P R O G E T T O “IL VOLO DELL’AQUILA”
Ascesa e tramonto del Patriarcato di
Aquileia
Storia del
Friuli dal 1000 al 1400 in tre filmati,
raccontata attraverso le gesta di tre
grandi patriarchi:
Poppo (Poppone
o Popone) - Bertrando – Marquardo.
PRIMO
FILMATO
Patriarca Marquardo Von Randeck – MEDIOEVO IN FRIULI VENEZIAGIULIA
(autori:
Claudia Brugnetta – Michele Codarin)
Con la presente abbiamo il piacere di presentare la realizzazione
del primo lungometraggio della serie IL VOLO DELL’AQUILA
dedicato interamente al Patriarca Marquado Von Randeck e
alla storia del periodo aureo del Patriarcato.
La vita di questo insigne
Patriarca ha dato una svolta storica alla nostra Regione, che
ancora oggi lo commemora con la rievocazione della sua entrata da
Patriarca a Cividale del Friuli (avvenuta nel 1366) dopo la
celeberrima Messa dello Spadone nel Duomo di Cividale.
La
realizzazione di una fiction-documentario che attraverso un
personaggio storico di grande spessore e levatura, tocchi molteplici
centri della nostra regione come Cividale, Aquileia, Venzone,
Cervignano, Strassoldo, Marano Lagunare, San Daniele, Faedis,
ecc., darà un valore aggiunto all’opera che potrà essere diffusa
sia a scopi storici che didattici ma anche turistici. Il
legame tra cultura e turismo sarà così rafforzato dal mezzo
audiovisivo che ha un impatto immediato su un pubblico vastissimo.
La diffusione del prodotto, fin da ora si
ipotizza, sarà effettuata tramite la RAI, varie emittenti italiane e
straniere, reti satellitari, provveditorati, scuole, biblioteche,
videoteche, ecc ecc.. Grazie alla versione in diverse lingue
(italiano, inglese, tedesco) stiamo pensando appunto anche a una
diffusione capillare all’estero, al fine di dare una visibilità di
elevato spessore culturale alla nostra Regione.
Per decisione di questa Produzione, la diffusione in
DVD del filmato è riservata ai Comuni della Regione che ne hanno
collaborato alla realizzazione, alle Fondazioni e agli Enti Pubblici
che hanno sostenuto il progetto.
PREMESSA
Il lungometraggio che ha una durata di circa 50 minuti, è costituito
da sequenze recitate in costume alternate all’analisi della visione
politico-giuridica che ha caratterizzato il ruolo del Patriarca, e
influenzato profondamente il formarsi dell’identità friulana.
Il linguaggio è di facile accesso e tende a
sottolineare gli elementi di continuità tra l’azione e il pensiero
del Patriarca e la coscienza civile friulana di oggi. La
sceneggiatura dedica ampio spazio alla descrizione degli usi e
costumi del tempo, e mira nella fiction a una elegante
spettacolarità.
Un documento questo, nella sostanza, unico per
corrispondere con un sapiente dosaggio degli elementi alle diverse
aspettative del pubblico al quale è rivolto: un’ occasione per
conoscere e approfondire epoca fondamentale della storia del Friuli,
ma anche un gradevole spettacolo per chi volesse solamente fare un
viaggio nelle cultura e nella storia medioevale.
Preliminarmente è stata predisposta un’accurata
ricerca storica e iconografica per rendere più precisa e
completa la sceneggiatura.
Il materiale filmico è stato registrato con telecamere
professionali in Alta Definizione, impiegando TROUPE specializzate
dirette da una regia altamente professionale con il coinvolgimento
di decine di figuranti nei costumi dell’epoca.
Particolare cura è prestata alla fase del montaggio e
sonorizzazione con la realizzazione di musiche originali ad elevato
effetto emozionale. L’edizione finale è stata realizzata in studi
professionali che adottano esclusivamente le tecnologie più
avanzate.
Il “taglio” del lungometraggio, sul piano della
comunicazione, promette un linguaggio facile e comprensibile e
tutti, senza per questo rinunciare al rigore della ricostruzione
storica, né all’obiettivo di veicolare potenti messaggi
sull’identità della cultura friulana in Europa.
