Castelmonte, 8 Settembre
2007
OLTRE 2 MILA
PELLEGRINI PRESENTI A CASTELMONTE
PER L’ANNUALE PELLEGRINAGGIO DIOCESANO
(Servizio fotografico di Oddo Lesizza)

CARRARIA,
INIZIO DEI 7 CHILOMETRI DI SALITA...

...ARRIVO ALLA SPICCIOLATA SULLA GRANDE PIAZZA...
«Friuli, esci
dalla nebbia»
Così mons. Brollo ha definito il vivere
alla giornata, senza
una meta, del nostro tempo. Di qui l’appello: «Servono
testimoni del Vangelo che vivono ciò che annunciano»
SIAMO «SALITI quassù come pellegrini per incontrare la Vergine che conosce
tutte le nostre debolezze, ma che le guarda sempre con amore di Madre; a lei
chiediamo di darci un aiuto per farci trovare la strada giusta da percorrere
per arrivare al cuore dell’uomo del nostro tempo»: questo l’appello che
l’Arcivescovo di Udine ha voluto mettere al centro del pellegrinaggio
diocesano di Castelmonte, svoltosi sabato 8 settembre. Un appello che parte da
lontano, ha ricordato mons. Pietro Brollo, dopo aver salutato i fedeli in
friulano e sloveno, le due lingue che si incontrano al santuario di Madone di
Mont, posto proprio allo spartiacque tra il Friuli e Slavia Friulana: «Siamo
arrivati ancora una volta quassù recando tra le nostre mani un cestino nel
quale sono riposte le nostre preghiere di ringraziamento e di domanda; cestini
variegati, come diverse sono le molteplici situazioni di vita – ha affermato
l’Arcivescovo –. Ci sono fiori che esprimono gioia e quindi riconoscenza e
quelli che sono bagnati da lacrime di sofferenza; li deponiamo tutti ai piedi
della Vergine con la certezza che a riceverli è un cuore di madre. I fiori più
antichi sono quelli che riguardano la nostra storia e si rifanno alle tragiche
giornate del terremoto, portati allora da pellegrini in ansiosa ricerca di
consolazione e di speranza per un futuro che si presentava tremendamente
insicuro».
Oggi, a più di 30 anni dal terremoto, compiuta la
ricostruzione, il pellegrinaggio dell’8 settembre rimane un incontro
mportante per la Chiesa friulana, come testimoniato dal piazzale gremito di
fedeli. E di fronte ai pellegrini accorsi da tutta la diocesi, l’Arcivescovo
ha rivolto due suppliche a Maria. La prima riguarda il recente viaggio
compiuto dai vescovi della regione a Mosca, per incontrare «nello spirito di
Aquileia, porta da sempre aperta anche verso l’Oriente», come ha sottolineato
l’Arcivescovo, il Patriarca russo-ortodosso Alessio II. «Chiediamo alla Madre
comune che faccia progredire lo spirito di fratellanza tra le nostre Chiese –
è stata l’invocazione di Mons. Brollo – e che porti a raggiungere quell’unità
tra i cristiani così desiderata da tutti i fedeli cattolici ed ortodossi ». La
seconda supplica ha invece riguardato a vita dell’Arcidiocesi di Udine.
Ricordando le imminenti assemblee foraniali di inizio
dell’anno pastorale, l’Arcivescovo ha pregato perché tutti «sappiano
annunciare con gioia e testimoniare con generosità il Vangelo di Gesù Cristo,
in questo mondo che tende a scristianizzarsi sempre più, anche nel nostro
Friuli». Un momento storico caratterizzato da complessità e fragilità.
Complessità perché, ha spiegato mons. Brollo, «proposte e stili di vita
contrapposti rendono sempre più difficile il cammino personale» ed è sempre
più difficile fare proposte significative di vita in famiglia, nella scuola e
nella comunità cristiana.
«Sembra di trovarci immersi nella nebbia, per cui si
naviga a vista avendo sotto gli occhi l’immediato e non la meta finale».
Fragilità perché, di fronte a conquiste scientifiche ed acquisizioni tecniche
sempre maggiori, l’uomo rischia di sentirsi quasi onnipotente. «Ma è
un’illusione che dura poco, perché non regge di fronte ad una semplice
constatazione di quante debolezze accompagnano la vita di ogni giorno.
Malattie, violenze, sfruttamenti, omicidi, guerre, corruzioni riempiono
continuamente le pagine dei quotidiani e delle trasmissioni televisive. C’è
soprattutto un egoismo che si fa sempre più invasivo e travolge anche i valori
più alti e solenni quali la famiglia, la convivenza civile e la stessa
sacralità della vita», ha ammonito l’Arcivescovo. Ecco quindi l’impegno della
diocesi, che in questo triennio verte appunto sulla trasmissione della fede in
questo nuovo scenario di evangelizzazione.
Impegno che Mons. Brollo ha affidato alla Vergine,
chiedendole di indicare «la strada maestra per un’efficace evangelizzazione
che, mai come oggi, ha bisogno di testimoni, che siano in grado di portare
Cristo ai fratelli. È necessario che Cristo sia presente in loro, perché non
si facciano solo annunciatori, ma si presentino prima di tutto come testimoni
credibili di una vita posseduta da Cristo».

