nuove dal friuli e dal mondo

Coderno di Sedegliano, 12 Aprile 2008


17° Convegno annuale
dell'Associazione Culturale e Spirituale Padre David Maria Turoldo

Spiritualità…?
Interrogativi, riflessioni, prospettive

Una spiritualità in Friuli, e quale? Analisi socio-antropologica.
Gian Paolo Gri, Università di Udine

Spiritualità cristiana e vissuto dei paesi del nostro Friuli; l'esperienza di un trentennio d'episcopato.
Alfredo Battisti, arcivescovo emerito

La spiritualità di David M. Turoldo, friulano, servo di S. Maria, cittadino del mondo.
Cristiano Cavedon, priore basilica della B. V. delle Grazie, Udine


Saluto di una rappresentante dell'Amministrazione del Comune di Sedegliano
e introduzione alla serata del presidente dell'Associazione P. David M. Turoldo, mons Nicolino Borgo

 
...seguite dalle note introduttive di M. Cristina Lusiani, Roberto Grison 
e Filiberto Battistin, insegnanti al Liceo "Copernico" di Udine...

 

Cristina Lusiani
     "SPIRITUALITÀ...?" il titolo di questo incontro, con quei tre puntini di sospensione e quel punto interrogativo finale, è sintomatico perché, in realtà, nella nostra vita piena di impegni e di "cose da fare", attorniata da rumori che spesso ci sovrastano, sembra si abbia il pudore di fermarsi, di pensare per far sì che il nostro spirito e i nostri pensieri più intimi ci interroghino, quasi si temesse che essi possano poi "pretendere" un loro spazio e possano cercare di sostituire tutto il nostro correre. Vorrei allora, in questa introduzione, cercare di mettere a fuoco tre momenti che, secondo me, sono pregnanti per la nostra spiritualità: il tempo, l'attenzione e l'accoglienza.
     TEMPO:
quando si parla di tempo si fa sempre riferimento al "prima" e al "dopo". Il nostro è sempre un tempo "fisico", in cui, nella migliore delle ipotesi, ci confrontiamo sul nostro prima e sul nostro poi, nel continuo tentativo di essere auto sufficienti e capaci, con le sole nostre forze, di un autoperfezionamento: non penso che tutto ciò sia negativo, né che sia arroganza la nostra volontà di migliorare, anzi, lo credo doveroso, ma credo anche ci debba essere una dimensione spirituale del tempo che ci porta, come dire, fuori da noi, nella "pienezza di un ascolto" che ci supera e ci trasforma, pienezza che non è desiderio di una nostra perfezione, ma, piuttosto, un "sentire" l'infinito che ci trascende e per questo, secondo me, sono necessari solitudine, silenzio e molto tempo. ["Essa (Marta) aveva una sorella di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola" (Le. 10, 39)]
     ATTENZIONE: generalmente pensiamo di essere attenti a qualcosa o a qualcuno quando ci occupiamo, quando "spendiamo" il nostro tempo per quel qualcosa o quel qualcuno (e spesso ce ne lamentiamo!). ["Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti»" (Le. 10, 40-41)]. Mi sembra, invece, che, nella dimensione spirituale, l'attenzione sia un "ritrovarsi in qualcosa", vale a dire: l'immersione di tutte le nostre facoltà, sia fisiche che dell'anima, in un certo oggetto in modo che vi sia tutta concentrata, in modo da possedersi in esso.
    
Attenzione spirituale è quindi un immergersi nell'oggetto così come ci si immerge nel mare: si è circondati da un unico elemento e si "sente" che se ne è parte.
     ACCOGLIENZA: mi sembra che l'accoglienza non possa che essere spirituale, che l'aggettivo spirituale aggiunto alla parola accoglienza non possa che esserne un rafforzativo ma che non ne alteri sostanzialmente la natura.
     Accoglienza (mi preme sottolineare che non va confusa col termine tolleranza che è secondo me tutt'altra cosa!) è ancora un "prendere parte", un "farsi interrogare" senza preconcetti e senza (per usare le parole di d. Nicola) preletture.
     Riuscire a fare il vuoto in noi per poter far spazio ad un arricchimento, abbandonare la tranquillità di soluzioni anticipate per abbracciare un nuovo modo di essere: quel modo fiducioso di non essere mai tranquilli.
    
