Mandi Otello
Oggi, 9 Agosto 2002, nella maestosa chiesa di Sant’Ignazio di
Gorizia, abbiamo dato l’estremo saluto ad Otello Silvestri, originario
di Orsaria, ma da moltissimi anni residente a Gorizia, dove per alcuni
anni ha diretto la Biblioteca statale isontina.
Di qualche anno più anziano di me, conoscevo solo di vista Otello,
anche perché motivi di studio ed altre vicissitudini della vita,
lo avevano allontanato da Orsaria ancora in giovane età.
L’occasione di conoscere Otello e sua moglie, si è presentata nella
Sede Goriziana della S.F.F., il 18 Novembre 1999, in occasione della
presentazione del libro stampato per l'80° di
fondazione della Società Filologica Friulana, avvenuta
nel capoluogo isontino nel lontano 1919. In quell’occasione avevo
registrato le esibizioni del Coro Monte Quarin, e dedicato una pagina
per il nostro sito, ancora visibile nella rubrica "ho ascoltato per
voi".
Quando Otello è venuto a casa mia, per ringraziarmi del CD che gli
avevo fatto pervenire, anche se confessava di essere lontano anni-luce
dal mondo informatico, ha subito intuito la potenza comunicativa di
internet e l’utilità del sito "Di ca e di la del Nadison",
tanto che si è subito dichiarato disposto ad offrirmi la sua
collaborazione.
Infatti, qualche tempo dopo è ritornato con del prezioso materiale
(tutto battuto con la sua macchina da
scrivere), che lo scanner non era assolutamente in grado di leggere.
Ribattere a mano per trasferire sul computer quei testi, è stato un
lavoro che ho fatto ben volentieri. Il pezzo intitolato "Il gno paîs", che
rimane un suo testamento spirituale, ne è
un bell’esempio.
Dopo avermi letto ad alta voce quel testo, ha terminato il discorso
facendomi una dolorosa confessione, di cui ho goffamente finto di non
averne percepito il significato. Ma Otello ha voluto essere sicuro che avessi capito ben chiaramente quello che intendeva dirmi…
In realtà, già in un’altra occasione mi aveva accennato ai
problemi di salute che aveva dovuto affrontare, ma che ora si ripresentavano
con la loro cruda realtà e gravità. Mi aveva stupito la serenità con
cui aveva affrontato un argomento così delicato, che lo coinvolgeva in
prima persona e quando sono rimasto solo, cercavo di immaginare come mi
sarei comportato io, se mi fossi trovato nella sua situazione… mi sono
accorto di sudare freddo…
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Alcuni
momenti della mesta cerimonia, ed il canto "Suspîr da
l'anime"
che ha commosso tutti i presenti.
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Non ricordo se Otello sia ritornato a Leproso ancora una o due volte,
ma so di certo che l’ultima volta l’ho incontrato nella sua casetta
in mezzo ai boschi nella vallata a Nord di Torreano di Cividale, dove
con la moglie (la sô frute, come lui la chiamava) si rifugiava a
passare i week-end. Ho trascorso due ore piacevoli con Otello e sua
moglie in quel paradiso a contatto con la natura, riprendendolo davanti
alla sua inseparabile macchina da scrivere. Mentre con voce ferma mi
leggeva il testo del romanzo che stava ultimando, sul suo volto si
notavano i primi segni della terribile malattia che lo stava
distruggendo. Il breve filmato terminava con un caloroso saluto rivolto
a Renato Galliussi, un suo caro amico d’infanzia, da tantissimi anni
emigrato in Argentina.
Dopo qualche mese Otello mi aveva telefonato
scusandosi per il lungo silenzio, dovuto ai suoi soventi ricoveri per i cicli di chemioterapia, ma dalla sua voce
si capiva benissimo il suo
stato di grande sofferenza. Ieri la triste notizia…
Mandi Otello… arivòdisi…!
Il gno paîs
(Otello Silvestri)
Il gno paîs ìsel ancjmò
gno, s'o cognòs un abitant su dîs, se lu viût gambiât da cjâf a
pît, se cjaminànt pe vila mi ven di cjacarà di bessôl, parceche no
m'ìmbàt in anima viva ?
Invesi, quan' c'o voi in Soravila e 'o jéntri
tal sît de pâs, mi vègnin incuintri sdrumis di amîs; zovìns e
viéris, vistûs di fiesta, cu li' musis che pandin di jessi cui mest
cui légri, ma ognidun cul spirt di vîf tei vôi. Jò, la ài ancjmò a
mens la lûr filusumia; jù cognòs ad un ad un, no'l fala un il gno
vôli. Veju lì che son dulinvìa, ve' che son duc’. Si che duncja al
è cà il gno paîs, il paîs dai méi àins verts, la mé int, come jò
'o soi stât di lûr cussì come doventarài anc' jò par l'un su dîs
c'o cognòs.
