ESTRATTO
Ritorna per il pubblico di Avostanis l'ormai tradizionale appuntamento di ferragosto, che
quest'anno riserva un'eccezionale sorpresa di carattere sportivo.
Domani sera nel cortile dell'agriturismo Ai Colonos di Villacaccia,
verrà proiettata la finalissima dei mondiali di calcio del 2006,
quella con cui l'Italia a Berlino riuscì a battere ai rigori la
Francia per 6 a 4, divenendo campione del mondo per la quarta volta.
La novità della serata risiede nel fatto che, grazie alla
collaborazione con la Rai regionale del Friuli-Venezia Giulia che ha
anche messo a disposizione il documento registrato, la partita sarà
commentata in diretta, dal vivo, in lingua friulana da Bruno Pizzul,
celebre telecronista sportivo che dal 1986 al 2002 ha seguito per la
Rai, presso la quale era stato assunto nel 1969, tutti gli incontri
nazionali di calcio.
ESTRATTO FINALE
Francia-Italia 6-4 - CAMPIONI DEL MONDO
le pagelle
(a bote cjalde)
BUFFON 7 - Toglie ancora una volta le castegne dal fuoco.
Su Zidane è splendido. Saracinesca umana. All'inizio del
Mondiale deve aver stretto un patto con Cannavaro: "di qui non
si passa". Immenso.
ZAMBROTTA 7 - Lotta come un leone. Nelle ultime partite ha
fatto più il terzino che il cursore, lasciando la ribalta ad
un tale Grosso ... è diventato un difensore straordinario.
CANNAVARO 7,5 - Capitano o mio capitano. Semplicemente
sovraumano. Difficilmente una persona di 32 anni può giocare a
questi insostenibili livelli in piena estate e dopo una
stagione massacrante. Lui può. Solo Henry lo ha fatto soffrire
un po', ma anche lui si è dovuto arrendere.
MATERAZZI 7,5 - Comincia male
entrando scordinatissimo su Malouda e causando il rigore. A
causa sua partiamo ad handicap dopo soli 6 minuti. Ma si
riprende. Segna il pareggio, sfiora il vantaggio ed è sempre
attento in difesa. Rigenerato da Lippi.
GROSSO 8,5 - Signori e signore ecco a
voi il vero uomo del Mondiale. Procura eroicamente il rigore
contro l'Australia, segna il gol decisivo contro la Germania e
ci regala la gioia più grande con l'ultimo rigore della
lotteria. Chapeau.
GATTUSO 8 - E' stato detto che
questa è la Nazionale dei Gattuso, e forse è vero. Corre per
tutto il campo, morde le caviglie degli avversari e lo fa con
una vigoria sorprendente. E poi è uno di quelli che ha
costruito un rapporto splendido con Lippi. Come si fa a
chiedergli di più?
PIRLO 8 - Visto che Totti latita e ha
sempre latitato
in questo Mondiale, deve aver detto ai suoi compagni: "date
palla a me e ci divertiremo". Cassaforte. Non perde mai un
pallone, detta i tempi, allarga sulle fasce, tira anche.
Giocatore totale.
PERROTTA 6 - Anonimo. Non corre, non
morde, non conclude. Peccato finire così.
DE ROSSI 6,5 - Leggermente meglio di Perrotta, ma
neanche tanto. Messo sulla fascia dove non è di casa, cerca i
lanci lunghi non avendo la progressione. Ma non è neanche
Pirlo. Redento per la stupidaggine commessa contro gli USA.
CAMORANESI 7 - Corre sulla fascia e
salta l'uomo come sa ben fare. Quando però è stanco comincia a
fare falli, viene ammonito, perde palla in inutili ghirigori.
TOTTI 4,5 - Semplicemente penoso. E
meno male che era una finale. Doveva essere la sua ultima
partita in Nazionale, ma al confronto Zidane lo ha sovrastato,
pur avendo non pochi anni in più. Almeno non ha perso la
brocca come il francese. Mondiale negativo, negativissimo.
IAQUINTA - 6,5 Questa volta entra e
non spacca il mondo come contro la Germania. Comunque lotta e
graffia. Anche per lui un grande torneo.
DEL PIERO 6,5 - Causa persa. Entra per allargare la difesa
francese con Iaquinta a destra e Toni al centro, ma non va.
Rallenta l'azione, non salta mai l'uomo e si accontenta dei
passaggini laterali, il più delle volte a Pirlo. Cerca
tristemente falli che non esistono. Almeno ha il buonsenso di
difendere la fascia e di stare alle calcagne di Zidane.
TONI 7 - A parte una traversa nel
primo tempo che ci fa sobbalzare improvvisamente, non ha avuto
altre possibilità di mettersi in mostra. E' inutile, nella
Fiorentina gioca in un modo completamente diverso. Ma almeno
lotta come un leone, prende falli, fa salire la squadra.
LIPPI 9 - Se Grosso è il giocatore che
più ci ha spinto fino alla conquista Mondiale, Lippi è colui
che ha guidato la truppa in un modo incredibile. Mai visto una
squadra più unita. Merito suo. Ha difeso i suoi giocatori, le
sue scelte più discusse, e alla fine può ben dire: "ve l'avevo
detto".
