Orsaria di Premariacco,
8 Novembre 2009
Mentre noi eravamo impegnati a Cividale per i festeggiamenti candottiani,
a Orsaria si svolgeva un importante evento, assolutamente eccezionale
per la piccola comunità friulana perchè prevedeva la presenza dell'indimenticato
campione argentino Arthur Antunes Coimbra... più semplicemente Arthur
Zico!
25° anniversario di fondazione
dell’Udinese Club “Arthur Zico di Orsaria”
Domenica 8 novembre 2009 è passata, in un lampo. La nostra giornata,
la festa per il nostro 25° anniversario di fondazione dell’ “Arthur
Zico di Orsaria” l’abbiamo archiviata nei nostri cuori ma le
emozioni che abbiamo vissuto sono vivissime e chissà per quanti
giorni ancora ci addormenteremo con l’immagine del sorriso del
nostro amato Zico. Da parte mia, che non l’avevo mai incontrato di
persona, solo il poter stringergli la mano è stato il realizzarsi di
un sogno rincorso attraverso i racconti di mio papà prima, poi di
Alessandro e Michele che avevano avuto la fortuna di conoscerlo nel
periodo della sua permanenza a Udine. A dire la verità quasi quasi
sono più emozionata adesso mentre scrivo che domenica, quando
eravamo tutti preoccupati al pensiero che andasse tutto bene, che
fosse una giornata
memorabile
come poi, in effetti, è stata. Vedere tutte le persone intervenute,
più o meno giovani, contente e felici di poter fare un autografo o
una foto con Zico o semplicemente di salutarlo rende l’idea di come
l’affetto per Zico sia immutato negli anni, questo non solo per il
campione che è stato, ma per il campione che è come persona. Vederlo
firmare un’infinità di autografi e rivolgere un sorriso gentile a
tutti ci ha mostrato che serve altro, oltre alle meraviglie in
campo, per essere ricordato per sempre dai tifosi. Voglio
ringraziare, da parte di tutto il direttivo, gli ospiti intervenuti,
il Sindaco Rocco Ieracitano che, assieme al Consiglio Comunale, ha
conferito la cittadinanza onoraria del Comune di Premariacco a Zico,
tutti coloro che hanno dato una mano in qualsiasi modo, Giorgia e
Marina che hanno riformato la coppia per l’occasione e hanno
presentato la serata in teatro, Gianluca Bertozzi che ha fatto tutte
le riprese dall'atterraggio dell'aereo a notte fonda, De Agostini,
Miano e Cinello che, emozionati anche loro, hanno raccontato diversi
aneddoti da colleghi di Zico, e il nostro mitico Presidente
Alessandro Scarbolo che ha dato l’anima per realizzare questa
giornata e qualche ruga in più ce l’ha di sicuro, ma soprattutto
Lui, Arthur Antunes Coimbra “Zico”, che ha fatto di tutto per venire
a salutare i vecchi amici e l’ha fatto veramente con il cuore.
Grazie mille, Zico e grazie anche alla signora Sandra che l’ha
accompagnato. Tatiana
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L'abbraccio a Zico, friulano per sempre
(Paola Lenarduzzi - Messaggero Veneto del 9 novembre 2009)
Dalle 20.30 di ieri sera Zico è
italiano, anzi friulano di Premariacco: il consiglio comunale, in una
seduta lampo dal palco di un teatro strapieno, lo ha deliberato
all’unanimità scatenando l’applauso che ha aggiunto emozione a una
serata straordinaria. “Cumò o soi furlàn”, ha sorriso lui. Un ritorno
giocato sul filo dell’amarcord, della gioia di mettersi insieme attorno
a uno striscione bianconero, ma anche dell’orgoglio di avere per amico
un uomo così grande e così semplice. Diciamolo, c’è stata anche
l’impressione (condivisa) che la passione fosse stata più vera allora,
venticinque anni fa, quando a Orsaria è nato il club che porta il nome
di Arthur Antunes Coimbra. Quasi una scommessa per il presidente
Alessandro Scarbolo e il vice Michele De Sabata, che nel 1984, seconda
stagione di Zico all’Udinese, erano due 18enni da curva nord con la
testa pieno di sogni. «Quest’amicizia non si è mai interrotta – ha detto
Zico, al suo arrivo nel palazzo delle associazioni del paese –,
nonostante miei impegni di allenatore mi portino in giro per il mondo,
il mio rapporto con Alex e Michele continuano per telefono e via mail e
mi fanno capire quanto sia ancora forte il rapporto che mi lega ai
friulani. È bellissimo tornare e stringere la mano ai giovani che non mi
videro giocare, ma che sanno tutto di me dai racconti del papà e dai dvd».