...PANORAMICHE SULLA FOLLA DI
PELLEGRINI...


...CHE SI DISPONEVANO IN ATTESA DELLA
MESSA...




...GRUPPI IN COSTUME E AUTORITÀ...

...ALCUNE IMMAGINI DELLA SANTA
MESSA...


(FOTO 2000 X 1350 PIXEL A
RISOLUZIONE DI STAMPA)

FEDERICA, 9 anni e Nicola, 13
anni. Sono saliti a piedi con la loro mamma. Per loro è stata la prima
volta, ma sono arrivati fino a Castelmonte, nonostante la fatica della
lunga camminata, «e penso che la rifaremo anche il prossimo anno, perché
è stata un’esperienza molto bella», spiega Marisa Piron.
Come loro, oltre duemila pellegrini hanno raggiunto il
santuario di Castelmonte in occasione del 32° pellegrinaggio diocesano
dell’8 settembre, festa della Natività di Maria.
Pellegrini di tutte le età, saliti a piedi per
partecipare alla Messa celebrata da mons. Brollo. L’atmosfera che si
respirava sul piazzale del santuario era di festa, ed i fedeli, arrivati
da tutta la diocesi, sono stati accompagnati nella loro salita da una
splendida giornata di sole, bagnata da qualche goccia di pioggia
solamente dopo il termine della celebrazione. Pellegrinaggio che è
diventato ormai una tradizione, come spiega il trentatreenne
Massimiliano Miani, «non è un itinerario personale, ma è un percorso
antico, quello che dal proprio paese viene fino a qui, però riflette una
devozione quasi personale, sui passi dei nostri padri. Io, ad esempio,
sono di Cividale, e sono salito da San Leonardo, perché ho parenti lì. E
quello è il primo itinerario che mi hanno insegnato quando venivo a
camminare fino a Castelmonte».
Tra tanti pellegrini a piedi, poi, spunta anche qualche
ciclista, come il quarantenne Antonino Molaro, che è venuto per questo
pellegrinaggio, «al quale non ho mai partecipato, pur essendo di
Cividale. Siccome mia figlia è venuta con il gruppo parrocchiale, l’ho
seguita anch’io». Genitori che seguono i figli, ma anche figli che
seguono i genitori, come Alberto Forabosco, di Udine, che partecipa al
pellegrinaggio per la prima volta, assieme alla madre, Miriam Gerussi,
che invece a Castelmonte ci viene da molti anni, e ci tiene molto al
pellegrinaggio, perché per lei «la Madonna di Castelmonte, veramente, è
la Madonna di tutti i friulani».
Al termine della Messa, oltre 40 corriere, parcheggiate
sul piazzale del santuario, hanno riaccompagnato parte dei fedeli a
valle: altri hanno scelto di tornare a piedi, nonostante la pioggia che
nel frattempo aveva iniziato a cadere. (NICOLÒ
TUDOROV - LA VITA
CATTOLICA - SABATO 15 SETTEMBRE 2007) |




(FOTO 2000 X 1350 PIXEL A RISOLUZIONE
DI STAMPA)


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