nuove dal friuli e dal mondo

Parrocchia di San Giovanni al Natisone, 26 Marzo 2008

 Incontro organizzato dal
Gruppo '89
di San Giovanni al Natisone

www.gruppo89.org

Suor Amelia Cimolino
Une furlane dute di Diu pai ultims!

     La grande figura di una suora nata sulle nostre montagne, figlia della nostra terra, che in India ha progettato e realizzato il sogno di un villaggio di accoglienza per malati e bisognosi, il sogno di un Villaggio dell'Amore. L'Amore degli uomini per gli uomini. Il Villaggio si chiama Olavina-Halli e ospita circa 115 persone ed una comunità di suore.
      Hanno illustrato questo progetto e questa incredibile donna le persone che l'hanno conosciuta e aiutata, anche con la proiezione di un documentario su Olavina-Halli. Presentazione biografica a cura di don Giordano Cracina (Fondazione la Polse di Côugnes). Testimonianze di Antonietta Cimolino (presidente dell'Associazione Olavina-Halli), Marcello Orempuller ed altri ancora...


Il saluto del parroco di San Giovanni don Luigi Paolone..


...e l'inizio della serata con don Giordano Cracina che ha dettagliatamente illustrato il percorso di vita
 e le opere di suor Amelia Cimolino, intervallato da letture di poesie e preghiere scritte
dalla "Teresa di Calcutta friulana" e recitate da Antonietta Cimolino...

