Segni devozionali delle
Valli del Natisone
Un'interessante
pubblicazione sul territorio in cui è inserito il santuario di
Castelmonte
(Di
Alberto Picotti – tratto dal bollettino mensile “La Madonna di
Castelmonte” del Giugno 2008)
www.santuariocastelmonte.it
Negli ultimi tempi è molto
cresciuta la sensibilità nei confronti dei segni di devozione di
cui i nostri antenati hanno costellato il territorio (capitelli,
affreschi, crocifissi, statuette, «maine»...). Il Friuli, come
altre regioni, è ricco di tali segni di devozione della gente,
quasi sempre povera di cose, ma ricca di fede. Il libro che
presentiamo è una specie di itinerario, che aiuta a scoprire la
fede semplice e profonda di coloro che sono vissuti prima di noi
nello splendido territorio delle Valli del Natisone.
La pietà popolare e le sue
espressioni «artistiche»
Facciamo nostro il titolo di un libro felicemente giunto in
Redazione, un libro di Oddo Lesizza, che non può mancare di
coinvolgerci appieno, oltre che per i suoi contenuti intensamente
religiosi, anche perché investe, geograficamente, il nostro
santuario. Segni devozionali, dunque, il nostro argomento e, prima
di entrare nello specifico delle nostre Valli, cito un volume
analogo riferito ai segni religiosi del Friuli occidentale. Ne colgo
solo l’eloquente titolo: C’era una volta la pietà popolare e
proprio questo ci aiuterà a comprendere meglio l’importanza
dell’opera di Oddo Lesizza che ci accingiamo a presentare. Quel
C’era una
volta... la dice lunga, ma, fortunatamente, ci sono
delle felici eccezioni. La pietà popolare è stata espressa per
secoli attraverso segni devozionali realizzati particolarmente nelle
aree agresti ed era ispirata da una fede-fiducia profonda in
Dio, nella Madonna, nei santi: fede, nello schietto abbraccio di
essa e fiducia nell’atavica supplica di protezione da ogni
avversità. Ma non mancavano pure le devote espressioni di
ringraziamento per benefici ricevuti. Quanti ne vediamo tuttora di
quadretti P.G.R. (Per Grazia Ricevuta) all'interno delle chiese, ma
qui ci riferiamo particolarmente ai segni devozionali «esterni».
I segni della fede antica e
il prezioso «censimento» di Oddo Lesizza
Questi segni devozionali che incontriamo ancora un pò' ovunque
lungo le strade delle
nostre campagne, le stradicciole dei colli o i
sentieri dei nostri monti - segni spesso abbandonati al degrado! -
si esprimevano con l'erezione di cappelle, capitelli, ancone,
edicole, croci e crocifìssi, statue e anche con affreschi, formelle,
terrecotte, nicchie e teche... Devozione! Autentica pietà popolare,
schietta e intensa, concretizzata in opere durevoli che, talora,
esprimevano pure notevoli valori artistici, ma ciò che se ne coglie,
soprattutto, è proprio l'intensa espressione di fede. Ebbene, il
quasi totale rallentamento in queste realizzazioni e, spesso, un
triste abbandono all'usura del tempo di quelle divenute già
storiche, dovrebbero indurci a un'intensa sensibilizzazione di
conoscenza e di possibile, doverosa salvaguardia. Per le Valli del Natisone, le nostre Valli, ci ha pensato la fervida iniziativa di
Oddo Lesizza, uomo delle Valli, appunto, attivo e concreto, creando
una ricchissima documentazione fotografica quale ottima propedeutica
per indurre a un'intensa sensibilizzazione verso questa storica
realtà dei nostri segni devozionali, richiamandoci alla fede che li
ha prodotti e, quindi, all'opportunità o, meglio, al dovere di
conservarli ponendo mano a concreti restauri.
