Pasqua con Mozart
(FLAVIO ZEN - LA VITA CATTOLICA del 27 MARZO
2010)
SINTESI DI «POTENZA e bellezza musicale, il Requiem di Mozart riesce
a smuovere le persone, le provoca ad una riflessione sul senso della
vita, perché è impossibile ascoltare quest’opera senza esser scossi
dalle parole e dalla musica. Ogni esecuzione è un’esperienza di
grande coralità, di un grande insieme che si esprime su testo e
musica di altissimo livello.»
A parlare così è il
maestro Giovanni Petterlini, che sabato 27 marzo 2010, alle ore
20.45, vigilia della domenica delle Palme, nel Duomo di Udine
dirigerà nell’esecuzione del Requiem di Mozart i trentacinque
orchestrali dell’Accademia musicale Dodekachordon e i quarantacinque
componenti del Coro Marc’Antonio Ingegneri di Verona, tra i quali la
solista Daniela Plos di Gemona. L’iniziativa, ad ingresso gratuito,
è dei Centri culturali Il Villaggio, Enzo Piccinini, Antonio Rosmini
e dell’Associazione volontari per il servizio internazionale, l’Avsi,
che è impegnata in 130 progetti di solidarietà internazionale ed è
presente da oltre 10 anni ad Haiti, l’isola caraibica colpita dal
drammatico terremoto del 13 gennaio scorso. E proprio agli haitiani
sono destinate le offerte libere che saranno raccolte al termine del
concerto.
«È un’opera sulla morte,
realizzata da un uomo che si avvicina alla morte – riprende il
maestro Petterlini nell’intervista a la Vita Cattolica – e da essa
traspare un profondo atto di fiducia nei confronti di un divino che,
dopo aver giudicato l’uomo, non gli nega il perdono. È opera nella
quale si compie tutta l’humanitas mozartiana, intesa come attenzione
all’altro e aspirazione ad una fratellanza universale che renda
l’uomo capace di "compassione", di "sentire con" gli altri e di
condividerne la gioia o la sofferenza, raccolta e trasfigurata nelle
pagine della partitura; il Requiem di Mozart può essere sempre
proposto al pubblico come momento di condivisione e di aggregazione
estremamente importante».
Maestro Petterlini, può rappresentare un aiuto a vivere la
settimana santa?
«Si, perché la persona è un tutt’uno e ha bisogno di affrontare
un avvenimento partecipando con tutta se stessa, con tutte le
proprie dimensioni. La musica permette di partecipare ad un
avvenimento con la mente e con il cuore, tutto l’umano può venir
fuori. Per misurarsi con un messaggio, quello di Mozart in questo
caso, che affronta le domande che ogni uomo porta dentro di sé. Si
tratta di domande che hanno bisogno di confrontarsi con le grandi
proposte della settimana santa e che l’artista salisburghese è stato
capace di illuminare in modo autentico e grandioso».
Ma qualche critico pone ancora in discussione l’autenticità
dell’opera.
«Se le indagini filologiche hanno dimostrato che i manoscritti
di Mozart, in buona parte sprovvisti di orchestrazione, si fermano
al "Lacrimosa", è pur vero che il seguito della Messa è stato
concepito sulla scorta di appunti rinvenuti tra le carte del
compositore, riproponendo fedelmente, per giunta, dal "Lux aeterna"
in poi, la mozartiana parte iniziale su altro testo. I contributi
successivi non inficiano, dunque, l’idea compositiva di fondo
dell’opera, che riluce per la sapienza con cui Mozart mette il suo
talento e la sua straordinaria perizia tecnica a servizio del testo
liturgico».
Cosa le sembra dell’associazione di quest’opera ad una
manifestazione di solidarietà?
«Il Requiem rappresenta la condizione di sofferenza dell’uomo in
un momento di particolare prova e attraverso il concerto è offerta
la possibilità di partecipare con grande intensità al dramma delle
popolazioni colpite dal terremoto».
Che cosa rappresenta il Requiem per orchestrali e coristi?
«Ogni volta abbiamo la possibilità di fare un’esperienza di
cambiamento, perché quest’opera avvicina alla genialità che l’ha
ispirata e, nel contempo, all’umanità del compositore. Non si tratta
solamente di una partitura di particolare valenza, ma, trattando
della morte e di Dio, fa percepire la drammaticità della vita, la
severità del giudizio di Dio sull’opera dell’uomo e, nel contempo,
la compassione e la misericordia che Dio ha per il peccatore. Tutte
queste percezioni traspaiono e si vivono nell’esecuzione del
concerto».
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