La
vocazione dell’opera è quindi quella di servire un target molto
vasto.
Nell’immediatezza, dopo la concessione in esclusiva
della presentazione del filmato ad alcuni Comuni della Regione
interessati, il lungometraggio potrà successivamente essere
proiettato e presentato ai festival di settore italiani e stranieri.
Su sponsorizzazione. copie dell’opera saranno destinate
alle cineteche, biblioteche, scuole e università del territorio
regionale e delle principali città italiane e tedesche.
Un altro prevedibile impiego immediato è la
distribuzione alle emittenti televisive sia pubbliche che private.
Infine, sono in corso i primi contatti con case
editrici tirolesi e tedesche per il lancio dell’operazione in
funzione di promozione turistica.
PERCHÉ UN FILMATO SUL PATRIARCA MARQUARDO VON RANDECK?
Siamo dell’ opinione che anche il mezzo audiovisivo,
che- come è noto- ha molta presa sul vasto pubblico, sia oggi
uno strumento indispensabile al fine di incidere nelle memorie una
parte così pregnante e fondamentale della storia friulana e del suo
territorio.
La funzione di tale mezzo di comunicazione in questo
caso non è solo quella di sensibilizzare e attirare l’attenzione sui
nostri tesori storici, artistici e geografici e di eventualmente
esportarli attraverso il filmato, ma è anche quella di estendere la
conoscenza e il peso culturale di un’epoca di enorme rilievo che,
per la sua complessità, spesso viene purtroppo rimossa dal grosso
pubblico locale.
La Messa dello Spadone di Cividale del Friuli e
la rievocazione storica che segue, richiamano da molti anni un
foltissimo pubblico eterogeneo che “vive” ammirato la maestosità
dell’ evento: il compito di un importante contributo filmico è
quello di spiegare con chiarezza perché per esempio, questa eminente
figura patriarcale: Marquardo, un Vescovo della Chiesa, durante la
celebrazione solenne della messa per la sua elezione a Patriarca,
sollevi virilmente una spada nuda e non un calice benedetto…
E’ anche quello di chiarire quali eventi storici hanno
portato il Patriarca di “Aquileia” a risiedere invece a Cividale o a
Udine; se il patriarcato era conseguenza o no di uno scisma; o
perché la Chiesa godeva nelle nostre terre di un Principato
governato per tanti secoli da vescovi che avevano anche pieni e
immensi poteri temporali, o perché, pur avendo avuto un’ intensa e
fondamentale storia medievale, non rimangono castelli integri sul
nostro territorio, ma solo ruderi o ricostruzioni.
Le curiosità, i dubbi e i fraintendimenti sono molti.
La funzione di un filmato del genere è anche quella di rendere in
modo chiaro e “prensile” le conoscenze di base di un’epoca
fondamentale della nostra storia, di essere strumento d’ impatto
immediato nel sollevare la necessità di approfondimento nei
fruitori e di essere utile strumento didattico (superfluo
ricordare quanto gli Istituti Scolastici reclamino continuamente i
supporti audiovisivi…).
I figuranti del Gruppo Storico Cividalese, che
reciteranno in qualità di “comparse” in questo filmato, hanno già
vissuto in passato un’ importante esperienza audiovisiva.
Ci riferiamo al successo del filmato “LA CERIMONIA”,
mediometraggio ambientato in epoca longobarda. Sono passati circa 15
anni, ma il pubblico non l’ha mai dimenticato. Sebbene a suo tempo
furono diffuse migliaia di cassette audiovisive, molte sono ancora
oggi le richieste di copie in VHS e DVD.
L’ impatto di una scena ben costruita, sia dal punto di
vista della fedeltà storica che dal punto di vista spettacolare,
colpisce indelebilmente e suona corde che nessun altro mezzo di
comunicazione può mai sollecitare con maggiore forza espressiva ed
evocativa.
...alcune scene del
filmato...
LA STORIA
(Sintesi dei punti salienti del soggetto filmico)
Intrighi e lotte per la supremazia dei vari feudi e
castelli del Friuli sconvolgono il territorio: durante il suo
patriarcato, Marquardo, considerato uno dei migliori prelati della
Germania, riuscì a tenere lontane molte guerre dal Friuli, grazie
soprattutto alla sua abilità diplomatica.
