Dobbiamo ricordare che la sequenza completa dei ventisette
Responsori scarlattiani rispetta inoltre una precisa sequenza di
tonalità, ogni giornata dei Responsori è infatti in
«crescendo»: do minore, re minore, mi minore caratterizzano
retoricamente e affettivamente ogni triade di
composizioni che compongono la serie di nove Responsori per i tre
«notturni» della Feria V in Coena Domini (Giovedì), Feria VI in
Parasceve (Venerdì) e Sabbato Sancto.
Nella proposta esecutiva i nove responsori del
Sabbato Sancto si avvicinano alla sequenza completa, ogni
Nocturno è introdotto da una breve lettura e da un’opera
organistica scelta opportunamente per tonalità e per ambito
compositivo.
A due rare composizioni «accademiche» di Alessandro
Scarlatti, tratte rispettivamente da un manoscritto della Biblioteca
Santini di Münster (Westfalia) e dalle fonti settecentesche del
Fondo Noseda conservato presso la Biblioteca del Conservatorio di
Musica di Milano, sono affiancati due autori particolari legati alla
scuola napoletana.
Leonardo Ortensio Salvatore Leo, originario di S.Vito
degli Schiavi (ora dei Normanni) fu attivo a Napoli come primo
organista della Cappella Reale e maestro del Conservatorio, ma
soprattutto come autore di numerosi melodrammi, attività che lo
portò per un breve periodo in diverse parti dell’Italia.
A Milano in occasione di alcuni allestimenti teatrali,
Leonardo Leo conobbe Gian Andrea Fioroni, ricordato nei dizionari
musicali come suo allievo. Fioroni fu maestro di cappella nella
Cattedrale milanese dal 1747 al 1778.
Se la toccata del compositore pugliese ci mostra
severità di impostazione, ma scioltezza esecutiva nel giusto
equilibrio tra contrappunto polifonico e episodi virtuosistici, il
suggestivo «Andante» di Fioroni si presenta con tutta la cantabilità
che sembra derivare dal lirismo napoletano del XVIII secolo.
Marco Rossi
I Responsori per la Settimana Santa
di Alessandro Scarlatti
I Responsori per la Settimana Santa
di Alessandro Scarlatti fanno parte di un corposo volume manoscritto
di «Musiche per la Settimana Santa» che è conservato nel Fondo
Antico dell’Archivio della Accademia Filarmonica di Bologna con la
segnatura 443 ed è composto da cinque parti così distinte:
Prima parte (cc. 1r.-15v.)
Musiche
per il tempo di Quaresima, Le carte
contengono undici Mottetti (Graduali e Offertori) a cappella
Seconda parte (cc. 17r.-112v.)
Lamentazioni per la Settimana Santa
Terza parte (cc. 113r.-149v.)
Responsori della Settimana Santa
Quarta parte (cc. 151r.-158v.)
Inni e
Improperi per la Missa Praesanctificatorum della Parasceve
Quinta parte (cc. 159r.-190v.)
Salmi
Il
corpus musicale del compositore palermitano presenta ancora oggi
molti problemi di completezza e di datazione rispetto alla
cronologia compositiva del musicista. Molte le partiture che mancano
nei cataloghi scarlattiani compilati da diversi musicologi (Antonio
Garbelotto, Giancarlo Rostirolla, e, più recentemente, Malcolm Boyd).
In ambito musicologico le opere sacre di Alessandro
Scarlatti sono state solo in minima parte studiate ed analizzate,
saggi ed articoli, oltre a rare edizioni musicali sono state
dedicate solo ad alcune messe. Le composizioni sacre rappresentano
comunque una sezione rilevante nella catalogazione scarlattiana.
In particolare i Responsori del «manoscritto 443» di
Bologna necessitano di un duplice approccio introduttivo: anzitutto
si deve valutare il riferimento cronologico delle composizioni, la
loro gestazione, quindi tenere in considerazione l’aspetto
esecutivo, con un particolare accenno alla presenza del basso (in
parte numerato) nella partitura originale.
Il primo problema è collegato alla esistenza di un
documento definito «memoria Casini» che molta luce ha fatto sul
repertorio in oggetto, ma che oggi, in mancanza dell’originale,
lascia aperti numerosi dubbi.
Giovanni Maria Casini (Firenze, 1652-1719)
organista di S. Maria del Fiore, della Corte Medicea e Maestro della
Cappella di Violante Beatrice di Baviera sembra essere l’autore di
un documento che ricorda il periodo nel quale probabilmente vennero
eseguiti a Firenze i Responsori di Scarlatti
«Ricordo per mia
memoria di me Giovammaria Casini, adì 13 di febbraio 1707
(in realtà 1708), ...
per l’avvicinarsi della Santissima Pasqua di Resurrezione, fui
chiamato dal Serenissimo Sig. Principe (Ferdinando)... Il Ser.mo
Principe mi comandò che riferissi di una lettera del Sig. Alessandro
Scarlatti (il grande Musico, mio amicissimo che onora anco Firenze,
città che istima quasi come sua Patria ...). Perchè a me fu data
cura di dirigere i sacri Concerti in Santo Lorenzo per questo tempo
di Quaresima e per la Settimana Santa, facendo comporre le Musiche
al detto Sig. Scarlatti. Lessi a voce distesa il viglietto, a me
pervenuto con le Musiche, che diceva “Forse Sua Altezza Reale si
degnerà di accettare l’offerta di questo debole parto della mia
corta abilità nel porre in Musica li Mottetti Sacri, allo stile sodo
del Palestrina...”