BREVE SUNTO DELLA VITA DI SUOR AMELIA

     Suor Amelia nasce in Friuli a Carpacco di Dignano (Ud) il 20 settembre 1912 da Amelia e Antonio Cimolino. Una ragazza di campagna come tante, pronta a diventare sposa e madre ma… un giorno durante una messa festiva l'omelia fu fatta da un missionario. Maria, chiamata Mariute, improvvisamente sentì un fuoco dentro, cosa stava succedendo ! non capiva e pensava che tutti vedessero la sua trasformazione. All'uscita della messa corse a casa e non ancora cosciente non sapeva come dirlo ai suoi genitori. Si rivolse al parroco che la indirizzò alle suore di Fagagna e poi piano piano incominciò a raccontare l'accaduto alla mamma e al papà. ECCO! Improvvisa era arrivata la vocazione.
     Aveva 19 anni e come lei raccontava "Mi sentii improvvisamente un grande fuoco dento..." Seguì l'immediata richiesta di diventare suora e andare in missione nei paesi più poveri e bisognosi, nei paesi flagellati dalla lebbra: INDIA E BIRMANIA.
     Il NOVIZIATO presso le suore di Carità o di Maria Bambina a Bergamo e la scuola di infermiera per malattie tropicali a Genova. L'8 dicembre 1933 LA VESTIZIONE a Bergamo dove chiede di prendere il nome della mamma "AMELIA".
     Dopo solo 2 anni dalla "chiamata" il 20 SETTEMBRE 1934, giorno del suo 22° compleanno arriva a Bombay diretta in BIRMANIA. La Birmania: il nulla oltre alla miseria e alle malattie, la Lebbra soprattutto. Erano da per tutto, le famiglie li abbandonavano per paura del contagio e così Suor Amaelia incominciò ad andare per le strade e nella foresta a raccoglierli. Stavano in piccoli capanni. Era la loro ultima dimora in balia degli animali.
     E così nei pressi di CANTOON inizia la sua missione, costruendo un lebbrosario. Per legge i lebbrosari non potevano sorgere che oltre 6 miglia dai centri abitati per cui erano costretti a stabilirsi nella periferia ai limiti della giungla.
     Con grandi difficoltà, in quanto lo Stato non dava i permessi per costituire lebbrosari, riuscirono a costruire diversi gruppi di capanni di paglia, dove ospitarono fino a 2.000 lebbrosi in un gruppo e 800 in un altro esclusi i bambini che venivano ospitati in locali diversi. Assieme a una consorella percorreva miglia e miglia da un villaggio a un altro, fra le montagne attraverso la foresta dove si doveva farsi la strada per avanzare, dormiva per terra e si portava per cibo del riso con sale e peperoncino dentro una foglia, la notte a turno dovevano vegliare affinchè il fuoco non morisse - era zona di tigri e animali feroci.
     La 2a guerra mondiale fu terribile! la Birmania fu invasa dai russi e dai cinesi, le persecuzioni, le minacce, la distruzione, la fame, il rapimento, la paura. Venne chiesto a lei e altre consorelle di rientrare in Italia, ma se fossero uscite non sarebbero più potute rientrare e così decisero di rimanere "con la loro gente". Soffrì fame, brutalità e malattie.
     Nel 1970 dopo 36 anni ininterrotti si ammalò di malaria cerebrale, bronchite e paratifo. Non potevano più fare nulla per lei perciò le autorità locali decisero di rimpatriarla. Dalla Birmania è partita completamente sola e con le sole cose che indossava. Chi usciva dalla Birmania non aveva più possibilità di rientrarvi.
     Rimase incosciente per 6 mesi, ma non era ancora la sua ora, il Signore aveva ancora progetti su di lei. Dopo 2 anni di cure, presso la Casa Madre di Milano, si riprende e non potendo rientrare in Birmania per motivi politici, chiese di andare in India sempre fra i lebbrosi. Nel 1972 arriva in India a Mangalore nello stato del Karnataka. A Mangalore c'erano ospedali e comunità sufficientemente organizzati ma non c'era un luogo dove potessero accedere "gli ultimi", uomini e donne abbandonate, diseredate, malate che non potevano pagare ricoveri ospedalieri. Alcuni studenti stavano chiedendo al governo di aprire le porte degli ospedali anche ai lebbrosi e ai poveri che non potevano pagare, ma i politici erano sordi, ma non Suor Amelia, che raccoglie le preghiere di questi giovani e la disperazione di questa gente.
     Incomincia la ricerca di un pezzo di terra dove poter far sorgere un ricovero. A gran fatica e contro tutte le istituzioni indiane, con l'aiuto finanziario dei benefattori friulani e trevigiani prende un pezzo di terra in mezzo alla savana dove con l'aiuto degli studenti e di volontari si incomincia a spianare e si costruisce una capanna. Nella sola capanna esistente alloggia Suor Amelia con un'altra sorella e i primi lebbrosi.
     Nasce così nel gennaio del 1974 il VILLAGGIO DELL'AMORE "OLAVINA HALLI". Il 5 gennaio 1975 si trova l'acqua - da lì un lavorio continuo senza interruzione. La gente locale sapeva che una suorina era lì per loro ed incominciarono a cercarla, a chiedere il suo aiuto e così piano piano da una capanna ne sorse un'altra e un'altra ancora fino a richiedere l'aiuto di altre suore, un'infermiera, una cuoca… Dopo alcuni anni le capanne sono state sostituite da edifici in muratura, con i mattoni fatti da loro con il fango e la paglia!
     Ora è un paradiso terrestre che ospita centinaia di persone dove i più poveri, i diseredati, gli ammalati, i lebbrosi "gli ultimi" come lei li ama chiamare, hanno un ricovero, l'assistenza, un pasto al giorno e soprattutto l'AMORE; un luogo dove la persona riacquista una dignità, la dignità d'uomo che la vita gli aveva tolto. Suor Amelia ha saputo trasformare un luogo di abbandono e di dolore in un luogo pieno di vita e di dignità umana.
     Gli obiettivi sono la riabilitazione dei fratelli lebbrosi e indigenti - gli ultimi - e renderli auto sufficienti. Al momento vi sono circa un centinaio di residenti: ex lebbrosi, persone con grossi problemi di alcolismo, malati mentali, donne ripudiate. Ogni persona bisognosa viene accolta al di là della propria casta , religione e convinzione politica. Hanno un letto e due pasti al giorno: riso, riso e curry, riso. Un uovo alla settimana. Domina fra tutti uno spirito di amore e di aiuto reciproco; tutti si sentono parte di una grande e unica famiglia.
     Chi è in grado di lavorare ha un compito preciso, tenere pulito il villaggio, le pulizie dei dormitori, accudire gli animali, lavorare la campagna. Gli autosufficienti aiutano chi è invalido, chi non può mangiare o alzarsi o lavarsi da solo. A chi si è creato una famiglia, si è provveduto a costruire una casa (due stanze senza mobili; si dorme su stuoie, si mangia per terra) al di fuori del villaggio, ce ne sono ormai più di 260. Per i loro bambini e gli altri del luogo c'è una scuola materna che opera nel villaggio curandone l'educazione. Nel villaggio funziona una spaccio per i bisognosi del luogo. Circa 300 ragazzi della zona vengono aiutati finanziariamente nel percorso scolastico grazie al sostegno a distanza. C'è un dispensario che assiste i residenti e i poveri dei villaggi vicini. L'autoambulanza posseduta del centro è disponibile, per le emergenze, per la gente dentro e fuori dal villaggio. Il centro aiuta i poveri nella costruzione e nella riparazione delle proprie case, costruzione di pozzi per l'acqua, servizi igienici; sostiene le spese di ospedalizzazione, contribuisce alle spese di matrimoni. La gente si rivolge al villaggio quando è in difficoltà. Nel villaggio c'è una stalla per la produzione del latte che oltre al fabbisogno locale viene venduto. Ci sono coltivazioni di gomma, cocconoti, banane, pepe, riso, vaniglia, papaia, mango,ecc. Tutti questi lavori vengono svolti dalle famiglie riabilitate.
     Dal 20/09/2006 è stato aperto anche un centro per malati di AIDS, grande desiderio di Suor Amelia: poter assistere i malati terminali. Un lavoro quotidiano senza fine. Suor Amelia è coadiuvata da 10 suore indiane ed è sostenuta e aiutata finanziariamente SOLO da benefattori italiani e svizzeri. La generosità dei benefattori è la forza materiale per la sopravvivenza di migliaia di persone. La forza di Suor Amelia è l' AMORE e la FEDE SMISURATA. E VUOLE CHE IL SUO GRAZIE ARRIVI A TUTTI ASSIEME ALLA SUA BENEDIZIONE.
     Suor Amelia ci lascia il 19 giugno 2006. 72 anni di missione e mai, neanche per un solo attimo, un cedimento, un ripensamento. Solo amore amore amore per il fratello e per il "suo Gesù'".

