nuove dal friuli e dal mondo

Treppo Grande, 27 Maggio 2005

Incontro pubblico sul tema: Emigrazione
fenomeno di trasformazione della realtà nazionale, regionale e locale
(alla vigilia dell'inaugurazione della scultura-monumento all'Emigrante)


Intermezzi musicali del Coro "Alpe Adria" di Treppo Grande

Sono intervenuti:
dott. Francesco Micelli - docente universitario
dott. Javier Grossutti - ricercatore
dott. Rino Di Bernardo - Vice Presidente "Friuli nel Mondo"

Racconti e testimonianze di emigranti locali
Storie per immagini
proiezione filmati da Nufcent
regia di Dorino Minigutti, testi di Paolo Patui

 

Il 27 e il 28 maggio si sono svolti incontri ed eventi culturali
dedicati alla figura dell’emigrante

Un giovane di pietra, tra emigrazione e immigrazione

Nella piazza di Treppo Grande si erge una scultura rappresentativa della storia dell’intera regione

di Cristina Menis

     Se un’opera d’arte serve a identificare l’anima di un luogo, ora l’identità di Treppo Grande sarà visibile a tutti. A coloro che qui vivono, a coloro che sono di passaggio, a coloro che hanno lasciato il paese collinare per altri lidi, per altre terre. Anche molto lontane. Intessendo una microstoria che riflette la macrostoria dell’intero Friuli. A chi ha intrapreso questi cammini, a volte senza più tornare, sono state dedicate due giornate, il 27 e il 28 maggio, culminate con l’inaugurazione della scultura-monumento all’emigrante che il Comune di Treppo Grande, con il sostegno di alcuni cittadini iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero), nonché della Provincia di Udine e della Comunità collinare del Friuli, ha affidato all’estro creativo dello scultore maianese Franco Maschio.
     Nella centrale piazza Marconi, infatti, si erge ora un monumento di quasi tre metri, composto di un basamento in pietra refrattaria su cui giochi d’acqua creano inediti arabeschi e alludono al partire o, a seconda delle interpretazioni, al tornare dell’emigrante. La scultura non rappresenta solo una pietra miliare della vita treppese, ma simboleggia un pezzo di storia dell’intero Friuli. Il giovane di pietra dalle mani grandi, aperte alla collaborazione e allo spirito solidaristico, il grande lavoratore con i piedi saldamente ancorati al suolo, rievoca piccole e grandi storie di chi ha cercato fortuna fuori dalla propria terra, storie di tanti friulani. Storie a cui il Comune di Treppo guarda non solo con occhi rivolti al passato, ma anche al presente e al futuro. È così che gli incontri e gli eventi che hanno animato il paese nella “due giorni” dedicata alla figura dell’emigrante, beneficiando dell’adesione del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nonché del patrocinio della Regione e della Provincia di Udine, sono solo la prima tappa di un percorso che vorrebbe fare della località collinare un punto di riferimento per approfondimenti relativi all’emigrazione e all’immigrazione, d’altri tempi e contemporanea.


IL CONVEGNO, TESTIMONIANZE DIRETTE DEGLI EMIGRANTI DI TREPPO. ESPERTI, VIDEO E CANTI

     A dare il via al ricco programma è stato, venerdì 27 maggio, alle 20.30, nella piazza del capoluogo, un incontro pubblico sul tema: Emigrazione. Fenomeno di trasformazione della realtà nazionale, regionale e locale.

