Nella numerologia biblica il 7 (i colori
dell'arcobaleno, le note musicali) è la rappresentazione della
purezza e perfezione di Dio (infatti esso è rappresentato dal sette
ripetuto tre volte, essendo tre il numero di Dio. Si noti che il
numero della bestia è 666 in quanto la sua arroganza di essere Dio
si infrange proprio nell'impossibilità di avere quel "in più" per
essere 777, rimanendo comunque un numero in meno per ogni cifra). Il
70 rappresentava, per gli israeliti, la pienezza del tutto.
Moltiplicare il 7 (Dio) per l'infinito (70) voleva dire esprimere un
concetto astratto che indicava qualcosa più grande dell'infinito
stesso. E' una figura retorica che serve per rinforzare un concetto
(l'infinito) già di per sé esteso. Perdonare 70 volte 7, ringraziare
70 volte sette, significa non avere il limite superiore di quante
volte sì deve fare qualcosa: perdonare... SEMPRE; ringraziare...
SEMPRE. Da qui il titolo del testo di questa sera: mai fermarsi al
poco, mai pensare di aver fatto abbastanza, mai pensare di non
potersi spingere un po' più in là. Mai poter o dover dire: cosa
posso fare di più? La risposta ce l'abbiamo già: "settantavoltesette"!
E' così tante volte che dobbiamo perdonare, perdonarci, ringraziare,
aiutare, condividere, aprire la porta, aprire il cuore, regalare,
sorridere, porgere l'altra guancia, amare, accogliere, stringere la
mano, dare un bacio, guardare negli occhi, respingere l'odio,
dividere il mantello, donare, dar da mangiare, dare un lavoro, dare
una casa, dare una patria, assicurare la giustizia, sostenere la
pace, essere umili, difendere i deboli, rifiutare il fatalismo,
reagire alle ingiustizie, aspettare, avere pazienza... e sicuramente
altre settanta volte sette cose da fare.
Questo è Natale, perché
questo da la consapevolezza di sé senza timore degli altri, è saper
raccontare la storia della propria vita senza timore delle scelte
fatte ma con il coraggio di portare sulle sulle spalle ogni cosa,
come un dono, l'unico dono che si può realmente fare: sé stessi!
Andrea Carta |