Essere capaci di "ritirarsi" per poter donare: questo è, secondo me, il tipico atteggiamento di un vero MAESTRO.
     Se dovessi concludere con uno slogan (la parola ha la sua derivazione da "grido di guerra" e in questa accezione mi piace!) direi che il mio desiderio di Dio coincide con la mia spiritualità ed in questa mia guerra contro la parte peggiore di me, in questa prospettiva, allora, sento di non aver più bisogno dei puntini e del punto interrogativo, ma da qui comincia invece il mio lungo, a volte -mi sembra-coraggioso e a volte sicuramente scoraggiato, comunque difficilissimo cammino di trasformazione. [...Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Le. 10, 41-42)].


Roberto Grison
     Quando d. Nicola mi ha proposto di fare una breve riflessione sul tema Spiritualità...? Prospettive, sono andato sul Dizionario Zingarelli a vedere come viene definito il termine prospettive ed ho trovato quanto segue: possibilità di futuri e positivi sviluppi. E' una definizione che mi piace molto e vorrei quindi proporvi qualche piccolo spunto, spero interessante, a partire proprio da tale definizione. Quali possibilità di positivi sviluppi scorgo nel futuro della mia vita spirituale?
     Cercherò di rispondere a tale domanda attingendo ad una antica fonte di sapienza, la Regola benedettina, fecondissima, come diverse recenti pubblicazioni dimostrano (la più recente è Trovare rifugio, appena uscita da Mondadori) di spunti anche per chi vive in una realtà altra da quella monastica.
     Vorrei commentare un'affermazione centrale della Regola, che troviamo al cap. 78 v.17, in riferimento all'accoglienza degli aspiranti monaci. Su cosa si impegnano i futuri monaci? Devono esprimere fedeltà a tre aspetti: la stabilitas, la conversatio morum, Voboedentia.
     Stabilitas:
la stabilità è il perno della vita monastica, esprimendo però ben di più della semplice appartenenza ad un edificio. E questo di più è significativo credo per tutti. La stabilitas loci è principalmente ricerca di un luogo interiore dove si possa realizzare l'amicizia con Cristo. E' quindi aspirazione ad una stabilità interiore ed oggi ciò appare soprattutto importante. In una società caratterizzata da una instabilità foltissima a tutti i livelli (Bauman, la società liquida) è per me determinante riuscire a realizzare un radicamento in un luogo spirituale attraverso la fedeltà ad un programma di vita e di preghiera. Questo locus è il luogo del cuore, quella dimensione profonda nella quale avviene l'incontro misterioso con il Maestro interiore.
     Conversatio morum: questa espressione difficilmente traducibile è collegata al valore della stabilitas. Terminologicamente quest'ultima deriva infatti dal vocabolario militare. Stare significa resistere nel combattimento. Conversatio morum intende quindi la lotta contro le cattive inclinazioni presenti nel cuore umano. L'essere umano, infatti, non è buono per natura, checché ne dicano tanti pensatori antichi e moderni. Nel cuore dell'uomo è presente il male e quindi è necessaria una ferma lotta contro tale presenza. La violenza di cui parla la Bibbia è riferita precisamente al combattimento spirituale contro la malvagità dentro di noi. E' il compito di una vita, una linea di possibile futuro sviluppo positivo molto bella, questa guerra contro la malvagità e cattiveria dentro di noi.
     Oboedentia: la stabilità culmina nell'obbedienza. Che è ben altro da una ottusa sottomissione ad una qualche autorità esterna. Rahner, in Uditori della Parola, ha colto benissimo il significato profondo di tale dimensione. Per il grande teologo tedesco l'essere umano è trascendentalmente strutturato da quella che chiama potentia oboedentialis, l'apertura umana nei confronti della realtà. Obbedire significa ascoltare in modo profondo ed attento la realtà ed essere disposti a sottomettersi al bene che tramite tale ascolto ci ha raggiunto. L'obbedienza struttura i rapporti umani se vogliono essere autentici. Pensiamo alla famiglia, dove l'ascolto profondo e reciproco è essenziale per realizzare il bene dei singoli e della comunità domestica. Obbedire rimanda quindi ad una antropologia opposta rispetto a quella che rivendica una totale autonomia dell'essere umano. La persona per progettarsi deve conoscersi nel proprio essere.
     Queste tre prospettive mi sembra possono costituire un percorso fecondo per la crescita spirituale, ma ricevono un senso pieno solo se ricordiamo che la vita spirituale non è fine a se stessa ma è orientata all'orizzonte dell'amore. Trovare il luogo del cuore, combattere il male dentro di noi, sottomettersi umilmente alla realtà, hanno senso solo perché ci portano a vivere il messaggio fondamentale contenuto nella Regola: nulla anteporre all'amore di Cristo. La crescita spirituale è principalmente l'approfondimento vitale e non solo cerebrale della misteriosa unità di Cristo con ognuno di noi (Il Concilio afferma che in un certo modo ogni essere umano è unito a Cristo).


