Abbazia di Rosazzo (UD),
22 Ottobre 2009
Il restauro degli
affreschi di Francesco Torbido
nella chiesa di San Pietro di Rosazzo
Sono intervenuti:
-
Mons. Sergio Di
Giusto - Direttore Fondazione Abbazia di Rosazzo
-
Maria Chiara
Cadore - Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del FVG
-
Chiara de Santi –
Restauratrice
-
Fulvio Cecutti –
Restauratore
Era presente
l'Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato
Presso la Sala della Palma dell'Abbazia di Rosazzo sono stati presentati i
lavori di restauro degli affreschi della chiesa di San Pietro Apostolo
dell'Abbazia.
Gli affreschi furono
realizzati attorno al 1535 da Francesco Torbido detto il Moro.
Nel 1527 l'abate Gian
Matteo Giberti ricevette in commenda dal papa Clemente VII l' ambita Abbazia
benedettina di S. Pietro Apostolo di Rosazzo che, pur garantendo rendite
annuali cospicue, versava in condizioni di abbandono. Prima di recarvisi in
visita l'abate affidò le opere di ristrutturazione dell' abbazia
all’architetto cividalese Venceslao Boiani ed in seguito, una volta terminati
i lavori di restauro, invitò Francesco Torbido per la realizzazione gli
affreschi della nuova abside.
Francesco Torbido, estroverso e abile colorista, si distinse per la varietà di
stili adottati da opera ad opera. Egli nacque nel 1482 a Venezia da padre
veronese; è in questi luoghi che ancora oggi si possono ammirare le sue opere.
Da ragazzo frequentò la bottega del Giorgione come garzone traendone un
proficuo insegnamento.
Successivamente
proseguì gli studi artistici da Liberale a Verona. Frutto di questo periodo è
il disegno contorto e nervoso che contraddistingue anche le figure rosacensi.
Egli, reduce dal cantiere
del duomo di Verona dove aveva lavorato su cartoni di Giulio Romano realizzò,
su richiesta dell'abate Gian Matteo Giberti, presso l'Abbazia rosacense
episodi della vita del Santo titolare, ovvero, la Vocazione di Pietro e
Andrea, la Pesca miracolosa, la Trasfigurazione del Cristo coronata da una
lunetta con la Vergine e il Bambino, inoltre i simboli dei quattro
evangelisti e, infine i Santi Pietro e Paolo. Nella sua opera sia il Rizzi che
la Repetto notarono un certo raffaellismo apprezzabile in particolar modo
nella lunetta absidale dedicata alla Madonna con Bambino. Di pregio appaiono,
inoltre, i preziosi paesaggi di sfondo alle scene e l' armonioso uso del
colore intriso di giorgionismo e vicino alle tecniche pittoriche di Giovanni
Francesco Caroto.
Le operazioni di
conservazione degli affreschi, avviate nel 2003 dall'arcidiocesi di Udine
hanno richiesto interventi ampi per riscoprire l'aspetto originario delle
strutture sanando i guasti prodotti dai secoli e dagli interventi umani e sono
terminate nel 2008. Le varie fasi del restauro sono state compiute con una
particolare attenzione in quanto, anche in corso d'opera, si sono manifestate
problematiche diverse e complesse che hanno richiesto decisioni non sempre
facili e scontate ma che hanno permesso al paramento cinquecentesco di
riacquistare il suo antico splendore e di rivelare la sua autentica bellezza e
il suo equilibrio compositivo.
L'affresco di Francesco
Torbido appare ora con una luce limpida e illumina armoniosamente la zona
absidale rivelando nuovi particolari sull'unica opera del Torbido in Friuli
Venezia Giulia.
Ne hanno discusso la
dottoressa Maria Chiara Cadore della Soprintendenza per i Beni Architettonici
e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, mons. Sergio Di Giusto Direttore
Fondazione Abbazia di Rosazzo, la dottoressa Chiara de Santi critica d'arte, e
Fulvio Cecutti restauratore.
L' appuntamento è inserito nel ciclo "I Colloqui dell'Abbazia". Fanno parte de
‘I colloqui dell’Abbazia’ una serie di incontri fortemente voluti e ideati
dalla Fondazione Abbazia di Rosazzo con il preciso scopo di trattare argomenti
di attualità e interesse generale che abbiano ricadute specifiche nel
territorio di competenza. Il programma si inquadra in un progetto più ampio e
definito di azioni concrete che hanno come fine la valorizzazione del
territorio e il potenziamento delle sue intrinseche peculiarità, con l’impegno
sempre maggiore rivolto alle problematiche contingenti e alla proposizione di
soluzioni innovative.