Questo è tempo di Penitenza e di tenebre e, per i
divoti, di severità e di humile raccoglimento... Se piacerà, li
Responsi potranno trovar sostegno nel basso per l’Organo, quantunque
le voci in solitudine mi sembrino talvolta più convenienti al
dramma del Redentore, che fu senza sostegno, solo e rinnegato».
Le precise note della Memoria Casini ci
permettono una collocazione temporale delle musiche, intorno al
1708, oltre che numerosi accenni ai criteri compositivi. Resta il
dubbio della datazione del manoscritto «si pensa qui soprattutto
agli anni in cui A. Scarlatti era maestro di cappella a Roma.
Recenti studi hanno dimostrato che Scarlatti era impegnato a Roma
presso quattro diverse chiese dal 1678 al 1683 e dal 1703 al 1708.
Tuttavia finora non è stato possibile trovare dei documenti che
attestino un’esecuzione delle musiche per la Settimana Santa a S.
Giacomo in Augusta (dove Scarlatti è stato attivo dal dicembre 1678
al dicembre 1682), S. Girolamo della Carità (novembre 1682-novembre
1683), S. Maria in Vallicella (gennaio 1703-maggio 1705), o ancora
S. Maria Maggiore (gennaio 1703-dicembre 1708) ...» (B.Poensgen)
Un altro interessante documento settecentesco, a
firma di Giovanfrancesco Beccatelli (dal 1704 maestro di cappella e
organista della cattedrale di Prato) a proposito delle Musiche per
le Tenebre così ricorda: «Per comporre musiche sacre ispirate
alla sofferenza ed alla morte (siano Mottetti Penitenziali o
Responsi della Settimana Santa o Passioni o Improperia o
qualsivoglia altro suggetto similare), doverebbe star avvertito il
Compositore di non fare solo Musica buja e arabbiata in falsa
larghezza, forzando la penna oltr’il naturale, perchè per i
sentimenti di dolore o di preghiera penitente o di pianto le
oportune Armonie et i sani Contrapunti non dovrebbon perdere mai la
luce, la vaghezza e l’affectione (come dev’essere per i divoti che
anche ne’ patimenti giamai scordano la speranza) havendo cura
particularissima degli Accidenti e delle Pause (che della Musica
sono il colore e’l respiro): doverebbe insomma la Composizione
riescir naturale e profonda, dittata affatto dalle spinte della
Fantasia e della Passione, e non dal solo gradimento del Publico,
spesso mal’istruito e male guidato ...».
In particolare piace ricordare una citazione dello
stesso Beccatelli che chiude quanto sopra riportato: «... ho
speranza di poter continuare l’argumento con maggior calma in altra
prossima ... sopra tutto sperando di poter comentare il ricordo sul
Responso delle Tenebre, udito or sono molt’anni in Santo Lorenzo -
col Tenore solo e senz’organo, celato in alto, e col coro giù in
basso -, che fu impressione grande, più mai havuta dopo ...».
Ci associamo alla conclusione del musicista settecentesco
ripensando al «Tenebrae factae sunt» del maestro palermitano che
lascia la voce del tenore sola, e senza accompagnamento strumentale;
nei versetti «Deus, Deus meus ut quid dereliquisti me?» e «Pater, in
manus tuas commendo spiritum meum».
I Responsori delle Tenebre sono liturgicamente
collocati all’interno del «mattutino», la preghiera corale che apre
la giornata del cristiano secondo la struttura della Liturgia delle
Ore. L’Ufficio divino o Liturgia delle Ore è la preghiera
pubblica comune del popolo di Dio, il modo in cui i cristiani
santificavano i momenti della giornata attraverso la lettura dei
salmi e la meditazione sulla Sacra Scrittura.
Il Breviarium Romanum di Pio V (1658) articola
la preghiera giornaliera in diversi momenti e prevede l’esatta
sequenza di formule introduttive, letture, salmi, responsori e inni
da seguire per ogni officiatura. Prima della riforma degli anni ‘50
l’ufficio della mattina (con le lodi) è stato anticipato alla sera
del giorno precedente (Ufficio delle Tenebre).
La proposta della serie di Responsori del «Sabbato
Sancto», che è in programma questa sera, prevede l’uso dell’organo
per la realizzazione del basso continuo. E’ naturale che il rispetto
della giusta prassi sia sostenuto da una attenta lettura testuale,
retorica, da un coerente uso del «basso continuo» e, non ultimo, da
una possibile interpretazione “registica” ante litteram nella
esecuzione drammatica dell’opera. |