...brevi stacchi musicali eseguiti da Lorenzo Brufatto ...
...hanno intervallato i successivi  interventi dei relatori ufficiali...

 Prima di iniziare il suo intervento, il prof. Gri
 ha pregato mons. Borgo  di leggere una poesia di Turoldo...

 

Una spiritualità in Friuli, e quale? Analisi socio-antropologica
(
Gian Paolo Gri, Università di Udine)

     La stagione in cui i sociologi con più continuità e intensità «hanno dato i numeri» relativi all'atteggiamento religioso dei friulani è stata quella degli anni Ottanta: gli anni della Salmodia di Davide Maria Turoldo, scelta come "manifesto" per l'incontro di Coderno. A sollecitare quelle indagini sociologiche (una buona sintesi è // credo dei friulani, volume curato da L. Soravito ed edito dal Centro Comunicazioni Sociali nel 1990) stavano allora il bisogno di capire meglio le conseguenze prodotte dal terremoto sull'interiorità della gente friulana e la necessità di accompagnare con dati oggettivi lo sforzo propositivo del Sinodo della Chiesa udinese.
     Dalle indagini friulane venivano numeri spietati, per molti aspetti; ma numeri consueti, se comparati più in generale con le indagini novecentesche sul fenomeno religioso in Europa occidentale.
     La prova numerica quantitativa dell'esistenza di un Friuli ormai allineato, ha reso più intriganti le domande intorno al rapporto fra l'identità del Friuli e la tradizione religiosa. Ne sono derivate due esigenze: il bisogno di ricerche anche qualitative che rendessero meglio conto di eventuali «modi specifici del mutamento», propri del Friuli; la necessità di affondare la vanga più in profondità nel terreno della storia non più solo istituzionale, per rivedere la questione dei fondamenti, dei conflitti, delle contraddizioni attraverso cui maturò la costruzione dell'edificio complesso rappresentato dalla spiritualità che resse (e regge?) le rappresentazioni e le pratiche religiose dei friulani.

 

SPIRITUALITÀ' CRISTIANA E IL VISSUTO DEI NOSTRI PAESI
RILIEVI SUGGERITI DA UNA ESPERIENZA TRENTENNALE
(Schema di riflessione di Mons. Alfredo Battisti, arcivescovo emerito)