Nell’ estate del 1368 Marquardo (che aveva studiato
diritto canonico a Bologna dal 1317 al 1322) formulò un corpo
legislativo uniforme per tutto il Friuli, noto come il
“COSTITUTIONES PATRIAE FORI JULII”, leggi che rimasero in vigore
fino al 1797.
(Il 23 aprile 1366 fu
portata in discussione “la riforma del giudizio da ristabilire in
modo di por fine ai cavilli e di fare giustizia buona e celere…”.
Tra le tante riforme, Marquardo propose al Parlamento
anche l’abrogazione del costituto per cui le figlie erano escluse
dalla successione legittima).
Il suo cancelliere Odorico Susanna stilò, per suo
incarico, il repertorio dei documenti relativi ai diritti
patriarcali (pubblicato dal Bianchi a Udine
nel 1847 nel Thesaurus Ecclesiale Aquileiensis).
Nel 1381, alla sua morte avvenuta probabilmente a
Udine, finisce con Marquardo la dinastia dei grandi patriarchi
aquileiesi.
Alla morte del patriarca Ludovico Della Torre, Carlo IV –
imperatore del Sacro Romano Impero – comprendendo che il
patriarcato di Aquileia necessitava al suo vertice di un uomo
energico e preparato, riuscì a far prevalere il suo candidato: lo
svevo Marquardo Von Randeck (Vescovo di Augsburg-Augusta),
suo personale collaboratore e suo cancelliere imperiale.
Marquardo accompagnò Carlo IV in Italia nel 1354-55. E
nel corso di questo viaggio ebbe occasione di passare in Friuli. Fu
presente a Roma all’incoronazione imperiale e poi difese Carlo IV a
Pisa, in occasione della sommossa sanguinosa dei Raspanti e dei
Gambacorti: l’imperatore gli conferì per gratitudine un’ulteriore
carica, quella di suo capitano generale.
La linea politica di Marquardo, che era anche uomo con
grande esperienza d’arme, rispecchiava le volontà di Carlo IV:
privilegiare cioè l’asse transalpino, evitare scontri con i principi
tedeschi, cercare di dissipare le guerre intestine, i tradimenti e
gli scandali
(scriveva
lo storico bavarese Josef a proposito della rissosità dei nobili
friulani: “Non si trova un altro Paese
dell’Impero germanico …dove l’illegalità, l’amor delle risse ed il
disprezzo d’ogni autorità siano stati un male così diffuso tra i
nobili, come in Friuli dal secolo XIII fino al tempo in cui la
signoria di Venezia abbatté il patriarcato…Difatti in nessun luogo
(dell’impero) tanti castelli furono distrutti, rifabbricati e poscia
di nuovo atterrati; in nessun luogo tante teste di signori caddero
sotto i colpi della mannaia…”…).
Marquardo
celebrò la sua prima messa solenne in Aquileia il 19 aprile 1366.
A Cividale entrò il 7 giugno dello stesso anno, accolto
con grandi onori dalla città. Per l’occasione venne convocato il
parlamento. I signori donarono al Patriarca i prodotti della terra,
ponendo a suo servizio le gastaldie e i feudi. In quei giorni si
ebbero anche alcune importanti reinvestiture di feudi. Marquardo
investì Bello, Castone, Francesco e Federico di Savorgnano, Simone
di Cuccagna, Andrea di Attimis, Olvardino di Maniaco, Guglielmo di
San Daniele, Rizzardo di Castello, Nicolussio e Mainardo di Villalta,
Bertoldo e Peleo di Moruzzo e Giuliano Brugno.
Trovando un Friuli sconvolto dalle disastrose scorrerie
di armi, Marquardo cercò in tutti i modi possibili di far rinascere
il prestigio del Patriarcato di Aquileia e ci riuscì, pur trovandosi
invischiato nell’estenuante pressione veneziana
(si preannunciava la fine, datata 1420, dello Stato
Patriarcale Friulano che, permeato di culture diverse: la germanica,
la slava e la latina, aveva invece alle sue stesse radici una
vocazione- diremmo oggi- “europea”.
Succede a Marquardo, il Patriarca Ludovico di Teck che
oppose una disperata ma inutile resistenza a Venezia.