        Sono intervenuti esperti del fenomeno migratorio, come il docente universitario Francesco Micelli, che ha già collaborato con il comune collinare quindici anni fa, in occasione della stesura del capitolo relativo all’emigrazione nel volume monografico Treppo Grande. Micelli ha precisato come il fenomeno vada analizzato innanzitutto da un punto di vista della “comunità”, intesa come insieme di relazioni e rapporti primari che regolano un gruppo di persone. La forma organizzativa che più si avvicina a questo concetto, secondo il professore, è proprio il Comune, che è l’unico ente in grado di avviare una comunicazione efficace con i friulani residenti all’estero e con coloro che vogliono tornare in patria. Micelli ha segnalato le connotazioni sociologicamente più rilevanti degli emigranti treppesi, che erano per lo più fornaciai, e quindi particolarmente intraprendenti e abituati a lavorare duramente.
     Il ricercatore Javier Grossutti, nato vicino a Buenos Aires ma di origine friulana, ha invece focalizzato il suo approfondito intervento sul Friuli nelle Americhe, specialmente in Argentina e negli Stati Uniti, sottolineando che le trasferte oltre oceano, iniziate alla fine dell’800, erano più consistenti nelle zone collinari e prealpine della nostra regione, perché era stanziato qui il maggior numero di contadini piccoli proprietari, che potevano pagarsi il costoso viaggio vendendo le proprietà. Agli emigranti “definitivi” che andavano nel Nuovo mondo, trovando condizioni vantaggiose specialmente in Argentina, fanno da contraltare quelli stagionali che sceglievano le Germanie, 400 treppesi nel 1888, secondo le ricerche di Grossutti, per diventare ben 700 nel 1909. Quanto agli Stati Uniti, fino allo scoppio della Grande guerra rappresentavano la prima meta migratoria oltreoceano per i friulani (molti abitanti di Vendoglio, per esempio, si trasferirono a Chicago), per cedere poi il testimone, per quanto attiene ai treppesi, alla Francia negli anni ’20 e ’30 e alla Svizzera nel secondo dopoguerra. Per Grossutti, nonostante ora le comunità organizzate come i Fogolars e le Fameis stiano vivendo momenti di declino, è importante recuperare la “storia dell’emigrazione, le esperienze di vita di singoli e gruppi”. Gruppi che, secondo Rino Di Bernardo, vice presidente di Friuli nel Mondo, devono dimostrare, per non declassare, un nuovo pensiero e approccio pratico.
     Di Bernardo ha anche sottolineato che, in un’epoca come l’attuale in cui vigono i cliché della globalizzazione, “rincresce dover constatare che si continui a considerare questa nostra esperienza all’estero in un’ottica rigidamente migratoria, invece di considerarla anche come un utile riferimento di penetrazione dei mercati e di scambi commerciali”. Secondo Di Bernardo, infatti, è necessario “un insieme di leggi regionali che sappiano prendere in conto, da una parte, le esigenze del Friuli che da tempo si trova all’estero e che vuole progredire con il suo pensiero e la sua originalità, dall’altra parte, le esigenze del Friuli che espatria con le sue imprese e le sue tecnologie”.
     Nel corso della serata, gli interventi degli esperti si sono alternati alle testimonianze di diversi treppesi che hanno vissuto l’emigrazione direttamente sulla propria pelle. Treppesi che hanno parlato con spontaneità e semplicità, a volte toccando le corde della commozione, altre suscitando i sorrisi dei presenti, grazie ai particolari aneddoti raccontati. Come è stato per Jhon De Luca, il più anziano del paese con i suoi 98 anni, che ha vissuto gran parte della vita a Chicago; Giobatta Piccoli, che in Venezuela ha esercitato per anni il duro mestiere del fornaciaio; Rita Venier, emigrata da piccolina in Svizzera, dove ha raccontato che i friulani, prima dell’avvicinamento alle città, erano piuttosto isolati; Quinto Bernardinis, che è passato dalla Francia alla Germania proprio il giorno in cui Hitler e Mussolini si incontrarono a Monaco (l’1 ottobre del 1938) e poi si è trasferito in Belgio, dove è restato per quasi trent’anni; Archinto Anzil, che come patologo e neuropatologo ha girato mezzo mondo, animato dalle poche prospettive offerte dall’Italia e dalla grande voglia di viaggiare; Eliseo Ponta, che all’estero a la fat fortune ed è stato console italiano onorario in Venezuela per più di trent’anni. Quanto alle nuove e “diverse” emigrazioni, Jaqueline Ermacora ha riferito che, come figlia di emigranti, ha subìto una scelta più che aver deciso in autonomia; e poi Primo Piccoli, che, forte della sua esperienza di dirigente di livello internazionale, ha dipinto l’emigrazione contemporanea come possibilità di arricchimento professionale per i giovani.
     Tra una testimonianza e l’altra, tra un relatore e l’altro, anche l’arte cinematografica e canora hanno contribuito ad arricchire l’incontro. Sono state infatti proiettate tre poetiche
videosclesis – brevi filmati – tratte da Nûfcent, un progetto curato da Dorino Minigutti, con i testi di Paolo Patui e i filmati storici della Cineteca del Friuli, risalenti alla prima metà del secolo scorso. I fotogrammi sembravano quasi estrinsecare le immagini interiori richiamate dai soliloqui e dai racconti in prima persona che evocavano l’emigrazione.
     Il coro Alpe Adria, poi, con la sua nota professionalità, ha intermezzato con canti in tema queste riflessioni.