Méi cjârs amîs d'un dì, animis néstris,
int de mé int, jò mi sint in pâs co ûs ven denànt, e no fâs un
pass che mi dîs: velu Jacun Bisot poeta di gran estro e Coleto architet
de mascherada, velu Suero rusignûl de Streta, velu Camilo che'l bala
cun Vigj, velu Zacaria clamat Zacòt pe so energja, velu cà Vigj
Bragnis che'l tiesseva zéis par dut il paîs, come Tita Signûr, velu
Cil Colaùz tal curtîf tant che Noè ta l'arcja, velu Maraldo che'l
viodeva cu lis orélis. Velu cà sò barba Lino che cun Orassio nus
faseva sclopà di ridi, cuanche la uéra nus veva gjavât la voa e a
qualchidun cjolta la vita, come a Antenore e Cide. Veju cà: 'e
son néstris !
Beat il paîs che'l sa ridi quan' che'l mont si
savolta, o al resona cui pîs. Nu 'o sin cà parceche vuâtris 'e àris
zà chénti. 'E àris a fà il mistîr di vivi, a frujà mans e pîs, a
sgarfà te tiara par gjavà fûr il tesâur: formènt e blava, fasùi e
salata, e patatis come àur, par tirà indenànt, lavorà simpri.
Ridi e vaì e fa l'amôr. 'E vês misturât
sanc cun sanc, lis blestemis cu li' prejèris, bivût il vin fruzzât
cui vuéstris pîs, mangjât il pan nudrît te tiara benedida dal
vuéstri sudôr, 'e vîs supât la mîl des vuéstris feminis.
Oh feminis, feminis dal gno paîs, che
parturìvis a lì che vevis fat l'amor, di lì 'e nizzulàvis i
vuéstris fîs, a lì jù vuarìvis cuanche àrin malâs, a lì 'e
spietavis di bant i vuéstris parôns che tornavin bivûs, a lì jù
veglavis ta 'ultima gnot.
Oh feminis paziéntis, buinis e calmis, che
spietàvis di fà di màri ai vuéstris omps co' doventavin viéris, 'o
soi cà a ricuardàus, a cjacarà a mùt cu la vuéstra biela sgrimia di
vivis. Vela cà Rosuta pancôra che no à bandonât la cjasa denànt des
flamis e i mucs 'j an trat daûr di vergogna e di pôra; vela cà
Vitoria muarta di tifo néri par salvà so fì; vela cà la Romanina che
à ulût la banda invesi dal miserere pal so cumiât; vela cà mé mari
che a à fruiât i ômbui, glazzât i zenôi su li' gravis dal Nadisòn
par resentà la lissìa. Come dutis.
Feminis dal gno paîs d'un timp passât, màris
néstris e nônis, jò ûs saludi insiema cui vuéstris omps.
Mandi. 'O voi e 'o torni ...
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Scompare
un personaggio della cultura goriziana.
Aveva fatto anche parte del Curatorio della Fondazione Coronini
E’
morto Otello Silvestri
Aveva 68 anni. Fu per tanto tempo direttore della
Biblioteca statale isontina
Si
è spento mercoledì sera, all’età di 68 anni, dopo una lunga e
dolorosa malattia, Otello Silvestri, personaggio stimato e
conosciutissimo in città. Per molti anni, Silvestri aveva diretto la
Biblioteca statale isontina e, in virtù di questa carica, era stato
nominato componente del Curatorio della Fondazione Palazzo Coronini
Cronberg, come da volere testamentario del conte Guglielmo Coronini
Cronberg.
E’ stato un valido collaboratore della Fondazione Coronini dal 1991,
anno in cui fu istituito l’organo collegiale della Fondazione, fino al
1996, anno in cui andò in pensione, mettendo sempre a disposizione
dell’Istituzione la sua passione e il suo instancabile impegno.
Il dottor Marco Menato, che dal 1996 ha sostituito Silvestri nella
direzione della biblioteca statale, lo ricorda così: «Credo siano
principalmente due i meriti che vanno riconosciuti ad Otello Silvestri.