Dissolto il potere temporale, ma mantenendo comunque
l’ampia giurisdizione ecclesiastica, la chiesa di Aquileia avrebbe
potuto ora svolgere meglio almeno il suo compito religioso e
benefico. Avrebbe potuto dare unità alle genti e alle terre che per
secoli aveva riunite. Invece i nuovi patriarchi furono scelti
esclusivamente fra le famiglie patrizie venete, e abitarono lontano
sia da Aquileia che dal Friuli.
Inevitabilmente il 1420 segna l’inizio del declino
economico del Friuli gravato anche dalle invasioni turche che ne
devastarono ripetutamente la pianura).
Il patriarcato di Marquardo rimane fortemente
influenzato dalle volontà di Carlo IV che non smise mai di cercare
un equilibrio tra l’anima slava della sua gente e le pretese
egemoniche germaniche, le quali avevano comunque saputo garantire
uno stato amministrato da un’efficiente burocrazia di stampo
teutonico.
MARQUARDO E IL PERIODO
AUREO
L’epoca di
Marquardo corrisponde al “periodo aureo” del dominio
patriarcale e con esso dell’indipendenza del Friuli. In questa fase
storica, il Patriarca di Aquileia, come principe temporale, era
soggetto solo all’imperatore del Sacro Romano Impero ed aveva la
piena sovranità dei suoi territori, deliberava quindi sia in
politica interna che estera, giudicava in maniera feudale e
sentenziava in appello tanto le cause civili che quelle delittuose,
batteva moneta con il proprio nome, riscuoteva imposte e censi,
comandava l’esercito, decideva insomma le guerre e la pace…
Come autorità ecclesiastica era soggetto direttamente
al Papa e aveva giurisdizione su tutti i Vescovi di Venezia e
dell’Istria. Il patriarca veniva eletto dal Capitolo (collegio
di canonici) di Aquileia. Riceveva dal Papa l’investitura
canonica e dall’imperatore l’investitura feudale. L’investitura
ecclesiastica avveniva solitamente ad Aquileia con grande fasto di
cerimonie, mentre l’investitura temporale aveva luogo a Cividale (al
momento culminante, il Patriarca seduto sulla cattedra marmorea al
centro dell’abside, riceveva dall’imperatore o ad un suo delegato
una spada nuda, che egli riponeva nella guaina).
Il patriarca, come in genere i sovrani feudali, si
spostava con la sua corte attraverso tutto il territorio governato,
dimorando nei palazzi di sua proprietà, oppure ospitato nei castelli
dei nobili alleati. La sede comunque più stabile e frequentata da
Marquardo risulta essere quella di Cividale.
NEL
1348
un forte terremoto ad Aquileia danneggiò gravemente
la basilica, Marquardo la fece ricostruire nell’aspetto attuale ( in
stile gotico) e portò anche a termine i lavori dei precedenti
patriarchi.
(già nel 1031 il patriarca
Poppone riconsacrava la basilica, distrutta dalle invasioni degli
Avari e degli Ungari. Inizia con Poppone la stirpe di patriarchi di
origine germanica).
NEL 1368
l’imperatore Carlo IV raggiunse per la seconda volta Udine, dove
venne ospitato da Marquardo. Tra il numeroso seguito imperiale c’era
anche il poeta Francesco Petrarca.
NEL 1380
Carlo Zeno ammiraglio della flotta veneziana riprende l’assedio
della fortezza di Marano (molto ambita dalla repubblica di Venezia)
con continui e sanguinosi combattimenti. Le truppe patriarcali, che
potevano contare sull’aiuto di numerosi e forti alleati, riuscirono
a circondare i veneziani, i quali poterono mettersi in salvo,
attraversando con mezzi di fortuna la laguna e raggiungendo così la
flotta che era in mare aperto. Zeno lasciò sul suolo maranese 40
morti e più di 200 feriti. Respinto anche questo attacco, la
fortezza rimase sempre più saldamente nelle mani di Marquardo.
L’importanza di Marano non consisteva soltanto nell’essere un utile
porto di rifornimenti: era anche una postazione particolarmente
strategica. (nel 1378/81 Marquardo
partecipò come membro della lega anti veneziana alla cosiddetta
guerra di Chioggia, che fu un duro colpo per la potenza marinara
della Serenissima. L’intervento patriarcale è giustificato dal fatto
che Venezia osteggiava in tutti i modi anche l’attività commerciale
del Friuli).