“LA STATUA è SCOPERTA!” L’INAUGURAZIONE
     Il grande momento è arrivato
. Quell’ampio drappo di stoffa bordeaux tra poco non oscurerà più la vista del giovane di pietra. Quanto tempo ci è voluto perché nasca e diventi forte, quanti colpi di scalpello! La scultura-monumento all’emigrante, nuova presenza artistica della piazza antistante il municipio, grazie all’estro creativo e al lavoro dello scultore maianese Franco Maschio, in otto mesi si è trasformata da semplice piramide di pietra piasentina di una cava delle valli del Natisone in un ragazzo friulano dei primi del ’900, vestito come nei giorni di festa, con un gilé aperto sul petto, una barete tenuta di sbieco, grandi scarponi con cui dovrà fare molta strada e una grossa valigia piena di ricordi. Quella strada d’acqua su cui cammina, scorre su un basamento di pietra refrattaria che veniva usato nelle fornaci, evocando magistralmente la storia di Treppo, della sua fornace e dei suoi fornaciai. L’opera, battezzata dal suo autore “Voe di tornà”, intende trasmettere emozioni positive e speranza nell’avvenire, così come pieno di speranza partiva il giovane emigrante.
     Il 28 maggio alle 18, piazza Marconi pullula di gente e di emozioni. I rappresentanti politici presenti danno un tocco di solennità alla cerimonia, con le loro fasce e i loro discorsi.
     Dopo la lettura da parte dell’assessore alla cultura Flora Mastandrea dei
toccanti stralci di lettere arrivate da tutto il mondo – Illinois, Venezuela, Arizona, Svizzera, etc. – scritte, a volte in un italiano stentato ma ricco di espressività, dai treppesi residenti all’estero impossibilitati a prendere parte all’evento, prende la parola il sindaco, Giordano Menis. Spiega le ragioni dell’iniziativa, stimolata all’altissima percentuale di emigranti che hanno delineato la storia di Treppo e che hanno pure contribuito economicamente, oltre all’amministrazione comunale, alla Provincia di Udine e alla Comunità collinare del Friuli, alla realizzazione del monumento. Sottolinea inoltre la volontà di lasciare così nella piazza un lavoro di valore artistico elevato e di trasmettere alle nuove generazioni un messaggio forte e di accoglienza. Pensando al Friuli che è stato terra di emigrazione e ora lo è di immigrazione.
     Lo affianca, con tanto di fascia tricolore, il giovane Massimiliano, sindaco del consiglio comunale dei ragazzi di Treppo. Saranno le sue mani, incarnando il messaggio di fiducia nel futuro e nei giovani, a “svelare” la scultura.
     Tra il pubblico, gli altri ragazzi del consiglio e tanti bambini che scalpitano curiosi in prima fila.
     Il presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo
, precisa che a segnare la storia del Friuli sono stati la guerra, il terremoto del ’76 e l’emigrazione. Evocarla pertanto con un tangibile riconoscimento, spiega, è azione più che dovuta. Anche per il presidente del consiglio regionale, Alessandro Tesini, l’emigrazione è un fenomeno sempre presente nell’immaginario collettivo, nella memoria e nei pensieri dei friulani.
     Segue una disamina storica e sociologica, colorata di accenti poetici, dello scrittore Domenico Zannier e poi… tocca a Massimiliano. Eccolo tirare il filo collegato al drappo. Tra i presenti anche diversi emigranti, i più anziani seduti in prima fila a vivere lo “spettacolo” con commozione e pathos. Il drappo s’alza svelando un po’ alla volta la scultura: si scorge prima il basamento-fontana, poi i piedi, le gambe e le grandi mani del ragazzo proteso in avanti: l’emigrante di Treppo e di tutti i friulani è virtualmente uscito dal feto! Gli applausi coronano questi attimi di festa, assieme alle espressioni canore del coro Alpe Adria.
     Alla benedizione del parroco Samuele Zentilin, segue l’intervento del critico d’arte Licio Damiani, doveroso approfondimento sull’opera di un artista, Franco Maschio, che ha reso grande l’arte friulana in diverse parti del mondo, grazie alle sue opere così comunicative. Maschio è un passionale, e lo si evince anche dalle parole con cui esprime la sua gioia a chiusura della cerimonia d’inaugurazione ed elargisce sentimenti di riconoscenza a coloro che l’hanno accompagnato in questo parto artistico: il sindaco e l’amministrazione comunale di Treppo, i tanti abitanti del comune che hanno fatto visita al suo laboratorio, inclusi i ragazzi delle scuole elementari. E poi, i suoi tanti amici. Per lui l’arte, infatti, non si estrinseca semplicemente in un’opera, ma nel contesto sociale in cui questa si sviluppa, attingendo ai sentimenti che scaturiscono dalla comunità, principale protagonista della sua nascita.
     La felicità che inonda gli occhi chiari di Franco, però, raggiunge l’apice quando la sua scultura, la scultura di tutti i treppesi e di tutti i friulani e, perché no, di tutti gli italiani, viene attorniata dai bambini che scrutano curiosi il fluire dell’acqua ai piedi dell’emigrante e che subito si abbandonano alle fantasie dei loro giochi. Quei bambini così spesso protagonisti delle sue opere, incarnazione dell’innocenza e della speranza nell’avvenire. Quei bambini su cui questo progetto del Comune di Treppo Grande, in cui s
i intrecciano emigrazione d’altri tempi, emigrazione – soprattutto di “cervelli” - d’oggi, ed immigrazione contemporanea, affonda le radici della memoria per veder crescere nel futuro caldi germogli di multiculturalità.