Durante l'incontro è
stato presentato il secondo "Quaderno dell'abbazia" dedicato agli affreschi di
Francesco Torbido.
Rosazzo,
riecco gli affreschi del Torbido
(Lucia Aviani - Messaggero Veneto del
23 ottobre 2009)
MANZANO.
La vocazione di Pietro e Andrea , La pesca miracolosa , La
trasfigurazione del Cristo coronata da una lunetta con La Vergine
e il Bambino , i simboli dei quattro evangelisti e, infine, i
Santi Pietro e Paolo : sono tornati all'antico splendore, nella
chiesa dell'abbazia di Rosazzo, dedicata a San Pietro Apostolo,
gli affreschi realizzati intorno al 1535 da Francesco Torbido
detto il Moro, artista formatosi alle scuole del Giorgione e di
Liberale da Verona. Una lunga opera di restauro, avviata nel 2003
dall'arcidiocesi di Udine e rivelatasi presto molto più complessa
del previsto – i lavori, infatti, sono terminati nel 2008 –, ha
restituito la lucentezza originaria a pitture di alto pregio, che
evidenziano una notevole padronanza dell'uso del colore e, in
particolare, una grande maestria nel disegno dei paesaggi che
fanno da sfondo alle scene. I dettagli dei dipinti, unica
testimonianza del Torbido nella nostra regione, e le fasi del
restauro sono stati illustrati ieri sera, nella sala abbaziale
della Palma – nell'ambito del ciclo I colloqui dell'abbazia ,
serie di incontri promossa dalla Fondazione – da Maria Chiara
Cadore, della Soprintendenza per i beni architettonici e
paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, da monsignor Sergio Di
Giusto, direttore della Fondazione, dalla critica d'arte Chiara De
Santi e dal restauratore Fulvio Cecutti. Presente anche
l’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato. Una mano
abile ed estroversa, quella del Torbido: ad assegnare l'incarico
all'artista – nato a Venezia nel 1482 – fu l'abate Gian Matteo
Giberti, che nel 1527 ricevette l'ambita abbazia benedettina di
Rosazzo in commenda da Papa Clemente VII. Pur garantendo cospicue
rendite annuali, il complesso monastico versava, all'epoca, in
condizioni di pesante degrado: addirittura prima di farvi visita,
così, l'abate Giberti incaricò l'architetto cividalese Venceslao
Boiani di eseguire tutti i necessari interventi di
ristrutturazione. In seguito decise di impreziosire la rinnovata
abside della chiesa di San Pietro Apostolo con una serie di
affreschi, scegliendo appunto il pittore Francesco Torbido. Sono
figure contraddistinte da un segno contorto e nervoso, quelle
delineate dal Moro: le tonalità e il tratto rivelano l'influsso
dell'insegnamento del Giorgione, ma pure affinità con le tecniche
pittoriche di Giovanni Francesco Caroto. Particolarmente delicate
sono state le operazioni di restauro del settore absidale destro:
l’affresco raffigurante La pesca miracolosa subì infatti un
pesante rimaneggiamento a opera di un artista ignoto, ma di mano
piuttosto felice. La scelta è stata quella di conservare entrambi
gli strati, per evidenziare lo sviluppo storico dell’opera. Alla
presentazione dei dipinti restaurati si è aggiunta quella del
quarto Quaderno dell'Abbazia , pubblicazione interamente dedicata
agli affreschi del Torbido.
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Abbazia di Rosazzo,
22 Ottobre 2009
Il restauro degli
affreschi di Francesco Torbido
nella chiesa di San Pietro di Rosazzo
Moderatore, Mons. Sergio Di Giusto
Ospite,
S.E. mons. Andrea Bruno Mazzocato
Maria Chiara
Cadore - Soprintendente
Chiara de Santi –
Restauratrice
Fulvio Cecutti –
Restauratore
|
1 |
2.45 |
Saluto
dell'Arcivescovo |
2 |
6.45 |
Introduzione,
mons. Di Giusto |
3 |
6.07 |
Intervento, Maria Chiara
Cadore |
4 |
15.21 |
Relazione, Chiara
de Santi |
5 |
07.15 |
Interventi vari
(De Santi - Cadore - Cecutti) |
6 |
10.20 |
Interventi vari
(De Santi - Cadore - Cecutti) |
7 |
6.13 |
Interventi vari
(De Santi - Cadore - Cecutti) |
8 |
2.32 |
Conclusione |
|