
SILVANA
BUTTERA - Silvana
Buttera è nata a Buttera - Pulfero (Udine) nel 1945. Risiede
a Uodnjak, sempre nello stesso Comune, dopo una lunga
esperienza di emigrazione in Svizzera. Artista autodidatta, ha
cominciato a cimentarsi con l'arte dell'intaglio casualmente,
riproducendo una maschera del Carnevale di Rodda che era stata
rubata.
Osserviamo come la ricchezza e la varietà dei materiali,
specialmente il legno, abbia sempre suggerito agli artisti
autodidatti della Slavia l'elaborazione di forme, sulla base
di alcune linee che possiamo così riassumere nell'opera di
Silvana.
Fonte di ispirazione sono anche le figure religiose presenti
nelle nostre piccole chiese e negli altari dorati, che debbono
certamente rappresentare un forte richiamo per le persone
sensibili all'arte. In altri esempi l'intagliatore è mosso
dalla voglia di dar corpo a oggetti pratici, anche puramente
decorativi. Un'ispirazione istintiva proviene dalle forme
naturali: tronchi, ceppi, radici, che suggeriscono
all'artefice l'idea da completare con ritocchi personali. La
radice diventa serpente, pesce, capriolo o altro, con un
lavoro di aggiustamento e rifinitura. A volte l'inventiva
dell'intagliatore non si ferma all'intervento sui ceppi, le
radici, i rami, perchè, come la Buttera, assembla vari
elementi naturali in un'unica mostruosa composizione.
C'è chi ha raccolto l'ispirazione soprattutto del patrimonio
etnografico. Esso conduce lo scultore a realizzare personaggi
leggendari, fiabeschi e, nel caso di Silvana Buttera, più di
tutto le maschere del Carnevale. Proprio a Rodda i riti del
Carnevale sono la manifestazione più radicata e interiormente
partecipata del paese e la forza della tradizione ha spinto la
nostra scultrice a prediligere l'intaglio delle maschere.
Ciò che suscita sorpresa è che in questa mostra ci
imbattiamo nell'opera di una donna. L'eccezione alla
tradizione che vuole l'intaglio e la scultura lignea
prerogativa maschile mi pare originale e forse unica.
Accentuata dalla vivace mobilità, dallo sguardo vivace e
dall'abbigliamento maschile, la figura di Silvana Buttera
sembra voler deliberatamente sottolineare questo ruolo
capovolto della donna rispetto all'uomo. Così soprattutto
quando impugna con maestria e piglio sicuro la roncola per
sbozzare il legno e le sgorbie nella rifinitura dell'opera.
Tornando alle maschere, osserviamo che queste sono tratte,
come si diceva sopra, dalla tradizione che vede nel «Pust"
un momento di esaltazione collettiva del paese. Alcune di
queste maschere sono oggetti di arredamento; altre, decorate a
colori vivaci, possono essere utilizzate nei cortei
mascherati. La figura più ambita, nel rovesciamento dei ruoli
del "Pust", deve essere il diavolo, che la brava
Silvana interpreta in infinite varianti grottesche, sulle
quali sovrasta la maschera nera dalle lunghe corna e dagli
occhi di fuoco.
Paolo Petricig -
Le opere di Silvana
Buttera sono esposte nel suo laboratorio di Ubdnjak e fanno
parte della sua vita. Ha partecipato a diversi laboratori
sull'arte dell'intaglio, assieme ad artisti del Friuli e
dell'area alpina.
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DARIO
PINOSA - Nasce
a Udine nel 1953 e risiede da sempre a Villanova delle Grotte
(Zavarh) nell'alta valle del Torre. Vivere in un piccolo
centro di montagna dove le occasioni di lavoro e di
espressione artistica sono praticamente nulle, è una scelta
che presuppone una volontà e un amore per la propria
comunità, sterminata dall'emigrazione e violentata dalla
cultura dominante e dai mezzi di informazione, che vanno al di
là dell'ordinario.
Anche la pittura di Dario è una Sfida, forse ingenua ma
consapevole a chi, assieme alla Cultura, distrugge l'anima del
suo popolo.
Le storie quotidiane che Dario Pinosa dipinge nella sua casa
di Zavarh, tra la sua gente, non fanno riferimento, come ci si
potrebbe attendere, ai ricordi della fame antica, alla fatica
dei lunghi percorsi per attingere l'acqua quando le strade non
c'erano, agli incontri nelle chiese e nelle osterie.
Anche le lacerazioni più recenti, quelle provocate dal sisma
del 1976 e che hanno segnato il giro di boa del modo di vivere
in queste valli, sono estranee alla poetica del nostro
artista.
Lo sguardo con cui Pinosa tocca cose e persone del suo mondo
è incantato: l'artista si lascia coinvolgere dalle emozioni
mantenendo un sorriso un po’ staccato, una sorta di leggera
ironia (sempre che all'ironia vogliamo riconoscere valenza
poetica). Da questo atteggiamento nascono le due figure
portanti della sua pittura: il sentimento e la bellezza.
Pinosa è ben consapevole di queste presenze e vorrebbe che,
grazie ad una sorta di osmosi, esse potessero svegliare una
parte assopita all'interno di chi guarda, ma soprattutto
all'interno di chi sa guardare con occhi liberi da scontati
stereotipi.
Com'è diversa infatti l'osteria dipinta da Pinosa, così
piena di luce e con le piante verdi, da quelle fumose e
notturne care alle immagini della tradizione. Le figure che si
accalcano in questo luogo stabiliscono con l'osservatore un
dialogo fatto di sguardi dalla fissità dolce, quasi arcaica,
di sorrisi appena accennati sulle labbra chiuse. Le immagini
femminili sovente non sono vestite né infagottate in abiti
tradizionali, perché l'artista affida alle linee sinuose del
corpo un completo messaggio di bellezza.
Il raffinato gioco di luce e di cromia offre a chi osserva
tutta l'opera di Pinosa un momento di appagamento intenso, fa
di esso un luogo di accoglienza di emozioni talvolta nuove. Di
ciò all'artista dobbiamo dire grazie.
Giovanna De
Piero - Dario
Pinosa ha iniziato a esporre le sue opera all'inizio degli anni
ottanta e successivamente ha realizzato numerose mostre nella
Slavia e in Friull, aggiudicandosi anche il prestigioso premio
della «Biennale d arte 1982 del Friuli- Venezia Giulia.
Notevole anche la sua attività nella creazione di ceramiche
artistiche.
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