Innanzitutto quello di aver fatto rinascere, dopo diversi anni di
inattività, la rivista “Studi Goriziani”, periodico semestrale di
storia regionale, di cui è stato direttore dal 1975 al 1979 e dal 1983
al 1986. Ha svolto, inoltre, un ruolo decisivo nei lavori di restauro
della biblioteca. Ha, infatti, segnalato personalmente al Ministero lo
stato di degrado in cui versava lo stabile e si è adoperato per
ottenere i finanziamenti necessari all’avvio degli interventi di
recupero. I lavori, iniziati nel 1988, si sono protratti fino al
dicembre del 1995. Nel corso di questi sette anni - continua Menato - la
biblioteca è rimasta, comunque, funzionante, grazie agli sforzi e
all’impegno di Silvestri. Non deve essere stato facile seguire
personalmente il cantiere e, allo stesso tempo, coordinare l’attività
della biblioteca, spostando continuamente i volumi da una parte
all’altra dello stabile, che è stato rimaneggiato a partire dalle
cantine, fino alle soffitte. Si deve, infine, riconoscergli il merito di
aver dato esecuzione alle disposizioni di legge, riguardanti
l’occupazione giovanile (legge n. 285 dell’1/6/1965), assumendo una
decina di giovani residenti nella zona. Credo che quello sia stato
l’ultimo inserimento massiccio di giovani nell’organico della
biblioteca. Se, attualmente, l’organico è coperto, infatti, lo
dobbiamo senza dubbio a Silvestri e a questa sua iniziativa».
La dottoressa Serenella Ferrari, della Fondazione Palazzo Coronini
Cronberg, invece, sottolinea dello scomparso soprattutto l’aspetto
umano: «Oltre che un grande studioso, Silvestri è stato una grande
persona, molto socievole e disponibile. Nominato componente del
Curatorio, vi ha svolto un ruolo attivo per cinque anni. Ricordo che era
molto partecipe: presente a tutte le riunioni, metteva a disposizione le
sue competenze bibliotecarie e dispensava preziosi consigli, anche
quando si trattava di prendere decisioni importanti. Aveva sempre il
sorriso sulle labbra, era una persona aperta, gioviale affabile,
disponibile a qualsiasi tipo di collaborazione».
Lo scorso febbraio, inoltre, Silvestri ha pubblicato come autore un
romanzo, intitolato “Il tiglio e la rosa”. E’ una storia goriziana
d’altri tempi, ambientata nella Gorizia dell’Ottocento e raccontata
con il linguaggio dell’epoca, ricorrendo, alle volte, a parole
desuete.
Ispirato ad un fatto di cronaca, letto sui giornali dell’epoca, narra
la vicenda tragico-amorosa di due giovani innamorati. Edito dalle
Edizioni della Laguna, alcune copie sono disponibili nella stessa
Biblioteca statale isontina.
Angela Bortoluzzi -
Messaggero Veneto
del 9 Agosto 2002
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PREMARIACCO
- Venerdì, 9
Agosto 2002 - IL GAZZETTINO
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Una
vita da bibliotecario |
È
morto Otello Silvestri, aveva lavorato in tutta la regione |
Premariacco
Quello di Otello Silvestri, morto dopo una lunga malattia
è un volto che i concittadini non dimenticheranno. Nato
ad Orsaria nel 1934 ha frequentato il liceo Paolo Diacono
di Cividale ed ha intrapreso una carriera che ha
inorgoglito la comunità. Numerosi gli incarichi che ha
ricoperto nel mondo della cultura, ha diretto la
Biblioteca statale isontina, l'annessa Civica ed il
Sistema bibliotecario provinciale, gli è stata affidata
la direzione ad interim della Biblioteca statale del
popolo di Trieste. Dal 1973 ha anche diretto l'Ufficio per
i beni librari del Friuli Venezia Giulia. Uomo di cultura,
ha legato il suo nome a numerose pubblicazioni, dirigendo
il periodico di storia regionale "Studi goriziani"
per quasi un ventennio, estendendo la sua attività alla
pubblicazione di riviste ministeriali, saggi a carattere
storico e bibliotecario, collaborando con riviste come
"Accademia", "Sot la nape", "Ce
fastu?", "Archivio Veneto". La sua attività
a servizio della cultura e dei beni librari si è tradotta
in iniziative concrete per la salvaguardia degli immobili
in relazione agli interventi e le provvidenze a favore
delle biblioteche friulane colpite dal sisma del 1976.
Mostre bibliografiche e documentarie, lezioni di
biblioteconomia e di storia delle biblioteche sono alcune
delle attività che lo hanno impegnato nella sua lunga
carriera terminata nel 1996, quando Otello fu posto in
quiescenza. Numerose le onorificenze che gli sono state
attribuite, gli enti e le associazioni di cui ha fatto
parte, specie a Gorizia dove si era trasferito, ma il suo
cuore non ha mai abbandonato Orsaria, un territorio che
non ha esitato a difendere, intervenendo recentemente su
questioni di interesse ambientale. Lascia la moglie Anna,
i figli Roberto, Giuliano e Luca e il fratello Arbeno.
A.C. |
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