Dopo il primo tempo si credeva proprio ce l'avremmo fatta
senza troppi patemi d'animo. E invece nella ripresa siamo
arretrati. Punti da un Henry in gran spolvero abbiamo
davvero sofferto. Poi è stato solo un lunga spasmodica
attesa. Fino all'apoteosi.
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Dunque, alla telecronaca di oltre duemila partite che hanno
segnato una grande carriera si aggiunge questa volta quella in
friulano, e mentre tutti sono curiosi di sapere come se la caverà
con la "testata di Zidane" e i "calci di rigore" Pizzul si mostra
divertito e dice sornione: "No pensi di vê nissun problem, parce che
jo o pensi diretamentri par furlan" (non penso di avere alcun
problema, perché io penso direttamente in friulano".
Pizzul: "Io,
telecronista per caso"
(di
Silvano Bertossi)
LESTIZZA - Mondiali di calcio: Italia - Francia 6 a 4, Berlino
9 luglio 2006, 75 mila spettatori. Sono questi i dati che
hanno incoronato l'Italia calcistica ai Mondiali, in pieno
scandalo calciopoli. Partide patide, partita sofferta, allo
spasmo, l'arbitro argentino diventa il sivilot argentin, il
pressing pression, una spinta fallosa un sburt, il dribbling
schiribicjâ. Di quella partita rimane nella storia la voluta e
violenta zuccata di Zidane che, a tutta forza, colpisce lo
sterno di Materazzi. Zidane si avventa sullo stopper come un
cjastron. E poi, per finire in gloria, nella massima gloria,
i calci di rigore i tîrs di rigôr.
Nell'aia dei Colonos di Villacaccia, per Avostanis 2008, è
andata in onda la finalissima dei Mondiali di calcio, un
filmato messo a disposizione dalla Rai regionale del Friuli
Venezia Giulia, commentato però, in diretta dal vivo, in
lingua friulana (con la consulenza di Gottardo Mitri, autore
del Dizionari dai sports olimpics), dal telecronista Bruno
Pizzul, notoriamente friulano.
Abbiamo incontrato un Pizzul, che era alle prese con una pasta
e fagioli, conosciutissimo da mezzo mondo per i suoi servizi
televisivi, in tutta libertà, accompagnato dalla signora Maria
Luigia, friulana anche lei. Un Bruno Pizzul casalingo, nonno
di dieci nipoti: Elena, Dario, Chiara, Paolo, Giulia, Filippo,
Marta, Marco, Anna, Diego. Il colloquio è spaziato dallo sport
al Friuli di adesso, alla cucina e alla forza persuasiva dei
nostri vini bianchi.
Come nasce Bruno Pizzul giornalista sportivo? -
"Assolutamente per caso. Da giovane ho provato a diventare
giocatore di calcio andando in giro un po' per l'Italia e i
giornalisti sportivi che parlavano delle mie prestazioni erano
piuttosto severi, visto che il mio talento era alquanto basso.
Quindi la categoria mi era, francamente, antipatica. Poi ho
preso parte ad una serie di colloqui in Rai, incontrando Paolo
Valenti che mi ha incoraggiato a partecipare a un concorso per
radiotelecronisti".
Come ha accettato questo nuovo lavoro? - "Ero
abbastanza restio ad affrontare nuove avventure zingaresche in
giro per il mondo. Stavo bene al mio paese, insegnavo materie
letterarie alle medie di San Lorenzo e mi ero fatto un certo
nome come giocatore di briscola e tressette".
Come trova il Friuli di oggi? - "Molto cambiato. I
friulani sentono comunque molto il senso delle radici. Mi pare
di percepire, in maniera abbastanza netta, una difficoltà di
comunicazione generazionale. Un problema che si riscontra
dappertutto".
Il Friuli, pur piccolo ... -
"Il Friuli dà molto sul piano della singolarità perché in un
fazzoletto di terra esistono molte diversità territoriali, di
costumi, di linguaggio, della stessa cucina".
Salva o condanna questo Friuli? - "Lo salvo
integralmente perché, nonostante tutto, c'è ancora il senso
dell'attaccamento territoriale. La qualità della vita è
accettabile. Ci sono meno frenesie, meno coinvolgimenti. Qui
si vive ancora una vita a dimensione d'uomo".
Una battuta sull'Udinese. - "L'organico c'è, la
società è stata molto brava a trattenere i giocatori che
avevano una certa valenza di mercato come Di Natale,
Quagliarella e altri. Però se ci fosse qualche giocatore
friulano in più non sarebbe male".
Una battuta sui vini che lei conosce bene. - "Al di
là di qualsiasi giudizio che può sembrare campanilistico, i
bianchi del Collio sono unanimemente riconosciuti, senza
discussione, i migliori del mondo. Sono riusciti a strappare
delle quote di mercato molto importanti. Il Tocai è il vino di
riferimento anche dal punto di vista storico culturale".
La frase Bruno mole il bevi del comico Mandi
Mandi è diventata molto popolare. A lei ha dato fastidio?
- "No. Anzi. Nella prima partita dell'Italia ai campionati del
mondo del 1994, che si sono disputati negli Stati Uniti, dove
l'Italia giocava contro l'Irlanda, al Giants Stadium di New
York ho visto con stupore e piacere, nella tribuna difronte a
quella dove mi trovavo io, uno striscione di una ventina di
metri con scritto proprio Bruno mole il bevi".
Il piatto preferito? - "Io amo molto la pasta e
fagioli. Sono di gusti popolari".
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