Il 7 ottobre 1380
Marquardo scriveva: “… i capitani veneziani aggravano in molti modi
la Chiesa di Aquileia ed i suoi sudditi con incendi, spogliazioni,
rapine e particolarmente nelle terre dell’Istria … servendosi di
grandissimo apparato di galee…”.
(Nel 1380, nella lotta
contro Venezia, l’esercito patriarcale diede anche un decisivo aiuto
a Trieste).
IL 3
gennaio 1381
Marquardo muore a Udine. Il giorno 7 fu portato ad Aquileia per la
sepoltura.
Scrive il cronista storico Giovanni di Ailino: “ a
tutti: nobili, poveri, vedove, orfani e pupilli fu sempre benigno,
pio, misericordioso… l’iscrizione sulla tomba lo esalta come uno dei
luminari della sua epoca”.
Scrivono ancora i cronisti dell’epoca:
“… Marquardo difese in tutti i modi il valore
friulano contro Venezia, ma non poté procurare alla Patria i soliti
vantaggi desiderati: Venezia convenne che non bastava più vivere
d’accordo con i friulani, ma che era necessario sottometterli del
tutto ai suoi interessi. E, a questo scopo, un po’ alla volta ma con
imperturbabile costanza, indirizzò la sua politica. Soprattutto
dopo la morte di Marquardo Von Randeck, grande patriarca di Aquileia…”.
SINOSSI
Siamo nel
1380, è il preludio della fine del Patriarcato
aquileiese di Marquardo Von Randek,.
La scena
iniziale trova il Patriarca appena dopo la battaglia di
Marano Lagunare. Sul campo lambito dal mare, molte sono le vittime…
Il suo esercito ha vinto. Il nemico sconfitto, il veneziano Zeno –
ammiraglio della flotta della Serenissima – per mettersi in salvo è
fuggito con i suoi uomini superstiti, attraversando la laguna con
mezzi di fortuna.
Marquardo
è dilaniato da un dolore profondissimo. Lo strazio che ha lasciato
la battaglia di Marano, porta con sé anche il disperato presagio del
tramonto della storia del Patriarcato.
Il grande
giurista svevo, mai come in questo memento -nonostante da questa
battaglia ne sia uscito vincitore- avverte la forte sensazione che “la
Patria” è destinata a soccombere alle sempre più aggressive
pressioni e offensive di Venezia…
Marquardo
è un abile uomo d’arme, un insigne esperto di diritto, ma …è anche
un uomo della Chiesa: una parte di sé è mistica… profondamente
spirituale. Giunto al crepuscolo della sua vita, sente riaffiorare
quella contraddizione che in ogni battaglia lo ha tormentato: quel
sentimento d’estrema e ineluttabile difesa del suo principato e il
peso degli eccidi e massacri che ha comportato. Ancora per questa
volta ha vinto eroicamente una battaglia sul campo, ma … quale sarà
il vero prezzo?
Chiede ai
suoi attendenti di essere lasciato solo, in silenzioso
raccoglimento.
Durante la
meditazione, vede passare davanti ai suoi occhi gli avvenimenti e
le grandi conquiste che più hanno segnato i suoi15 anni di
Patriarcato… … … …
Da questo
momento il docu/fiction ripercorre alcuni episodi che hanno
caratterizzato la permanenza di Marquardo in terra friulana,
rendendo in modo chiaro la complessità degli eventi e del relativo
significato.
Sono state
previste nel filmato molteplici dichiarazioni di studiosi
specialisti di storia patriarcale, che si alternano alle
ricostruzioni fiction.
Tra i sostenitori del progetto (Club UNESCO di
Aquileia, Fondazione Luigi Bon, Teatro Luigi Bon, FILM COMMISSION
Friuli Venezia Giulia, Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato
alla Cultura, Fondazione CRUP, ecc.) IL VOLO DELL’AQUILA
annovera diversi professionisti accreditati
dell’audiovisivo, del campo della competenza storica e della
competenza scenica rievocativa.
...un flash sul
pubblico e sugli ultimi interventi...
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