        Durante la mia esperienza ultra trentennale vissuta da Vescovo in Friuli, noto che nei nostri paesi è stata vissuta la spiritualità in tre diversi tempi. Intendo la "spiritualità" come il modo con cui il Vangelo e i valori friulani informano il tessuto sociale dei nostri paesi.
Primo tempo: dal 1973 (25 febbraio giorno della mia ordinazione episcopale) al 1976. Ho trovato il Friuli segnato da una cultura rurale e da un sottosviluppo economico, che aveva costretto molti friulani all'emigrazione. 527 Sacerdoti diocesani avevano sottoscritto una "Mozione del Clero" nella quale, tra l'altro, chiedevano uno sviluppo economico del Friuli che fermasse il fenomeno della emigrazione.
     Ho colto, specialmente nel clero udinese, agli inizi degli anni '70, un notevole interesse nei confronti della Chiesa di Aquileia, la cui gloriosa storia ha maturato la coscienza di "Popul furlan" e l'ha mantenuta nonostante dure prove di invasioni provenienti ora dal Nord e ora dal Sud. Anzi queste sfide della storia hanno contribuito a creare nella gente una peculiare individualità etnica, politica, culturale e religiosa, plasmando il carattere dei friulani forte, duro, un po' schivo, ma ricco di virtù morali come la sanità dei costumi, l'amore alla famiglia espresso nel "Fogolar furlan", un innato senso di onestà e del lavoro. Mi ha impressionato un detto allora corrente: "L'anime dal popul furlan, il so mut di iessi, di pensà, di fevelà al è cristian fin dafons".
     Un secondo tempo ha segnato la spiritualità dei nostri paesi dopo la catastrofe del terremoto del 6 maggio 1976, con circa mille morti e 120.000 senza casa. E' stata una sfida per la fede cristiana. La notte di quel 6 maggio, verso le 22, davanti alle rovine del castello di Colloredo di Montalbano, un uomo duramente provato mi ha detto: "Lei, avrà ancora il coraggio di parlarci di Dio"? E una mano ignota nei muri di Gemona ha scritto: "Dio, dov'eri la notte dei 6 maggio"?
     Il primo compito del Vescovo è stata l'evangelizzazione. Mi sono ritirato per otto giorni a Villa Immacolata di Torreglia (PD) ed ho scritto, in data 25 marzo 1977. la prima Lettera Pastorale: Compio ciò che manca alla risurrezione di Cristo. Ho cercato di dare speranza al popolo friulano mettendo a confronto tre tempi biblici vissuti dal popolo ebreo dopo la liberazione dall'Egitto con tempi analoghi vissuti dai friulani colpiti dal terremoto: Il tempo dell'Esodo, vissuto sotto le tende; il tempo dell'Esilio quando, durante l'inverno 1976-77, 45.000 terremotati sono stati costretti ad emigrare a Lignano, a Grado e a Bibione; e il tempo della Ricostruzione analogo al tempo di Esdra, capo della ricostruzione religiosa e Neemia, capo della ricostruzione civile. E ho invitato ad accorgerci dei segni stupendi di solidarietà da parte di tanti volontari che hanno invaso il Friuli colla bontà e in particolare da parte di otre 80 Diocesi italiane che si sono gemellate con altrettante comunità colpite dal terremoto.
     Il secondo compito è stata la promozione umana, che ha spinto a fare alcune scelte; in particolare la costruzione di 80 Centri della comunità., cioè strutture polivalenti per la celebrazione della Eucaristia, ma anche perché la gente potesse incontrarsi, socializzarsi e discutere i progetti della ricostruzione. Conservo nostalgia per le Messe celebrate in quel tempo, con una eccezionale partecipazione di fede della gente. Inoltre il 17-19 giugno 1977 ebbe luogo l'Assemblea dei cristiani, con 800 delegati scelti sia dalle zone terremotate sia dalle zone non terremotate per affrontare insieme i problemi della ricostruzione e rinascita materiale, sociale, culturale e pastorale. E' stato un tempo duro, ma anche un tempo grande. Dopo un iniziale disorientamento, aiutati da una buona legge dello Stato, i friulani sono saliti sulle impalcature della ricostruzione materiale con un coraggio, una forza, una fierezza che ha meravigliato e commosso il Paese.
     Il terzo tempo riguarda la spiritualità dei nostri paesi a trent'anni dal terremoto.
     Osservando dal Santuario della Madonna Missionaria di Tricesimo il Friuli, ripenso al tempo del terremoto. Allora i friulani avevano riscoperto il valore della vita. Quanti, in quei giorni, ho sentito dire: "Grazie, Signore, che abbiamo salva la vita". Ci sono stati anche gesti eroici come la mamma Ottavia d'Ovidio Serafini di Gemona la quale, sotto le macerie della sua casa, ha allattato il suo bambino e si è consumata dandogli una seconda volta la vita. E il popolo friulano ha scoperto il valore della famiglia. E' stato l'attaccamento al Fogolar Furlan che ha mobilitato i friulani a salire con coraggio sulle impalcature della ricostruzione materiale delle loro case.
     Oggi, dopo 30 anni da quel periodo eroico, devo piangere su un altro terremoto più rovinoso in Friuli, che non distrugge le case ma sfascia le famiglie. Le statistiche delle separazioni e dei divorzi mi feriscono il cuore. I dati parlano di una famiglia su quattro e spesso una famiglia su tre che si sfascia nei primi dieci anni di matrimonio. La stampa lo denuncia; ma si ha l'impressione che la coscienza collettiva accetti tutto questo supinamente, come qualcosa di ineluttabile. E' aumentato in questi anni il benessere materiale, ma anche l'indifferenza religiosa. Le chiese in Friuli si svuotano; ma cresce anche l'infelicità delle famiglie: Basta osservare il rifiuto della vita, nascono pochi bambini; la facilità con cui si distrugge la vita col numero degli aborti; e la difficoltà di dare un senso alla vita, denunciata dal diffondersi tra i giovani della tossicodipendenza.
     Un popolo è vivo finché sono vivi i valori che ne costituiscono l'anima. Lasciate morire questi valori, il Friuli sarà geograficamente lo stesso, ma sarà morto il popolo friulano, perché avrà perduto la sua anima.


