LESTIZZA
– Un vastissimo, smisurato spiazzo brullo, con il fondo di
ghiaia e grandi sassi di fiume, un capannone agricolo,
moderno, in cemento armato sullo sfondo. Un luogo scelto tra
un campo di soia e uno di mais per le prime riflessioni,
constatazioni e provocazioni di Avostanis 2008 che
porta, come emblematico titolo Raze contadine Ogm. Un
inno al lavoro dei contadini, a quel contatto stretto,
complice e obbligato con la terra, però anche una denuncia, un
grido di protesta verso una società consumistica,
utilitaristica, capitalista che vede e interpreta il dio
denaro come l'obiettivo primario di tutte le scelte di vita.
Riflessioni forti, decise, alle volte anche
contraddittorie, per parlare di un mondo non bucolico, ma
forzatamente inglobato in un'area di progresso e continui
cambiamenti. All'insegna sempre della maggior produttività, a
discapito, quasi sempre, della qualità della vita.
Contadini che hanno lasciato l'aratro per il progresso.
Ma quale progresso se non reca con sé la gjonde di vivi?
Quando l'uomo, il contadino, si allontana dalla natura perde
le sue qualità, la sua identità. Quel contadino che è legato a
la semence, alla terra. Infatti dice la “mia” terra, le
“mie” sementi. Il contadino è come un albero con radici nel
terreno, trasformatore naturale della materia, produttore di
quanto coltiva.
L'avvio della serie di appuntamenti di Avostanis 2008 è
stato appositamente voluto all'ora del tramonto con una
lettura scenica, su testo di Jean Giono tradotto in friulano
da Federico Rossi, dell'attore Massimo Somaglino e la
partecipazione di Marta Cuscunà, un'attrice che abbiamo
conosciuto ne “Le indemoniate”.
Chi è Giono? E' uno scrittore francese, nato in Provenza
da una famiglia di origine italiana. Figlio di un calzolaio,
nel 1938, a 43 anni, ha scritto Lettre aux paysans sur la
pauvreté e la paix, un documento, un vibrante e poetico
scritto dedicato alla superiorità della natura sulla
tecnologia. In quel testo c'è la salvezza dell'uomo attraverso
un lavoro naturale, la celebrazione dell'individualismo spinto
fino all'anarchia. Giono ha scritto la sua “lettera” alla
vigilia del secondo conflitto mondiale lanciando un accorato
appello nel tentativo disperato di opporre le armi della
semplicità, del buon senso e della poesia a un mondo che
stava, evidentemente, prendendo la direzione opposta, quella
del profitto.
Le ciminiere del mondo, secondo Giono, prosciugano i
campi, ingrandiscono smisuratamente le città, gli edifici
crescono in altezza, gli automatismi e le nuove tecnologie
sono senza orecchie e senza anima e partoriscono “uomini
artificiali” che trovano indigesti il pane e il vino e che si
alimentano con “prodotti artificiali”.
Anche tutte le comodità sono artificiali e fornite da
un versante che è all'opposto della vera cultura del contadino
che si basa sul suo lavoro: arare, seminare, falciare e
raccogliere i prodotti della terra.
Una serata, quella dei Colonos, dopo l'introduzione di
Federico Rossi, del sindaco di Lestizza, Tosone, e
l'affermazione del presidente della Provincia di Udine,
Fontanini, che ha detto: “La Provincia ritorna ai Colonos,
quanto è successo in precedenza non mi interessa”, che, in
modo avvolgente, ha messo a fuoco un tema di grande attualità,
l'uso proprio e improprio degli Ogm. Con gli opportuni
avvertimenti, precauzioni d'uso, contrarietà e motivati
rifiuti.
di Silvano Bertossi (nella foto) |