La scultura-monumento di Franco Maschio dedicata all'emigrante

L’EMIGRAZIONE A TREPPO GRANDE, I MOMENTI SALIENTI
     Furono molti i treppesi che cercarono fortuna e lavoro altrove, nei primi anni del XX secolo, costretti poi a un precipitoso rientro, dalla Germania e dall’Austria-Ungheria, allo scoppiare della prima guerra mondiale. Alla fine del conflitto, miseria e disoccupazione costrinsero gli uomini in età da lavoro ad esercitare il mestiere che meglio conoscevano, quello del fornaciaio, non più nei paesi germanofoni, ma in Francia e Svizzera. Tanti, poi, scelsero di attraversare l’oceano per approdare nel Nuovo Mondo. Da non dimenticare il fenomeno delle donne che migrarono a Milano, Torino e Roma per fare le domestiche. Dalla fine della seconda guerra mondiale al 1976, anno in cui il fenomeno del terremoto segnò praticamente la fine dei flussi migratori verso i paesi europei, la meta principale diventò la Svizzera, seguita da Francia, America del Nord e Australia, mentre il maggior numero di emigrati “definitivi” spetta all’America Latina.
     Il paese, che annovera circa 1800 abitanti, conta attualmente
più di seicento iscritti all’Aire; una percentuale enorme, come ha sottolineato il ricercatore Javier Grossutti, poiché ammonta a più del 30% della popolazione residente, mentre per tutta le provincia di Udine la percentuale è del 12% e per la fascia collinare del 20%.