Le foto del servizio gentilmente fornite dall'Associazione Polse - Olavina Halli, si riferiscono:
Foto 1:  Suor Amelia in Birmania;
Foto 2: La fondazione di Olavina Halli (Villaggio dell'Amore);

Foto 3:
Suor Amelia ad Imponzo nel 1999 per il gemellaggio con "La Polse";
Foto 4: Suor Amelia in India nel 2002:
Foto 5: Suor Amelia a Carpacco nel 2005 per i 100 anni di mons.
Giovanni Olivier;
Foto 6: Suor Amelia con le sue consorelle ad
Olavina Halli.

Morta la Madre Teresa friulana, Suor Amelia Cimolino, missionaria d'amore.
“Una donna straordinaria, dal carisma e dall’energia eccezionali e dalla fede incrollabile”. Anche in Friuli la si ricorda in queste ore, nella preghiera e nella gratitudine. E così ne cita le luminose parole Franco Bardus, dell’associazione La Polse di Cougnes, che ha creato un ponte di solidarietà con la missione di suor Amelia ad Olavina Halli. Il mio cuore è così felice di avervi accanto che non so come faccia a resistere alla gioia. Ha vissuto il voto di carità in semplicità, operosità e abbandono, secondo lo spirito della fondatrice, scrive in una missiva la superiora generale Madre Piercarla Mauri. La lettera verrà letta oggi, 20 giugno, durante i funerale che sarà celebrato in India. “Il Signore – continua la superiora – per ben due volte l’ha miracolosamente guarita da gravi malattie che l’avevano portato sull’orlo della tomba, e l’ha fatta tornare dai suoi poveri quando ormai non c’era più speranza. Davvero Dio ha trionfato in lei con la sua potenza e ha fatto vedere che fare le cose più grandi”. Oggi Olavina Halli, la missione fondata da suor Amelia Cimolino che oggi si stringerà intorno a lei per la solenne e partecipata celebrazioni dei funerali, è oggi una grande famiglia basata sull’amore e sulla preghiera. Bardus racconta il villaggio dove la suora friulana ha voluto trascorrere gli ultimi anni della sua operosa e lunga esistenza terrena. Un villaggio dell'accoglienza e dell'amore, sorto per sua iniziativa nel bel mezzo della foresta tropicale, e diventato una casa per tanti malati, poveri e affamati. Legatissima al suo Friuli, dove tornava di tanto in tanto, Nai Cao, mamma bianca in lingua del luogo, la Madre Teresa friulana aveva creato numerosissimi gemellaggi e una rete di solidarietà e di amicizia e di sostegno alla missione coinvolgendo tante comunità in Friuli, in Italia e nel mondo. Grande. “Sono solo uno strumento nelle mani del Dio dell’amore”, soleva ripetere.