Gente povera di cose ma
ricca di fede
Sarebbe pure un riverente atto di ossequio verso gli antenati
che, in tempi ben più duri e difficili economicamente, non hanno
rinunciato ad esprimere la loro fede lasciandone concreta
documentazione. In una particolare foto di Lesizza mi ha colpito la
dedica scritta sulla facciata di una cappella, così significativa
della ricca pietà popolare della povera gente! Eccola: «Questa
Capella è fatta con l'ellemosina dei poveri» (sic! In località
Brischis, Vallata dello Judrio, p. 72). La preziosa opera
documentale di Oddo Lesizza è durata diversi anni, realizzando
un'eccezionale antologia fotografica riferita a ben 134 località di
tutti i sette comuni delle Valli: Drenchia, Grimacco, Pulfero, San
Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, oltre alle 33
località dei comuni limitrofi Prepotto e Torreano, relativamente
affini. Nel libro che ne è seguito sono riportate oltre 500
fotografie a colori! Qui, per evidenti ragioni di spazio, possiamo
riprodurne solo alcune, ma - senza tema di esprimerci in termini
reclamistici - non possiamo fare a meno di suggerire e caldeggiare
l'invito a farsi dono di questo splendido volume di 270 pagine che
l'anno scorso ha trovato l'editore ideale nella sensibilità della
Società Filologica Friulana con una entusiastica e partecipe
«Prefazione» dello stesso presidente, dr. Lorenzo Pelizzo, e la
dotta «Introduzione» del prof. Giuseppe Bergamini.
Una lettera di
ringraziamento all'autore
In Redazione è, poi, giunta una lettera, indirizzata a Oddo
Lesizza da «un abitante delle Valli del Natisone». Essa compendia
candidamente l'opera dell'autore, commentando e apprezzando il
profondo spinto che anima e impreziosisce il suo recente libro.
Concludiamo questa nostra «Testimonianza» ritenendo giusto e quanto
mai opportuno riportarla integralmente: «È doveroso ringraziarla per
la sua opera viva e fatta col cuore: Segni devozionali delle Valli
del Natisone. Essa ci documenta in modo semplice la fede che la
nostra gente aveva. Era la fede semplice e profonda che aiutava la
nostra gente ad affrontare la durezza del vivere quotidiano su
questa bella terra, le Valli del Natisone, e ad avere speranza. Con
la sua paziente e impegnativa ricerca nei nostri paesini, ci aiuta a
scoprire e a cogliere le nostre radici, tanti piccoli segni, la
bellezza e la varietà del creato, il suo manifestarsi anche
attraverso tantissimi colori, il riferirsi costante all'Essere
Superiore. Questo suo libro potrebbe rappresentare la traccia per un
percorso di ricerca, di rinnovata
fede, nei nostri sette comuni, e
ciò per ogni singolo, per i gruppi, per le scolaresche, ad esempio,
quale interazione tra fede-natura-cultura: tutti ne trarranno
sicuramente beneficio. Aiuterà a contagiare positivamente di fede
semplice, a far sentire la Presenza, a vedere in ogni persona il
capolavoro del creato. Continui a rappresentare il patrimonio di
fede coraggiosa della nostra gente: chiese-campanili-campane con il
loro canto, le processioni, i luoghi ove si vive il sonno
profondo... Ai giorni nostri manca quello che i nostri anziani
chiamavano «Strah Bozi» (il «timor di Dio», ndr). Tutta la loro
giornata era rivolta a Dio. Persino nella stalla c'era il santino e
veniva benedetta; alla sera, quando andavano a chiuderla, si
facevano il segno della croce, chiedendo che anche gli animali
venissero protetti. Anche la sua opera da voce alle Valli del
Natisone e contrasta positivamente lo spegnimento dei nostri
paesi».
Aggiungiamo, ottimisticamente,
che non ci sarà «spegnimento» finché ci sarà l'opera sensibile,
attiva, illuminante di persone come Oddo Lesizza e di tutti coloro,
speriamo molti, che sapranno cogliere il suo concreto messaggio e
operare di conseguenza. |