 
Cristiano Cavedon, priore basilica della B. V. delle Grazie, Udine


Interventi vari e conclusione del presidente

Conclusione del presidente - Il diciassettesimo convegno dell'Associazione D. m. Turoldo si era aperto con una serata, che ha voluto offrire degli stimoli d'arte contemplativi: testi latini di uso prevalentemente liturgico che si caratterizzano per la loro nobiltà e intensità(...)
Gli approfondimenti del pomeriggio seguente si sono raccolti intorno ad un tema di difficile accoglimento: "Spiritualità...?". È un problema aperto, anche se ancora sotterraneo, che emerge di tanto in tanto a ridosso dello svanire delle visioni ideologiche onnicomprensive che obbliga le persone più attente e più critiche a riconsiderare i loro vissuti e le istanze interiori fondanti identità e scelte. La civilizzazione cristiana conseguente i lunghi secoli di Cristianità segnava in qualche modo i confini e le modalità espressive d'una spiritualità che ovviamente si considerava unica. Da qui un costume uniforme e di connotazioni rigide. Le trasformazioni in atto e i supporti culturali alternativi alla visione cristiana elidono in radice la stessa civilizzazione cristiana e con essa determinano la fine d'un costume che la incarnava. È in atto una rivendicazione di vissuti spirituali che non poggiano più su radici confessionali. Per una spiritualità, non solo non sono in gioco le più diverse convinzioni religiose ma basta ed abbonda la stessa visione agnostica ed atea. Credenti, non credenti, diversamente credenti sono in grado, affermano, di esprimere una loro interiorità-spiritualità a pari condizioni e a pari merito. Accanto ai preziosi contributi che vengono offerti con grande partecipazione alla denuncia socio-politica non è privo di significato un itinerario su questi fondi assiologici che obbligano ad una ricognizione più propria delle diverse visioni antropologiche. Alcuni ritengono che tutto questo sia un filosofare inutile di fronte alla urgenze storiche che si presentano. Eppure le inautenticità sul piano del proprio essere interiore e delle sue esigenze irrinunciabili generano a lunga scadenza un progressivo dissolvimento civile. Negli incontri iniziamo con una riflessione socio-antropologica su una (quale?) spiritualità in Friuli, sull'incidenza della spiritualità cristiana nel vissuto dei nostri paesi, sulla specifica spiritualità di p. Turoldo che riteniamo indicativa essendo egli friulano, monaco, cittadino del mondo. Gli interrogativi e le riflessioni possono aprire a delle prospettive operative una volta che si è colta l'universalità dell'esperienza spirituale. Nicola Borgo


Abbiamo elaborato gli oltre 200 minuti di registrazione del convegno e per poterli archiviare in un unico supporto li abbiamo convertiti in formato mp3 a 320 kbps, ascoltabili con la maggior parte dei lettori CD e DVD.

Coderno di Sedegliano, 12 Aprile 2008
17° Convegno dell'Associazione P. David M. Turoldo
Spiritualità…?
Interrogativi, riflessioni, prospettive
 BRANI IN FORMATO MP3

1 03.09 Saluto rappresentate Comune di Sedegliano
2 15.17 Introduzione di Mons. Nicolino Borgo
3 08.55 Intervento di Maria Cristina Lusiani
4 07.16 Intervento di Roberto Grison
5 21.55 Intervento di Filiberto Battistin
6 50.05 Prof. Gian Paolo Gri, Università di Udine
7 35.28 Mons. Alfredo Battisti, arcivescovo emerito
8 03.00 Commenti di Mons. Borgo
9 54.16

Padre Cristiano Cavedon, priore servita

10 26.53 Interventi vari e chiusura