L'Organo da Chions a
Turrida
(Informazioni
raccolte da mons. Nicolino Borgo da uno studio di Enrica
Capitanio e Fabio Mete
apparso in Atti dell'Accademia "San Marco" di Pordenone, 4/6,
2002-2004)
L'organo che possediamo fu acquistato nel 1908
dalla parrocchia di Chions. Faceva da tramite l'organaro udinese
Achille Bianchi. Gli abitanti di Turrida potevano così
soddisfare le esigenze musicali che le celebrazioni liturgiche
dell'antica e prestigiosa pieve comportavano.
Essendo di seconda mano
l'organo doveva essere restaurato. Una sottoscrizione dei
capifamiglia ci
informa che fu costituita una commissione,
d'intesa con la spettabile fabbriceria della chiesa di S.
Martino, per realizzare il restauro e l'ammodernamento del
vecchio organo di Chions. Si stipulò un contratto con il
succitato Achille Bianchi di Udine per una spesa di 1500 lire.
La sottoscrizione, cui parteciparono 104 capifamiglia, impegnava
i firmatari a versare metà di quanto offerto da ciascuno in due
distinte rate, il 29 giugno e il 30 settembre. In totale la
commissione pagò 1567 lire. Da notare: delle offerte pervennero
anche dagli emigranti in Prussia, a Klagenfurt e a Graz, segno
dell'entusiasmo con cui la comunità nel suo insieme partecipò
aòò'iniziativa. Il fabbro Giuseppe Clozza, di Turrida, fece
svariate riparazioni ai somieri, alle canne, ai pedali; il
muratore lavorò nel cornicione della chiesa per tre giorni per
l'adattamento del cassone dell'organo; l'originale scala in
ghisa tuttora in uso è opera del fonditore udinese Broili.
L'opera restauratrice del Bianchi riportò quest'organo malandato
in buone condizioni, trovando modo di valorizzare anche le
celebrazioni strettamente liturgiche. L'orchestra, lavoro
privilegiato del falegname Stefanini di Gradisca, già preparata
da sette anni, venne completata con dipinti e decorazioni opera
dei fratelli Periotti e C.o Basaldella di Udine, raffiguranti
fiori e al centro strumenti musicali e spartiti; nel cassone il
timpano spezzato con fiori e rami di palma contiene un disegno
racchiuso in un tondo raffigurante un castello, richiamo forse
al nome Turrita/Turrida. Dalla quietanza e dal rendiconto finale
risultano versate a Leo Basaldella 360 lire per coloritura e
ornati d'orchestra, cassa-organo, bussola e porte.
I parrocchiani potevano andare
fieri di sé, concludeva il pievano Felice Michelutti, con uno
sforzo economico relativamente assai lieve disponevano di
un prezioso strumento con cui accrescere lo splendore del culto;
annotava nel contempo un problema ancora attuale: auguriamoci
adesso che sorga presto in paese chi volenteroso si addestri a
trattare codesto Re degli strumenti musicali nella liturgia e
nelle altre celebrazioni della comunità. Non va dimenticato
che fin dal 1910 si ha notizia dell'esistenza di una cantoria
fondata e diretta dall'allora cappellano don Giuseppe Monticoli,
composta di 32 persone adulte.
L'organo subì una
radicale trasformazione a cura della ditta Beniamino Zanin e
Figli nel 1944. Scopo dell'intervento era di rimodernarlo per
metterlo in condizioni di uguagliare qualsiasi organo
completamente nuovo, con una spesa di 60.000 lire. Fu questo
l'ultimo intervento di rilievo che corrisponde allo stato
attuale dello strumento. Va annotata un'ultima novità: si stava
realizzando dalla ditta Barbieri di Milano una innovazione
tecnologica che poteva acconsentire l'esecuzione di qualsiasi
brano di musica anche e soprattutto in assenza dell'organista.
Nasceva l'auto-organo. Il pievano don Do Zuliani si preoccupò di
assicurare con questo ritrovato una degna funzionalità alle
diverse celebrazioni. Questa manomissione comportò un
travaglio notevole di rapporti fra il pievano e la ditta SABBAEM
specializzata in Brevetti per Applicazioni Elettro Musicati.
Gli ultimi anni della guerra tendevano precaria la produttività
programmata e conseguentemente le stabilite consegne e nel
contempo aumentavano a dismisura i prezzi concordati: dalle
15.000 lire previste si passò a lire 45.000 nel 1946, anno della
consegna. La ricevuta di Giuseppe Zanin per l'applicazione
dell'auto-organo è datata al settembre 1947.
Don Gilberto e Gianni
Pressacco furono i primi e i più attivi promotori d'un restauro
urgente e importante dello strumento, con la rimozione
dell'auto-organo e la sua complessiva ristrutturazione per
riportarlo ala sua autenticità costruttiva e alla fedeltà della
sua funzione espressiva. Il maestro organaro Francesco Zanin con
i suoi collaboratori e le competenze largamente riconosciute ne
è il fedele realizzatore. |