Testimonianza fotografica realizzata grazie al signor Alberto Dosualdo, che con Diana Beltrame nel Luglio del 1975 ha trascorso una "vacanza di volontariato" ad
Olavina Halli.


...alcune immagini con i bambini e adulti ospiti della Missione...
...comprese alcune suore che si erano unite a sr. Amelia...


...che vediamo in questa foto... attorniata dalla sua figliolanza...


Alcune tappe molto importanti per la crescita di
Olavina Halli...

 
... il pozzo dell'acqua, la fabbrica del mattoni e la rudimentale piscina...


...mentre il villaggio pian piano si espandeva...

 
All'esterno di questa costruzione il cartello porta la seguente scritta:
STOP: DOVE IERI C'ERA FORESTA OGGI C'È UN VILLAGGIO NATO
DAL SACRIFICIO DEI VENETI E FRIULANI PER GLI AMICI LEBBROSI


Serata seguita con attenta partecipazione dal pubblico presente nell'ampia sala parrocchiale...


...con alcune testimonianze di volontari che hanno vissuto
e condiviso alcuni periodi con la missionaria friulana...,


...tutte concordi nel sostenere che da quelle esperienze hanno tratto grande beneficio,
con la convinzione di aver ricevuto molto di più di quello che hanno dato...

     L’Associazione Polse - Olavina Halli è sorta nel 2003, a seguito del gemellaggio (1999) fra la Fondazione carnica nei pressi di Zuglio chiamata “La Polse di Cougnes” e il villaggio in India (Karnataka) di Olavina Halli fondato da Suor Amelia Cimolino (dell’ordine delle Suora di Carità o di Maria Bambina), con una importantissima finalità: assicurare continuità all’opera di Suor Amelia. Olavina Halli significa “Villaggio dell’Amore” dove Amore significa carità cristiana, la più sublime, che si concretizza nell’aiuto ai fratelli più deboli, più poveri, ammalati e lebbrosi attraverso l’assistenza, la cura e la riabilitazione, ridando loro la dignità di “uomo”.
     Sarà grazie alla nostra associazione di volontariato che si continuerà a sviluppare la grande missione di Suor Amelia, nell’esempio vibrante che lei stessa è stata lungo tutta la sua esistenza. 72 anni di missione, di cui 36 in Myanmar (ex Birmania), dove giunse appena 22enne con il solo desiderio di aiutare i lebbrosi, gli ultimi, gli abbandonati da tutti, ma non da lei: era chiamata Mamma Bianca (Nai Cao). Rientrata in Italia per gravi motivi di salute, guarita, non potendo più ritornare in Birmania, chiese e ottenne di andare in India dove morì il 19 giugno del 2006. Oggi Olavina Halli ospita un centinaio di lebbrosi e bisognosi di ogni genere; da poco è stato aperto un padiglione per ospitare donne e bambini malati di AIDS; c’e un dispensario per la moltitudine di indigenti che vivono sul territorio e un asilo per i piccoli per lo più orfani di un genitore. Questi e tanti altri che abitano nel distretto vengono sostenuti a distanza dai benefattori italiani. Le suore si incaricano di acquistare loro i libri, il vestiario e verificare periodicamente il percorso di studio, dalle elementari alla pre-università.
     L’Associazione si realizza attraverso il volontariato e la solidarietà, quella che sviluppa in noi stessi la parte più bella: il dono. E ciò avviene attraverso la carità che è condivisione, comprensione, aiuto e, sempre, donazione… di se stessi, del proprio tempo, delle proprie attenzioni e anche dei propri mezzi economici. Ecco allora che contribuire ad assicurare la continuità dell’opera sarà anche continuare a sentire Suor Amelia sempre viva e operante fra noi.

Associazione Polse - Olavina Halli
Via Pieve San Pietro - 33020 Zuglio (UD)
Tel. 0432 402875 Fax 0432 228141
e-mail:
polse.olavinahalli@libero.it

Referente per i sostegni a distanza:
Antonietta Cimolino - Cell. 335 5806675