Langhorne Slim
“Country-blues, hillbilly,
bluegrass, stomp, cajun, folk, questo il suono di Langhorne Slim, un
suono fresco, vivace, brillante, nato per essere musica da ballo
anche quando si abbandona alla formula accorata e un po’ malinconica
della ballata … Una musica da busker, da suonatori ambulanti, da
angoli delle strade un tanto a canzone, un suono che del ‘pensiero
positivo’ fa una bandiera: “I don’t believe in believin’ in nothing”,
canta Slim in I will.” Da Blow Up Magazine
Sean Scolnick,
chitarra e voce
“Mai fidarsi delle etichette alla
moda: per chi nel 2006, all’epoca del debutto di Langhorne Slim,
fosse caduto nella trappola dell’abusato marchio pre-war folk, il
ritorno sulle scene del ventottenne folksinger americano si
preannuncia come una cocente delusione. In realtà, già il suo primo
album, “When The Sun’s Gone Down”, aveva ben poco a che spartire con
Devendra Banhart e soci, basato com’era su un arrembante bluegrass
reinterpretato con piglio punk alla Violent Femmes. Ma per quelli
che non si preoccupano troppo delle categorie, qui c’è sicuramente
di che divertirsi.” Da
www.ondarock.it
Malachi
DeLorenzo, batteria
“Langhorne Slim può forse passare
per un tipo bizzarro, un giovin guitto dalla strada sbilenca,
umbratile, defilata. Ma non certo per un freak. Non si è perso
nessun venerdì. Non si è dimenticato l’era in cui vive (non sembra
importargliene troppo). Gli anni non se lo sono masticato vivo,
sputandolo come un bolo di callosa obsolescenza: lui ci tiene allo
stile. Ce l’ha, uno stile. E la dinamite tra chitarra e banjo.
Quanto alla voce (il modo in cui la usa, la spara, la stura), è uno
strambo centrifugato Frank Black, Ben Harper e Gordon Gano (guarda
caso, al disco collabora Malachi De Lorenzo, figlio di Victor, ex
Violent Femmes)” Da
www.sentireascoltare.com
Jeff Ratner,
basso
“La formazione scarna ed agguerrita mostra gli artigli fin da
subito, inanellando gli adrenalinici brani tratti dall’ultimo
omonimo disco di Langhorne, rivelando un’attitudine rock’n'roll che
solo una band americana può permettersi. De Lorenzo picchia come un
ossesso, seguito a ruota da De Figlia che fa del suo contrabbasso
una macchina ritmica di primo livello. Langhorne, da parte sua,
strazia la voce con ardore, eccita la platea, salta sulla batteria,
riempie l’aria con un’esibizione tiratissima e travolgente.”
Da
www.indieforbunnies.com
i “Langhorne Slim”
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