LA VITA E L'OPERA - Mario
Montico nasce a Udine il 9 gennaio 1885 da una famiglia di
nobili tradizioni musicali. Il padre Camillo (1845-1925),
maestro elementare, pianista e compositore, originario di S.
Vito al Tagliamento e a sua volta figlio di un organista,
approda a Udine per dar vita a un'attività commerciale ed
editoriale in campo musicale che, retta per oltre un secolo dai
discendenti della famiglia, costituirà un insostituibile punto
di riferimento nella vita culturale friulana. Il fratello di
Camillo, Domenico (1852-1931), si diploma in composizione al
Conservatorio di Milano nel 1875 e alla composizione, divenuto
totalmente cieco in giovane età, si dedicherà per il resto
dell'esistenza nel settore teatrale, oratoriale, cameristico e
pianistico. Ricevute dallo zio le prime lezioni di musica, si
reca giovanissimo a Milano dove consegue il diploma di
composizione nel 1906, allievo, assieme a Ettore Pozzoli,
Riccardo Pick-Mangiagalli e Italo Montemezzi, di due valenti
teorici del contrappunto e della fuga, Vincenzo Ferroni e
Amintore Galli, quest'ultimo, a sua volta, discepolo di un
grande udinese, Alberto Mazzucato. Poco dopo
aver
raggiunto l'ambito traguardo didattico si reca a Parigi per
seguire le lezioni di Georges-Eugène Marty, allievo di Jules
Massenet, e di Gustave Doret, amico di Camille Saint-Saens e
direttore d'orchestra nella prima esecuzione di Prelude a l'après-midi
d'un faune di Claude Debussy. Nel 1913 esce la sua prima
raccolta a stampa, Nuances et Rhytmes per pianoforte e
nello stesso anno, il 29 maggio, è spettatore di uno dei più
importanti eventi della storia della musica, la prima esecuzione
di Le sacre duprintemps di Igor Stravinskij. L'anno
seguente, poco prima di assumere l'incarico di maestro sostituto
all'Opera Comique, deve rientrare in Italia a causa dello
scoppio della guerra; arruolato in fanteria, ottiene il
privilegio di rimanere a Udine, dove segue le attività del
Teatro Puccini mentre l'intera famiglia è in esilio a Pisa. Nel
1924 vince il concorso per la cattedra di armonia e contrappunto
complementari (con obbligo dell'armonia, contrappunto e fuga
principali e speciali) presso il Liceo Civico Musicale "B.
Marcello" di Venezia, incarico che detiene fino al 1928 e che, a
partire dall'anno precedente, concilia con quello di direttore
dell'Istituto Musicale Pareggiato "J. Tomadini" di Udine,
chiamato a succedere a Mario Mascagni, trasferitosi a Bolzano.
Nel 1928, a Venezia, grazie alla collaborazione con il
compositore Gabriele Bianchi (1901-1974), che gli rimarrà per
tutta la vita amico fraterno, è allestita presso il Gran Teatro
"La Fenice" una rappresentazione del proprio balletto Saluto
alla primavera, replicato nel 1936 al Politeama "Ciscutti"
di Pola con il titolo Vere Nova. Rinuncia alla docenza a
Venezia per stabilirsi definitivamente a Udine, domicilio che
alterna con la grande casa rustica che domina la frazione di
Racchiuso, in comune di Attimis (UD); abbandonata da tempo la
carriera di pianista e direttore d'orchestra, ricoprirà fino al
settembre 1950 gli incarichi di direttore e insegnante di
composizione all'Istituto "J. Tomadini", coordinando al tempo
stesso l'attività commerciale ereditata dal padre. Alla sua
scuola si formeranno buona parte dei grandi musicisti friulani
del Novecento, tra i quali Mario De Marco, Rosa Mega, Albino
Perosa e Piero Pezze, diplomatisi in composizione sotto la sua
guida. Scompare improvvisamente a Udine l'8 aprile 1959, dopo
aver percorso una lunga, anche se intermittente stagione
creativa, intensificatasi alquanto negli ultimi anni e spaziante
dalla musica per il teatro alla musica sacra, sinfonica,
cameristica vocale e strumentale, pianistica e corale.
Interamente perduta durante l'invasione austriaca del 1917 la
copiosa produzione giovanile, spiccano tra le opere compiute e
conservate, oltre a due Messe e alla Messa da Requiem per
coro e organo, l'Opera lirica in un atto Una tragedia
fiorentina da Oscar Wilde, il Balletto Vere Nova, la
Fiaba in tre atti Il pesce rosso, le pagine sinfoniche
Stàiare (Motivi di danze popolari friulane), Notturno e
scherzo, Corale e fuga e Elegia e caccia per
corno e orchestra da camera, due quartetti per archi, Trio per
violino, violoncello e pianoforte, Quattro momenti musicali
per flauto, clarinetto e pianoforte, Visione, Moto
perpetuo e due sonate per violino e pianoforte, Sonata per
violoncello e pianoforte, Sonata per clarinetto e pianoforte,
Sonatina villereccia per corno e pianoforte, una quindicina
di pezzi per pianoforte e pianoforte a quattro mani, venti per
canto e pianoforte, ventitre Vilòtis (canti popolari
friulani per coro maschile), fughe, madrigali scolastici e altre
pagine per coro su testi italiani, appunti di teoria musicale,
contrappunto e storia della musica. In piccola parte pubblicata
dai più importanti editori italiani del suo tempo, Bongiovanni,
Carisch, Curci e Ricordi, la produzione musicale di Mario
Montico trovò, vivente l'autore, entusiastica accoglienza in
numerose edizioni, organizzate nei primi anni Trenta, della
Mostra di musiche nuove di Castelvecchio in Verona e, al termine
del secondo conflitto mondiale, della Rassegna di musiche nuove
di Udine, dedicata ai compositori contemporanei friulani,
entrando altresì a far parte del repertorio del pianista
Vincenzo Vitale, del Quartetto di Milano e del Trio di Bolzano.Il
suo stile, che in gioventù aveva subito l'influsso del
melodramma verdiano e wagneriano, muta radicalmente all'indomani
dell'esperienza parigina, accogliendo principalmente i modelli
di Debussy, Paul Dukas, Vincent d'Indy e Florent Schmitt. Negli
anni Trenta si riscontra la predilezione per un colorismo denso
e lussureggiante, in grado di avvicinare la sua musica a quella
del contemporaneo Franco Alfano, mentre la produzione più tarda
rispecchia pienamente, pur mantenendo decise impronte francesi,
l'evoluzione testimoniata dai compositori italiani della
«Generazione dell'80», della quale Mario Montico è illustre
rappresentante. |