curiosità di ieri e di oggi

Lis talis di botòn
(28 Marzo 2000)

        In qualche zona la chiamano "tala", in altre "lidrichesê", a casa mia l’abbiamo sempre chiamata "tala di botòn". Sicuramente i nostri avi gli hanno dato quel nome perché, appena la pianta si apre per catturare i deboli raggi del sole primaverile, mette in mostra una serie di piccoli "bottoncini", che poi si trasformeranno in bei fiori gialli e in frutti… racchiusi in sfere cotonate, alle quali i bambini si divertono a soffiare contro per liberare nell’aria una miriade di piccoli paracadute ai quali sono attaccati i semi.


Campo di tale...

        Ricordo con tanta nostalgia i bei tempi in cui mia madre, che era disposta a qualsiasi sacrificio pur di "vedermi mangiare", era capace di cercare in lungo e in largo nelle campagne circostanti, per trovare "una grampa (manciata) di talês di botòn" e con orgoglio presentarmela sulla tavola all’ora di cena.
  
     Ormai aveva individuato in quali posti recarsi per trovare quelle primizie, ed anche se l’inverno ancora non si arrendeva all’avanzare della "viarte", sapeva che nella "Stretta", distante due o tre chilometri da casa mia, avrebbe sicuramente trovato le prime "talês di botòn". La Stretta è un rigagnolo che si alimenta solo quando piove, scende dalle colline passando per Ipplis e, sfiorando Azzano ed Oleis, finisce nel Natisone.   All’altezza di "Cosonâr", un caratteristico caseggiato contadino, mia madre riusciva a scovare i primi freschi e prelibati germogli, negli avvallamenti erbosi in posizione sottovento e sotto il fogliame ormai decomposto.
  
     "Le mamme non dovrebbero morire mai". Questa frase di conforto che una signora ha pronunciato quando sono rimasto orfano, non la dimenticherò finchè campo… Purtroppo, anche mia madre è stata costretta a lasciarmi e, sebbene siano trascorsi più di 25 anni, con un nodo che mi stringe la gola penso alle sue amorevoli attenzioni per quel piccolo, fragile e delicato "frutùt". Con egoismo, l’ingiusto atteggiamento che di solito i figli hanno nei confronto dei propri genitori, devo confessare che mi mancano tanto anche le sue… "talês di botòn".
  
     Non voglio dire che da quei bei tempi io non abbia mai mangiato le tale, anzi, in questi ultimi anni ho sempre trovato qualche "anima buona", che mi ha "rimediato" qualche cena. Per cena intendo il classico pasto serale, per distinguerlo dal pasto di mezzogiorno che per me è sempre stato il "gustà". Anche in questi giorni ho avuto la gradita sorpresa di ricevere una buona scorta di "talês di botòn".

 Mia sorella Bruna che prepara il carico di tale. A desta, Bruna e Nini con al centro mio cognato.

        Quelli che conoscono le mie abitudini, sanno che ogni Venerdì vado a Feletto Umberto, a trovare Bruna, classe 1926, una delle mie due sorelle, ma quel giorno con me avevo portato anche l’altra mia sorella Nina, classe 1929. Anche se nella capitale del Friuli ho sempre qualche cosa da fare o da acquistare, il mio viaggio non è sempre disinteressato, infatti da mia sorella mi "rimedia" sempre qualche cosa di buono. Questa volta a Feletto ho trovato le "talês di botòn" e, come potete vedere dalla foto, una buona scorta…!
  
     Quelle squisite verdure che in Friuli vengono chiamate in modi diversi, in una vecchia rivista "Natura", ho letto quanto segue…

Tarassaco (Taraxacum officinale) - Altri nomi popolari: dente di leone, castracani, girasol, piscialletto, soffione. Dove cercare: ovunque perché comunissimo dal mare ai monti. Caratteri distintivi: foglie verde brillante e glabre, spesso appoggiate al terreno ma anche erette specialmente da giovani, lanceolate col margine roncinato o dentato, apice appuntito. Fiori gialli in capolini grossi contornati da brattee sottili rivoltate al basso. Scapo cilindrico, glabro, lattiginoso. Da raccogliere: le foglie appena spuntate e prima della fioritura. Poi vanno consumate solo cotte. I fiori gialli nelle insalate. Sapore delle foglie gradevolmente amaro. Proprietà: depurative e detossicanti. Erba blandamente lassativa e diuretica, coadiuvante nei disturbi epatici.

        È opinione comune che le tale vadano consumate solo cotte… invece si possono benissimo mangiare anche crude, nel modo che ora indicherò nella ricetta da me sperimentata e collaudata per tanti anni…!!!
  
     Mettere nella "farsoria" qualche "cicina di pansetta magra o argjel" (dadino di pancetta magra o lardo), mettere il tegame sul fuoco ed aggiungere olio (di semi) quanto basta. Quando il lardo comincia a rosolare, aggiungere tre fette di salame (meglio se di recente macellazione), spesse poco meno di due centimetri…!            Dose per una famiglia come la mia, composta solo da me.!
  
     Rosolare ben bene il tutto (io addirittura arrostisco ben bene), aggiungere l’aceto (io sempre molto abbondante) e portare a lenta ebollizione.
  
     In una terrina piena stracolma di "talês di botòn" (le foglie devono essere intere), cospargere sulla verdura un pizzico di sale e "mesedà" un pochino, affinché si disperda nel fogliame e non venga poi a contatto diretto con "frizzis e salam".
        Quando è tutto pronto, versare il contenuto del tegame nella terrina, e lasciare la "farsoria" capovolta sopra affinché sgoccioli completamente sulle tale.
  
     Con la forchetta (io con le mani), rimettere nelle "farsoria" le "cicine e salam". Dopo aver mescolato ben bene le tale che cominciano a "farsi piccole" consapevoli della sorte a cui sono destinate, dare un giro di chiave alla porta di casa per non correre il rischio di essere disturbati e sedersi finalmente a tavola.
  
    
Mentre gustate queste specialità, anche se durante le operazioni correte il rischio di imbrattare naso e mento con schizzi di olio e aceto, sono sicuro che non sareste disposti a fare il cambio con nessun’altra pietanza dell’alta cucina internazionale. 
        Provare per credere…!

PS) – Alla fine di questo scritto mi sono posto delle domande... può darsi che queste mie riflessioni, spesso di carattere personale, in realtà non interessino a nessuno. A questo proposito vorrei il parere di chi ha avuto la "disavventura" di soffermarsi a leggere queste pagine… Mi consigliate di continuare oppure è meglio che mi dedichi ad altro? Grazie a chi vorrà darmi una risposta…

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