, dopo il servizio in Val Resia.


Corrado e Oreste

Ad attendere Oreste, davanti alla stazione ferroviaria di Udine c’era anche Corrado Piussi, anche lui originario di Saletto, ma non ha potuto seguirci fino a Leproso con la scusa di avere altri impegni… io credo invece che non sia venuto per non dover ammettere che Leproso merita il primato di paese PBDM…!

Ho accompagnato Oreste fino a casa mia, commentando il percorso e spiegando le varie direzioni possibili, portandomi “di là dal Nadison” attraversando il ponte che collega Leproso ad Orsaria.

La permanenza di Oreste a casa mia non si è protratta per più di una mezz’oretta, giusto il tempo di aprire la busta con il dono inviatomi da Leonardo e famiglia (un bel portachiavi), e ringraziarli in diretta con una telefonata, quando aldilà dell’oceano erano le 6.30 del mattino.

Anche se mi ero reso conto che non avrei fatto in tempo per una visita all’Abbazia di Rosazzo, ho puntato il quella direzione per mostrare ad Oreste quello che di interessante abbiamo in questo angolo del Friuli e raccogliendo un suo suggerimento l’ho portato sotto la sedia più alta del mondo di Manzano. Ho poi imboccato una strada in salita che scorre tra splendidi filari di viti carichi di uva in maturazione, avvicinandosi all’Abbazia in uno scenario incredibile anche per me che posso vederlo ogni giorno… In perfetto friulano, fatto eccezionale per uno che è nato e cresciuto in Uruguay, Oreste non faceva altro che ringraziarmi per avergli permesso di ammirare questo meraviglioso angolo del Friuli, e mi faceva l’elenco delle caratteristiche che contraddistinguono il popolo italiano e friulano in particolare, rispetto al resto del mondo.

Dopo un’inversione di marcia sul “concolât” davanti all’entrata della chiesa, l’obbiettivo era quello di individuare un posto tranquillo per mangiare, cosa piuttosto difficile in questo periodo con gran parte dei locali chiusi per ferie. Un primo tentativo alle “due lune” è andato a vuoto, ed anche il superamento del Colle di S.Anna attraverso la strada sterrata che attraversa il bosco per raggiungere l’Agriturismo della famiglia Micheloni, non ha avuto maggior fortuna. Fare quella strada ne è valsa davvero la pena, perché scendendo verso Poggiobello, altre immagini irripetibili si sono aggiunte nella memoria, e che Oreste si porterà in Uruguay… infatti, da quelle alture lo sguardo spazia da Udine fino a Cividale, con delle “finestre” verso il mare. Non ci siamo fermati, perché in quel momento il nostro obbiettivo era un altro, ho quindi raggiunto la provinciale per Cividale, svoltando a destra verso Ipplis, per raggiungere Spessa ed arrampicarci sulle colline, attratti e guidati da una freccia rossa con la scritta “frasca”. Anche la “frasca” era chiusa, ma nel frattempo avevo individuato un locale che non frequentavo da almeno una ventina d’anni… la Trattoria alla Pineta, dove ci siamo accomodati trovando esattamente quello che cercavo per Oreste: pietanze della cucina friulana e un buon tajut…

Mentre affrontavamo un buon piatto di “macarôns” (gnocchi) con sugo di cinghiale, ascoltavo commosso Oreste che non finiva di lodare il mio operato in favore dei Friulani lontani dalla Patria e non perdeva occasione di riferire alla giovane signora che ci serviva ed a sua madre, definendomi “ambasiadôr del Friûl tal Mont”…

 ...in posa con le padrone di casa...

Dopo una serie di foto per immortalare quei momenti, Oreste non ha voluto che mi avvicinassi alla cassa, ringraziandomi per avergli permesso di passare quelle due-tre ore assieme e ringraziando anche suo figlio, tramite il quale ha avuto l’occasione per conoscermi…

Dopo un commosso abbraccio davanti alla stazione ferroviaria di Udine ho ringraziato Oreste per le dimostrazioni di affetto e di stima nei miei confronti, espressioni che non erano solo parole, ma gli sgorgavano spontanee direttamente dal cuore.

Mandi Oreste, e ricordati che “Alla Pineta”, hai salutato con un impegnativo “arrivederci”…!