Subito una precisazione, anche per troncare sul nascere possibili
entusiasmi: non sarà mai allenatore dell’Udinese. «Quando instauri un
certo tipo di relazione con una città, una tifoseria, come accaduto a me
a Udine, al Flamengo e al Kashima, è meglio che diamo il nostro
contributo in un’altra veste. Non vorrei allenare le squadre con cui ho
giocato». Un abbraccio a chi aveva avuto a che fare con lui dal suo
arrivo, dalla segretaria dell’Udinese Daniela, al fotografo-amico Mario
Boemo, ai tifosi che gli hanno chiesto ancora l’autografo sulla foto o,
come Denis Cescutti, sulla mitica maglietta targata Agfacolor con il 10
cucito a macchina; la rivelazione di essere diventato nonno e di aver
imparato parlare giapponese, russo, turco e ora, nuovo tecnico dell’Olimpiakos,
anche greco. Poi una dichiarazione mai fatta in maniera così chiara: «Io
ero venuto qua perchè avevo creduto nel progetto Udinese. Pensavo
davvero che qui si potesse vincere uno scudetto, che avrebbe avuto ben
altro significato che vincerlo con il Milan o con la Juve. Invece, il
secondo anno sono stati ceduti i pezzi pregiati e sono stato lasciato
solo. In questo modo Udine non potrà mai vincere qualcosa di
importante». Qualcuno, anzi tanti avrebbero desiderato vederlo allo
stadio ieri, ma lui stesso ha fatto capire che probabilmente non sarebbe
stata una mossa opportuna, anche per il suo attuale club. Giampaolo
Pozzo gli ha comunque mandato via telefono il suo apprezzamento
ricordando che «se l’Udinese e il Friuli sono conosciute nel mondo lo
dobbiamo a lui». Dalla società sono arrivate poi targa e maglietta col
suo nome, da autografare per mettere all’asta benefica a favore di
Udinese per la vita. A consegnarla, nella sala teatro, il presidente
Franco Soldati; una targa anche dalla Provincia e una mega carta
d’identità dal sindaco di Premariacco, Rocco Ieracitano, prima dello
show di aneddoti, ricordi e battute assieme a Paolo Miano, Gigi D’Agostini
e Gianfranco Cinello. No, non è stata solo nostalgia.
Zico, un mito oggi
come un tempo
(Messaggero Veneto del
10 novembre 2009)
La stanchezza fisica,
probabilmente dovuta alla tensione e allo stress, c’è ed è inevitabile.
Ma più che il “fiatone” conta la soddisfazione, per Alessandro Scarbolo,
di una giornata indimenticabile e pienamente riuscita per il ritorno di
Zico in Friuli a 13 anni di distanza dalla sua ultima apparizione in
Italia. Il pienone di Orsaria di domenica sera, tutto per il “Galinho”,
dimostra meglio di ogni parola come anche a distanza di un quarto di
secolo dal suo arrivo a Udine l’amore per il giocatore più forte che
abbia mai vestito la maglia dell’Udinese sia intatto come un tempo.
«Meglio di così proprio non poteva andare – gongola Scarbolo, presidente
dell’Udinese Club Arthur Zico di Orsaria, che ha organizzato il rendez
vous del brasiliano -. La gente ama e amerà sempre quest’uomo, come è
giusto che sia, e lui, ancora una volta, si è dimostrato splendido. Non
so quante centinaia di autografi abbia siglato, quante foto abbia
scattato e quante strette di mano distribuito. Ma sempre con il sorriso
sulle labbra, lui come sua moglie, con la solita grazie e disponibilità.
Bello, davvero: una giornata unica». Unica, con un piccolo intoppo
iniziale legato allo smarrimento dei bagagli (poi ritrovati) di Zico a
Ronchi dei Legionari, e piena di amarcord e di aneddoti legati
all’esperienza del “Galinho” in Friuli dei suoi ex compagni come Paolo
Miano, Gianfranco Cinello e Gigi De Agostini. Vecchi ricordi come
quando, lo hanno raccontato i suoi ex compagni, durante una tournée in
Brasile, Dal Cin portò il fuoriclasse in albergo presentandolo come
colui che «il prossimo anno giocherà con noi». «Il giocatore più forte
del mondo a Udine... io non mi sono lavato la mano per un po’». O come
quella volta, unica e irripetibile, del “Massimino” di Catania.
L’Udinese conduce per 1-0 a una manciata di minuti dalla fine. Punizione
dal limite dell’area, sulla palla va lui, Zico, e l’intero stadio
siciliano si mette a battere le mani intonando il nome del numero 10
bianconero incitandolo a segnare contro la propria squadra. Risultato?
Palla ovviamente in rete e tripudio dei supporters catanesi tra
l’incredulità generale friulana. Scarbolo, quell’azione, la sentì alla
radio su “Tutto il calcio minuto per minuto”. Quella stessa trasmissione
che, all’epoca, interrompeva le dirette dagli altri campi quando Zico
calciava una punizione per seguirla “live”. Altri tempi. Adesso non
potrebbe accadere. Almeno non per l’Udinese. Era un altro calcio, di cui
rimangono soltanto la memoria e le “cassette” usurate di inizio anni
‘80. Ma non si pensi che fosse un calcio povero, un’Italia delle grandi
in declino e che per quello Zico avesse scelto di accasarsi “vicino a
Venezia” come si diceva, ante Galinho, per indicare Udine. No, quella
era la serie A di “Le Roy”, Michel Platini, della futura “Mano dei Dios”
Diego Armando Maradona: l’Italia, in altre parole, era al centro del
mondo (del calcio). E in quel mondo per un paio d’anni si sedette di
diritto anche l’Udinese che Zico aveva scelto di persona perché vincere
uno scudetto qui avrebbe avuto tutto un altro sapore che a Milano,
Napoli o Torino. Non ci siamo riusciti. Pazienza. Ma per lo spettacolo,
la classe e l’umanità che ha saputo regalare a questo lembo di terra, ad
Arthur Antunes Coimbra andrà il grazie anche da chi ama il bianconero ma
non lo ha mai visto giocare. Di cuore. Mattia Pertoldi
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