IL
GAZZETTINO del 13 Febbraio 2001
Oggi a San Marco i funerali dello studioso morto
all’improvviso. Tutti d’accordo sulla sua eredità: è stato
un grande innovatore, il vero artefice dell’apertura
dell’istituzione al dialogo con l’esterno
«Ci ha
lasciato un friulano migliore»
Il ricordo
del presidente della Filologica Michelutti. Il rettore
Strassoldo: «Ha ammodernato la lingua»
Se su Internet si
può dialogare in friulano, se la "marilenghe" può
essere veicolo di comunicazione anche in un congresso
scientifico e in un convegno economico, una parte del merito va
a Manlio Michelutti. È durata meno di sei anni la sua
presidenza alla Società filologica friulana, ma è stato un
passaggio che lascia un segno profondo: «Ha migliorato il
friulano di tutti noi», sintetizza il rettore dell'Università
di Udine Marzio Strassoldo. Che spiega: «Il suo contributo alla
conoscenza e allo studio del friulano è stato importante sotto
diversi aspetti, ma l'eredità più importante è forse quella
legata ai neologismi con i quali Michelutti ha arricchito la
lingua friulana facendo sì che possa essere usata al di fuori
dello stretto ambito familiare o paesano, in contesti diversi,
per una comunicazione più "alta"».
Un friulano "nobile" e moderno quello di Michelutti,
dunque, spogliato da inutili italianismi e restituito da un lato
a una sua "purezza" originaria («quella che ormai si
riscontra solo in certe comunità di emigranti», nota il
rettore) e dall'altro a un uso più ampio, al passo con i tempi.
Durante la presidenza di Manlio Michelutti sono state approvate
due importanti leggi di tutela del friulano: prima, nel '96,
quella regionale; poi nel '99 quella dello Stato, attesa per
decenni dai friulanisti. E Michelutti - è opinione diffusa - ha
saputo non solo cogliere queste opportunità allargando di molto
il raggio d'azione della Filologica, ma anche imprimere una vera
svolta, togliere un po' di muffa dalle stanze di un'istituzione
che agli occhi di molti osservatori era stata per troppo tempo
quasi ripiegata su se stessa, custode di una tradizione e di un
sapere per pochi. Dialogo con gli altri enti e istituzioni, con
l'Università, con l'Europa (Gianfranco Ellero e il
vicepresidente per Gorizia Eraldo Sgubin ricordano il congresso
di Klagenfurt). Anche il rettore sottolinea questi aspetti,
soprattutto il gran lavoro sul territorio cominciato sull'onda
del riconoscimento del friulano come lingua minoritaria
ufficiale. Opinione condivisa da un altro friulanista e
autonomista, il sindaco di Udine Sergio Cecotti: «Michelutti -
osserva - ha fatto uscire la Società Filologica della torre
eburnea, l'ha inserita in un movimento più generale di
riconoscimento delle specificità culturali friulane. Lascia un
grande vuoto; ricordo tra l'altro che faceva parte della
commissione toponomastica del Comune di Udine e anche sotto
questo profilo per noi è una grande perdita. Io spero -
conclude Cecotti - che la Filologica prosegua il suo cammino
sulla strada di grande apertura aperta da Michelutti».
E il sociologo Raimondo Strassoldo sottolinea con decisione i
meriti "politici" di Michelutti: «Per la Società
Filologica il problema dell'identità culturale friulana era
quasi un tabù. Qualcosa era cambiato con Mizzau, me in fondo
lui apparteneva all'italianissima Dc. È stato solo con
Michelutti che si è iniziato il processo di transizione da ente
che si gloriava della sua apoliticità (anche se i suoi
presidenti prima di Michelutti venivano dalla Dc) a istituzione
che dialoga e si fa carico delle politiche per la friulanità.
Il presidente scomparso ha iniziato un processo, che però dovrà
essere completato».
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